George Lucas e Star Wars: le origini di un mito
George Lucas e Star Wars: le influenze, i riferimenti storici e le esperienze personali che hanno portato il cineasta statunitense alla creazione della saga.
Ci troviamo nel maggio del 1977, più di 40 anni fa, un mondo completamente diverso da quello attuale dal punto di vista dell’approccio all’arte cinematografica e della carica innovatrice e rivoluzionaria portata dai giovani cineasti statunitensi della Nuova Hollywood. Un 33enne di nome George Lucas, reduce dai successi della distopia fantascientifica di L’uomo che fuggì dal futuro e dalla celebrazione della nostalgia per gli anni ’60 di American Graffiti, presenta al mondo il suo nuovo lavoro: una space opera dalle atmosfere fantasy e dalle sfumature western, infarcita di personaggi buffi e da loschi figuri, chiamata Star Wars.
Il termine presentare non è probabilmente quello più corretto, perché il 25 maggio, data di debutto di Star Wars, George Lucas non partecipa alla premiere del suo film. Per essere precisi, Lucas non si trova neanche in territorio californiano, da sempre baricentro della settima arte. George Lucas si trova infatti alle isole Hawaii, in compagnia di un caro e fidato amico, perché profondamente convinto che la creatura a cui ha dedicato gli ultimi anni della sua vita si rivelerà un clamoroso fiasco.
Troppo lo stress accumulato, che gli procurò anche un infarto, per la smania di supervisionare anche il più insignificante dettaglio della sua opera, troppa la sfiducia intorno a lui, a partire dai suoi collaboratori, che lo deridevano apertamente durante le riprese o contestavano ciò che erano chiamati a fare (celebri in proposito l’uscita di Harrison Ford «Puoi mettere questa merda nei copioni, George, ma sono sicuro che tu non riusciresti mai a parlare così» o lo sprezzante commento di Alec Guinness, che etichettò Star Wars come “Favola spazzatura”). Troppa anche la sfiducia da parte di 20th Century Fox e degli esercenti, che si accordarono per la distribuzione iniziale del film in sole 42 sale cinematografiche in tutti gli Stati Uniti, e solo in cambio dell’autorizzazione a proiettare anche L’altra faccia di mezzanotte di Charles Jarrott, ritenuto dagli addetti ai lavori il probabile successo dell’anno al botteghino.
George Lucas si trova quindi sotto il sole delle Hawaii, sfiduciato anche da un amico come Brian De Palma, il quale lo ha convinto ad accorciare quegli strambi titoli di testa a scorrimento, ma non ha esitato a definire la sua ultima opera “Il peggior film mai realizzato”, in compagnia dell’unico uomo che gli ha dato sempre fiducia, prevedendo un clamoroso successo al botteghino per il film e arrivando a proporre all’amico un’insolita scommessa, ovvero uno scambio del 2,5% degli incassi di Star Wars e del suo ultimo lavoro, Incontri ravvicinati del terzo tipo. Un uomo che da lì a 4 anni scriverà insieme a Lucas e dirigerà I predatori dell’arca perduta, ideato proprio durante quel soggiorno alle Hawaii, e che ancora oggi si sta godendo una piccola parte dei profitti dell’amico. Un uomo che da sempre ha l’occhio lungo sull’industria cinematografica, e che risponde al nome di Steven Spielberg.
Nel momento in cui scriviamo, considerando la rivalutazione con il tasso d’inflazione 2019, con l’equivalente di oltre 3 miliardi di dollari attuali, Star Wars è il quarto film dal maggiore incasso della storia del cinema, superato solo da Via col vento, Avatar e Titanic. Il pubblico impazzì letteralmente per il film, incanalandosi in code che attraversavano le maggiori metropoli degli Stati Uniti e del resto del mondo. Tutti in fila per assaporare quei 121 fantastici minuti, che attraverso buffi droidi, un peloso copilota di uno sfrontato contrabbandiere, un vecchio saggio e un giovane desideroso di avventura riuscivano a connettere lo spettatore con un universo magico e misterioso, esaltato da effetti speciali avveniristici per l’epoca, in cui aveva luogo una nuova rilettura dell’eterna lotta del Bene contro il Male.
