Gone – Scomparsa: la spiegazione del finale del film con Amanda Seyfried
Gone - Scomparsa, film thriller del 2012 molto ben costruito dove non mancano scene al cardiopalma e dove il finale è tutto da scoprire.
Gone – Scomparsa è un film thriller del 2012 diretto da Heitor Dhalia (Nina, Serra Pelada) con protagonisti l’ex “ragazza cattiva” Amanda Seyfried (Mean Girls, Mamma Mia!) la “diabolica” Jennifer Carpenter (L’esorcismo di Emily Rose, Dexter) e Wes Bentley (American Beauty).
Jill Conway (Amanda Seyfried) vive a Portland, in Oregon, con sua sorella Molly (Emily Wickersham), studentessa universitaria. La ragazza conduce una vita apparentemente tranquilla se non fosse che il ricordo di ciò che le è accaduto, la tormenta ogni giorno. Jill, infatti, è stata vittima di un brutale sequestro di persona ad opera di un serial killer che usava mettere le proprie vittime in una profonda buca, nello sconfinato parco forestale di Portland. Jill fu la sola a fuggire, ma purtroppo non riesce a convincere la polizia del suo rapimento, e per questo viene internata in un ospedale psichiatrico.
Quando la sorella scompare in circostanze misteriose, Jill capisce che si tratta dello stesso serial killer che, anni prima, aveva tentato di ucciderla. Naturalmente, visti i suoi precedenti “psichiatrici” la ragazza non viene creduta, nemmeno da Sharon (Jennifer Carpenter) la sua migliore amica. L’unico a concederle il beneficio del dubbio è il Detective Hood (Wes Bentley). Jill, in una disperata corsa contro il tempo, inizia ad investigare procurandosi anche una pistola con cui difendersi da eventuali minacce. Tutti gli indizi che Jill trova durante la propria ricerca, portano ad un certo Jim LaPointe che altri non è che l’affabile cliente del ristorante in cui Jill e Sharon lavorano come cameriere. Dopo una serie di scene concitate, Jill ritrova quella buca nella quale era stata fatta prigioniera e riesce ad uccidere Jim bruciandolo vivo nella sua stessa trappola. La sorella, Molly, era stata usata solo per vendetta e legata e imbavagliata sotto il pavimento della loro stessa abitazione.
Gone – Scomparsa: il finale del film
Il gioco del gatto col topo funziona bene in questo thriller che appassiona, perché non è troppo lontano da quella che potrebbe essere una realtà raccontata dalla cronaca. Jill, che tutti credono pazza, in realtà non è la vittima, ma il carnefice del proprio carnefice. Un film che nasce con una situazione totalmente ribaltata dove l’innocente diventa colpevole, ostentando fino alla fine il diritto di ottenere giustizia. Il finale, per nulla scontato, ci mostra una ragazza apparentemente fragile, che contro ogni previsione non si lascia trascinare dagli eventi, ma li crea proprio per riuscire ad ottenere uno scopo ben preciso: quello di incontrare quell’uomo che gli ha rovinato la vita e dargli il ben servito. Ottimo l’inserimento nella storia del Detective Hood che in molti, credono essere il sadico serial killer.
Il finale di questo film che piace fino alle ultime battute, plaude al coraggio di una ragazza minuta, faccia pulita, ma che dentro racchiude tanto di quel rancore verso ciò che le è accaduto che forse, anche se solo per un momento, crede che il rapimento dell’amata sorella sia anche un fatto positivo, proprio perché rappresenta la sua occasione di riscatto. Il personaggio di Jill, seppur tormentato dagli incubi del passato è comunque in grado di agire come un freddo calcolatore, freddezza che viene scandita nelle ultime battute che la ragazza scambia con il killer il quale, messo alle strette le dice: “Hai detto che non mi avresti ucciso” e Jill risponde:”Ho mentito“.
L’epilogo è quello che vede i due saccenti Detective che non volevano credere a Jill, ricevere un pacco anonimo – ma il cui mittente è ben noto al pubblico – contenente le foto che LaPointe aveva preso di ognuna delle sue vittime, legate e imbavagliate, inclusa Jill stessa e anche una mappa che indica il punto esatto di Forest Park dove la polizia può trovare il buco.