Gigi Proietti e la cabala sui posti in sala tra cinema e teatro
Dalla riapertura del teatro diretto da Gigi Proietti alle restrizioni sui posti in sala per le disposizioni anti-covid. Come si prospetta la nuova idea di sold-out nell’estate 2020
“Sembrava quasi che dovesse chiudere del tutto, e invece abbiamo voluto fare una stagione normale, come quelle che abbiamo sempre fatto, con spettacoli grandi e di nostra produzione”. È iniziata così la conferenza stampa per la riapertura del Globe Theatre di Roma, la perfetta riproduzione in legno di quello Sheakespeariano di Londra, che dal 2003 arricchisce Villa Borghese costituendo irrinunciabile ombelico culturale estivo per la città capitolina. “Il Globe ha bisogno di importanti lavori di manutenzione ogni anno. Voi sapete che è un teatro all’aperto, per cui… ce piove”. Ha continuato sornione Gigi Proietti, uno che è sempre riuscito a dire certe verità sempre con un sorriso e un pizzico di romanesco. L’ironia è una delle qualità umane che contraddistinguono anche il suo humour in scena, così per lo storico direttore artistico e fondatore di questo teatro, che negli ultimi mesi ha combattuto insieme al suo staff contro impedimenti d’ogni sorta per portare a compimento il programma per la stagione teatrale 2020, gli spettacoli possono finalmente cominciare dal 29 luglio.
Tante volte il coraggio nell’affrontare un periodo di crisi e incertezza sta proprio nel perseverare instancabilmente nella normalità delle proprie attività. “I lavori stanno terminando, essendo iniziati dopo un periodo che purtroppo conosciamo, ma noi partiremo con Venere e Adone, testo che Shakespeare scrisse durante una pestilenza”. In quello stesso periodo scrisse anche Re Lear, quindi la presenza di questa pièce, proprio in quest’anno di lotta a virus e lockdown vari, ha un valore ben più che simbolico.
Restrizioni in sala, distanza sociale e voglia di ripartire
Il Globe Theatre può contenere 1200 spettatori, ma per rispettare le norme anti-covid saranno ridotti a 400, con un’oscillazione fino a 450 nel caso di gruppi costituiti da famiglie, che come noto, hanno diritto a stare insieme, quindi con meno vuoto intorno pro capite. E pensare che inizialmente il Comune di Roma aveva considerato il teatro come ‘al chiuso’, prevedendo per la nuova capienza soltanto 200 spettatori. Però il Globe ha palco all’aperto, mentre il pubblico è coperto da tettoia. Insomma, una sala ridotta a un suo sesto è una disgrazia sventata. Peccato svilire la magia di questo posto inanellando numeri tra un virus e un’amministrazione pur giustamente protesa alla sicurezza di tutti, d’altronde è necessario per ragionare sulle sale di fronte alla stagione di teatro estivo, periodo di piena affluenza che somiglia all’autunno cinematografico. O meglio quell’oscurato oggetto del desiderio al quale aspira tutto il mondo del cinema. In primis il pubblico.
Il punto è che il tutto esaurito, al Globe, quest’anno equivarrà comunque a un terzo di ciò che dovrebbe essere. Con tutte le conseguenti ricadute sugli incassi. “Quello che produce teatro è un imprenditore? Mah! Più che fare il tutto esaurito a teatro non puoi. I costi sono diventati talmente pazzeschi… Tutti dicono ‘chiudiamo’. Ma non lo dicono da dopo il covid. Già accadeva prima”. Ha rincarato Proietti imbeccato dai giornalisti. E qui riaffiorerebbe la annosa diatriba tutta intellettuale, mi si consentano le semplificazioni semantiche, tra il teatro industriale e il teatro artigianale.
E a proposito di artigianalità dell’entertainment potremmo citare il caso di uno storico cinema romano di seconda visione, il Cinema Delle Provincie, che con i suoi 300 posti senza aria condizionata ha visto la riduzione anti-covid portare la capienza a 60 spettatori distanziati su file e poltrone alternate. Il risultato, dall’apertura al 16 giugno, come da decreto, è stato una media per spettacolo di tra 20 e 30 persone paganti, per un totale di 3 repliche al giorno. Un risultato piccolo ma importante se si confronta alla media nazionale che in questo periodo gira intorno alle 15 presenze.
Il sold-out dell’Opera e il mettersi all’opera per richiamare il pubblico in sala
Nel frattempo, sempre a Roma, il Teatro dell’Opera ha allestito il Circo Massimo per la stagione estiva, esordendo con il sold-out sul Rigoletto il 16 luglio, mentre, ultima notizia, il Teatro dell’Opera di Milano ha annunciato l’apertura della stagione in Piazza del Duomo. “I costi sono diventati altissimi. Ricordo che tanti anni fa il povero Eduardo continuava a dire ‘detassate il teatro, detassatelo’. Ecco una soluzione iniziale intanto”. Ha poi proseguito Proietti. Nel cinema abbiamo invece la riproducibilità del film, quindi la sua esportabilità nelle sale di tutto il mondo con impedimenti che riguardano ‘soltanto’ accordi di mercato e vendita di diritti. Nessuna tournée per tutto il carrozzone di una troupe.
Se per Proietti un diverso rapporto con le istituzioni da parte dei teatri privati e nuove sinergie tra pubblico e privato possono funzionare, nel cinema il discorso si complica nei meandri dei finanziamenti per le produzioni, ma soprattutto nello spettro delle restrizioni sulle sale al chiuso. L’auspicio dell’attore è stato che ovviamente tutto finisca al più presto, e che si possa ritornare tutti realmente alla normalità. Ma nel frattempo al cinema? Intanto, in realtà a conduzione familiare con il Delle Provincie tiene duro per tutto luglio, chiudendo come di consueto ad agosto. “Ma la nostra speranza”, dice Tonino Errico, direttore del cinema, “è e deve rimanere quella di ottenere un aumento dei posti vendibili per raggiungere almeno i 150 su 300. In questo modo si potrà affrontare la nuova stagione con più fiducia”. Altri piccoli numeri positivi ci dicono che sempre a Roma il drive-in voluto dal Cineland di Ostia ha registrato 300 automobili soltanto nella prima serata. E gli incassi a livello nazionale? Nell’ultima settimana, dati Cinetel alla mano, la classifica italiana dei film più visti rivela che Gli anni più belli di Muccino ha totalizzato 5.732 euro, Parasite 3.385 e Favolacce 3.105. E parliamo del podio. Pochino vero? Siamo anche in estate, dove soprattutto negli ultimi due anni i box office erano già precipitati notevolmente a livello generale. Complici da una parte la bella stagione e la vita all’aperto, dall’altra l’avvento aggressivo delle piattaforme di streaming online. Ne usciremo?