Qualche critico togato, come Pauline Kael del The New Yorker (questa la sua recensione dell’epoca), tentò maldestramente di arginare quello che stava accadendo davanti ai suoi occhi, ma già dopo pochi giorni di programmazione nessuno derideva più George Lucas, che dal canto suo si beava della sua ennesima brillante intuizione di accettare un compenso più basso in cambio di tutti i diritti sul merchandising, che fino a quell’epoca erano una voce marginale degli incassi. Chissà se quei personaggi che accettarono sornioni l’accordo, pensando di avere fatto un affare, oggi ridono ancora osservando il volume di giocattoli, magliette e altro generato tuttora da Star Wars e dai suoi derivati.
Improvvisamente, tutti i sacrifici di Lucas venivano ripagati dall’amore della gente per il suo lavoro e per la sua visione. La tempesta che distrusse i set in Tunisia (la prima in inverno dopo circa 50 anni), le prese in giro dei tecnici, convinti di essere sul set di uno dei più clamoroso fiaschi della storia, la rabbia repressa di Lucas per lo scetticismo nei suoi confronti e le migliaia di ore passate a rendere perfetto il suo lavoro erano completamente cancellate e cominciava una delle avventure più appassionanti viste al cinema negli ultimi decenni.
In maniera analoga a quanto fatto dallo stesso George Lucas per la sua saga con la trilogia prequel, vale la pena anche per noi fare un passo indietro, andando all’origine di Star Wars e cercando di capire come le passioni del regista hanno influenzato l’opera chiave della sua carriera e come esse sono state amalgamate in un’opera così derivativa e al tempo stesso così sorprendentemente originale.
Le influenze su George Lucas per Star Wars: Flash Gordon
Gli interessi del giovane George Lucas, le reminiscenze delle opere che lo hanno formato e la sua storia personale si sono meravigliosamente intrecciate per la genesi di Star Wars. Una delle influenze più importanti che hanno portato il cineasta alla realizzazione di questa saga è quella dello storico e saggista statunitense Joseph Campbell, e in particolare della sua opera L’eroe dai mille volti. Questo fondamentale saggio sui miti e sulle leggende di diverse culture ha instillato in Lucas l’idea di indagare sul concetto stesso di eroe, sul viaggio che esso è costretto ad affrontare, sulla necessità di affidarsi a un mentore e sui nemici con cui si deve confrontare, cercando al tempo stesso di inserire tali meccanismi in un contesto fantascientifico, nel tentativo di riportare in auge il sottogenere della space opera, con cui era cresciuto.
Per riuscire in questa impresa, George Lucas cercò invano in un primo momento di assicurarsi i diritti di Flash Gordon, serial cinematografico del 1936 che, più di 70 anni prima del Marvel Cinematic Universe, applicava il concetto di serialità al cinema, con episodi di 20 minuti che venivano proiettati settimanalmente nei cinema americani, lasciando volutamente in sospeso la storia per la puntata successiva. Oltre agli esplicativi titoli di testa, del tutto simili a quelli di Star Wars, in Flash Gordon ritroviamo diversi meccanismi e personaggi paragonabili ad altri dell’opera di Lucas. La necessità di infiltrarsi in un ostile pianeta guidato dal malvagio Ming (facile pensare alla Morte Nera, a Darth Vader e all’Imperatore Palpatine), un eroe puro e coraggioso (Flash Gordon/Luke Skywalker), aiutato da un simpatico e spavaldo amico (il principe Barin/Han Solo), a sua volta innamorato di una principessa, figlia del villain principale (Aura/Leia).
