Gli antieroi delle serie tv
Sfacciati, talvolta perfidi, per i loro scopi, avari, non ne fanno mai una giusta, eppure sono talmente affascinanti che è impossibile non innamorarsene: sono gli antieroi delle serie televisive. Al contrario degli eroi, generalmente i protagonisti, sempre pronti a combattere le ingiustizie per salvare la situazione, questi personaggi fanno di tutto per non piacere allo spettatore. Ma come mai, invece, finiamo per passare dalla loro parte?
Innanzitutto gli antieroi non sono buoni, ma non sono neanche cattivi. Agiscono per autodistruggersi e inconsapevolmente feriscono le persone che hanno vicino. Nel profondo, però, sanno di avere anche un cuore. L’antieroe è quanto più si avvicina al nostro essere umano: ha le sue debolezze, ha paura di mostrarle, quindi indossa una maschera da duro che sfoggia in mezzo alla società in cui è costretto a vivere. Egli cade, si rialza, ricade, ed è in continuo conflitto con sé stesso. Ci identifichiamo in tutti loro proprio per questi motivi.
Sulla soglia degli anni 2000, qualcosa è iniziato a cambiare. Dall’esperienza di Twin Peaks, dove Bene e Male andavano a confondersi, si ispira il personaggio di Tony Soprano, interpretato dall’indimenticabile James Gandolfini, della serie tv I Soprano. Padre di famiglia ma anche boss mafioso della Little Italy, Tony si destreggia tra il suo ruolo nella malavita e quello di un uomo in crisi, che si fa prendere da attacchi d’ansia, e sfoga i suoi malcontenti in sedute di psicoanalisi. E’ un personaggio in perenne conflitto con sé stesso, profondo e duro, spietato ma malinconico, ed è questo a rendere gli antieroi (e in questo caso i criminali) come tutti gli esseri umani.
Negli anni 2000, la rivoluzione è già in atto. Tra il burbero dottor Gregory House di Dr House, interpretato da Hugh Laurie, e il bello e dannato James ‘Sawyer’ Ford di Lost, decidere chi è il miglior antieroe è una bella sfida. Il primo è un dottore ‘cattivo’, ma non nel vero senso del termine. Il dottor House ha i suoi metodi per salvare vite umane, e non visita i pazienti che ritiene noiosi. E’ un uomo cinico, rude e misantropo con le sue debolezze: dipendente da Vicodin e cammina aiutandosi con un bastone. Nessuno vorrebbe farsi curare da lui, viste le premesse, eppure è un antieroe ben lontano dai classici canoni degli eroi moderni. Alla fine, House è un medico e come tale riesce quasi sempre a compiere il suo dovere.
Il secondo è uno dei naufraghi del volo Oceanic 815. Jams Ford detto Sawyer è bello, sfrontato, sempre pronto alla battuta, insomma il classico bad boy. Queste sue caratteristiche lo hanno reso un personaggio amabile dal pubblico, ma come ogni eroe, anche lui si nasconde dietro una maschera. Infatti, il suo passato doloroso gli ha fatto costruire una corazza, che una volta scalfita, ha mostrato le fattezze di Sawyer, l’uomo fragile e dal cuore tenero.
Cos’hanno in comune Patrick Jane e Sherlock Holmes? A parte essere bravi a risolvere crimini grazie alla loro particolare attenzione ai dettagli e alla loro straordinaria deduzione, i protagonisti delle serie tv, rispettivamente The Mentalist e Sherlock, non sono così perfetti. Simon Baker ha saputo dare anima e corpo a un Patrick Jane pieno dispirito vendicativo contro il serial killer Red John che uccise la sua famiglia. Allo stesso tempo, però, l’uomo se ne fa una colpa, perché a causa del suo ‘dono’ da finto sensitivo, ha perso moglie e figlia. All’apparenza solare e sveglio, in realtà Jane è tormentato dalle sue colpe e questo gli impedisce di andare avanti con la sua vita, non fino a quando avrà catturato Red John.
La rivisitazione moderna di Sherlock Holmes, interpretato da Benedict Cumberbatch, ha permesso allo spettatore di vederlo con occhi diversi. Brillante nel risolvere i casi, ma restio ai contatti umani, sgradevole e maleducato, il detective inglese sembra un robot umano privo di emozioni, tranne quando si tratta del suo fidato assistente John Watson.
La AMC invece punta su padri di famiglia moralmente complessati, proponendo Breaking Bad con il personaggio di Walter White, e Mad Men con quello di Donald Draper. Il primo, interpretato magistralmente da Bryan Cranston, mostra al pubblico l’ascesa verso l’oblio di un mite professore di chimica. Quando Walter White accetta di produrre metanfetamina per aiutare la sua famiglia, all’inizio lo fa per pura sopravvivenza, ma col passare del tempo, non si rende conto che si sta trasformando in una delle menti criminali più pericolose. Inconsapevolmente Walter White scopre il suo lato oscuro nascosto, quello che ognuno di noi ha paura di mostrare, e non lo rende questo forse un antieroe?
Donald Draper è affascinante, carismatico, bugiardo, fedifrago, ambizioso, arrogante e sempre con la sigaretta tra le dita. Del resto è un pubblicitario nell’America degli anni sessanta. Tuttavia sotto la soglia di una vita agiata, Don vive con una costante bugia la vita di un altro: ha rubato l’identità a un soldato morto e nessuno ne è a conoscenza. Egli è insoddisfatto, e neanche le sue molteplici amanti sembrano dargli quel giusto riempimento alla sua esistenza, che non trova pace. Le sue doti lo rendono un perfetto venditore, ma nel privato è un uomo solo e dolente, verso il quale lo spettatore non può che provare compassione.
Gli antieroi dell’ultimo anno riflettono anche la società moderna. Da un lato Kevin Spacey ci ha regalato un’interpretazione fenomenale del deputato Frank Underwood in House of Cards, raccontando la sua scalato al potere, e dall’altra Woody Harrelson e Matthew McConaughey hanno rivoluzionato il modo di raccontare il crime poliziesco con True Detective, grazie a due personaggi opposti come Martin Hart e Rust Cohle.
Frank Underwood, spinto dal desiderio di vendetta contro tutti quelli che gli hanno rivolto le spalle al Congresso, decide di costruirsi la sua piccola cerchia di alleati, al solo scopo di ottenere la carica di Presidente degli Stati Uniti. Per il suo scopo, l’uomo non esita a ricattare e anche uccidere, e non si può certo dire che sia anche un bravo marito: il suo matrimonio con Claire è più che altro un’azienda. Insieme sembrano micidiali. Frank Underwood è freddo, cinico, spietato e anche lo spettatore finisce per restarne affascinato quando lui intraprende un monologo guardando la telecamera.
In True Detective, Marty Hart e Rust Cohle sono costretti a lavorare insieme su un caso di omicidio, che nel telefilm è un pretesto per esplorare a fondo i due personaggi. Le conversazioni filosofiche in auto sulla vita e la morte, sul tempo, sono le scene più intense dell’intera serie, e probabilmente gli unici momenti in cui i caratteri dei due detective vengono alla luce. Marty è un padre di famiglia imperfetto, è materiale e scettico. Rust è più profondo, ultraterreno, sembra quasi estraneo a tutto ciò che lo circonda. Entrambi hanno le loro colpe da scontare sulla Terra, ma la morale della risoluzione dell’omicidio li porta a credere che forse esiste la luce in fondo al tunnel.