George Lucas e la passione per Akira Kurosawa
Nell’impossibilità di arrivare ai diritti di Flash Gordon, George Lucas cominciò a lavorare alla sceneggiatura di Star Wars all’inizio del 1973, con l’obiettivo di adattare temi e personaggi del serial cinematografico in una nuova storia. Durante il lavoro con l’amico e collega Gary Kurtz, durato anni, Lucas cambiò più volte trama e personaggi. Elementi come i Sith e la Morte Nera erano presenti fin dal principio, come il personaggio di Luke (chiamato in un primo momento Annikin Starkiller), ma la storia venne progressivamente alleggerita. Il personaggio di Annikin divenne poi il padre di Luke, ucciso prima dell’inizio delle vicende del film, e venne inserito nella trama il vecchio Ben Kenobi, amico del genitore del protagonista.
Un apporto significativo agli sviluppi del racconto venne dal cinema di Akira Kurosawa, e in particolare da La fortezza nascosta, che Lucas ha sempre considerato una delle maggiori influenze per Star Wars. Dal film nipponico di genere jidaigeki (da cui il termine Jedi), Lucas mutuò l’idea di raccontare la storia dal punto di vista di due personaggi minori (nel suo caso i droidi R2-D2 e C-3PO), alcune sfumature del personaggio di Leia (dal personaggio della Principessa Yuki) nonché l’idea per la forma del casco di Darth Vader. Il cinema di Kurosawa è riscontrabile anche in altri passaggi di Star Wars, come il tramonto binario che Luke osserva su Tatooine, analogo a una sequenza di Dersu Uzala in cui sono presenti contemporaneamente il Sole e la Luna, o l’ingresso nella cantina di Mos Eisley, che ricalca un passaggio de La sfida del samurai.
George Lucas e Star Wars: l’ispirazione da nazismo e Vietnam
Il processo creativo di Star Wars fu influenzato anche dal passato e dal clima politico che George Lucas stava vivendo. Le somiglianze fra l’Impero e il regime nazista non si fermano al desiderio di oppressione dei ribelli e di debellamento immediato di qualsiasi forma di ribellione. Le divise degli ufficiali imperiali, con i loro colori spenti, ricordano in tutto e per tutto quello degli ufficiali nazisti, mentre le truppe d’assalto prendono lo stesso nome di quelle tedesche, ovvero stormtrooper. Persino l’iconico elmetto di Darth Vader ricorda quello indossato dai nazisti, chiamato stahlhelm. Facendo un salto in avanti (o indietro, a seconda dei punti di vista) alla trilogia prequel, difficile non notare un sinistro richiamo della Grande Purga Jedi, culminata con l’esecuzione dell’Ordine 66 in Star Wars: Episodio III – La vendetta dei Sith, agli orrori dell’Olocausto.
In The Making of Star Wars: Return of the Jedi, a domanda su un ipotetico passato da Jedi di Palpatine, George Lucas risponde con fermezza e ironia «No, era un politico. Il suo nome era Richard Nixon. Ha sovvertito il senato e ha preso il controllo, diventando un uomo dell’Impero. Era davvero cattivo, ma ha finto di essere un bravo ragazzo». Il passato di Palpatine è stato poi indagato da Lucas con la trilogia prequel. Aggiungiamo al quadro il fatto che in un primo momento, Lucas avrebbe dovuto dirigere Apocalypse Now, poi passato a Francis Ford Coppola. Questi due fattori ci inducono a pensare che Lucas abbia inserito in Star Wars diverse idee originariamente destinate ad Apocalypse Now, a partire dal clima cupo e ai limiti del dittatoriale che Nixon stava instaurando.
Gli stessi Ewoks de Il ritorno dello Jedi potrebbero essere una rilettura dei Viet Cong, capaci nonostante la loro inferiore forza di resistere militarmente a un vero e proprio impero.
George Lucas e gli omaggi al grande cinema western
George Lucas non ha mai nascosto la sua passione per i grandi capolavori del cinema western, riscontrabile in diversi momenti, come il duello a fuoco fra Han Solo e Greedo. L’omaggio più evidente di Star Wars alla grande tradizione del western è certamente la scena dell’assassinio dei parenti di Luke, che riprende fedelmente un’analoga sequenza della pietra miliare di John Ford Sentieri selvaggi. Una scena che in entrambi i film sprona definitivamente i due eroi a intraprendere un viaggio per dare la caccia ai nemici.
Un altro riferimento alla storia del cinema western in Star Wars viene dal personaggio di Boba Fett, cacciatore di taglie il cui vestiario ricalca, seppure in stili diversi, i colori del celeberrimo poncho dell’Uomo senza nome protagonista della Trilogia del dollaro di Sergio Leone. Lo stesso George Lucas ha dichiarato di essersi ispirato per questo personaggio in particolare all’interpretazione di Clint Eastwood in Per qualche dollaro in più.
George Lucas e la fantascienza: da Metropolis ad Asimov
Durante il suo lavoro su Star Wars, George Lucas sfruttò tutta la sua viscerale passione per la grande tradizione fantascientifica con cui era cresciuto. Dal punto di vista visivo, è lampante fra la città di Metropolis di Fritz Lang e la rigogliosa Coruscant della trilogia prequel. Impossibile inoltre non notare che il droide protocollare C-3PO è stato modellato sulle sembianze del robot protagonista del capolavoro di Lang. Il creatore del robot, Rotwang, condivide inoltre con i il progettista di C-3PO Anakin Skywalker altri aspetti, come la perdita di una mano e la scomparsa della moglie, morta di parto in entrambi i casi.
Sono state inoltre confermate dallo stesso Lucas le influenze in Star Wars di due caposaldi della narrativa fantascientifica come il Ciclo di Dune di Frank Herbert e il Ciclo della Fondazione di Isaac Asimov. La struttura della Galassia lontana lontana di Star Wars ricorda infatti quella di Asimov, mentre da Dune possiamo ritrovare l’ambientazione desertica e la capacità da parte di un gruppo di persone di esercitare una sorta di controllo mentale sulle persone più deboli.
Da Re Artù all’Antica Roma: le altre ispirazioni di George Lucas
In quel grande frullato di generi e storia della narrativa che è Star Wars, trovano spazio le più disparate contaminazioni. Facile riscontrare degli echi della mitologia arturiana nel personaggio di Luke Skywalker. Luke e Re Artù sono entrambi orfani, ed entrambi sono guidati da un mentore (Mago Merlino e Obi-Wan Kenobi) nel loro percorso verso l’eroismo a cui sono predestinati.
Nella trilogia prequel, sono evidenti i richiami architettonici fra la Repubblica e l’Antica Roma, esplicitati da diversi nomi latineggianti di luoghi e personaggi. Importante inoltre sottolineare le somiglianze a livello di struttura narrativa fra la trilogia classica di Star Wars e la saga letteraria di Tolkien Il Signore degli Anelli, che prevede prima la riunione degli eroi (La compagnia dell’anello), poi un confronto militare con i nemici (Le due torri) e infine il confronto finale, con la vittoria delle forze del Bene (Il ritorno del Re).
In conclusione, non possiamo non notare che la Forza, su cui è imperniata l’intera saga, richiama elementi filosofici e spirituali come il buddismo e la cultura New Age, che hanno chiaramente influenzato George Lucas.
Star Wars è dunque una semplice copia? No. George Lucas è stato formidabile nel raccogliere tematiche e archetipi che si propagano fin dall’inizio della narrativa, miscelandoli con riflessioni personali e ottenendo come risultato una saga unica e inimitabile, che riesce a parlare al tempo stesso di eroismo e famiglia, di sopruso e ribellione, di guerra e di avventura. Un racconto appassionato e ispiratore, che da oltre 40 anni continua a fare sognare nuove e vecchie generazioni di spettatori.