Hachikō: la storia vera dietro al film con Richard Gere
La storia vera di Hachikō, il cane che attese per oltre dieci anni il suo padrone e che ispirò il commovente film con Richard Gere Hachiko - Il tuo migliore amico del 2009.
Grazie al fortunato film con Richard Gere, uscito per la prima volta nel 2009 e riproposto in alcune sale italiane solo per un giorno, il 13 dicembre 2022, Hachikō oramai è il cane divenuto simbolo dell’indissolubile rapporto di fedeltà e unione che accomuna ogni padrone e il suo migliore amico a quattro zampe. Quella dell’esemplare di Akita Inu bianco è una storia che ha fatto commuovere a dismisura chiunque abbia visto almeno una volta soltanto il remake diretto da Lasse Hallström, opera che riprende il film giapponese Hachikō Monogatari di Seijirō Kōyama del 1987 e tratto da un’incredibile storia vera.
Hachikō: l’Akita Inu di Shibuya è il simbolo del legame fedele e indissolubile fra padrone e cane che supera l’assenza
Il film appunto è ispirato alla straordinaria vita del cucciolo nato a Ōdate, nella Prefettura di Akita, il 10 novembre 1923 e adottato a due mesi da Hidesaburō Ueno, professore presso il dipartimento di scienze dell’agricoltura dell’Università Imperiale di Tokyo. L’uomo, che lo accolse nella sua casa di Shibuya, uno dei 23 quartieri speciali della città, per esigenze di lavoro ogni mattina si recava in stazione per prendere il treno e andare al lavoro, e fare ritorno sempre a Shibuya nel tardo pomeriggio. Ogni giorno Hachikō era solito accompagnare Ueno ad ogni partenza ed ogni arrivo, per poi tornare assieme a casa la sera.
Improvvisamente però, il destino volle che il 21 maggio 1925 l’uomo morì stroncato da un ictus mentre teneva una lezione in università, ma Hachikō, abituato ad attenderlo, come di consueto si presentò stavolta invano alla stazione rigorosamente alle cinque. Il professore d’altronde non scese mai da quel treno. Nonostante l’assenza, il cane tornò a presentarsi alla stazione ogni giorno, diventando la mascotte del posto e conquistandosi l’affetto del capostazione e di tutti i pendolari del luogo, i quali lo accudirono e lo coccolarono offrendogli riparo e cibo.
La morte di Hachikō e l’inchino di un’intera Nazione
La strana storia del cane di Shibuya fece il giro del Giappone, tant’è che molti cominciarono a recarsi in città solo per conoscerlo. Ma mentre i giorni trascorrevano e Ueno non si presentava, Hachikō cominciò ad invecchiare e ammalarsi. L’8 marzo del 1935 infatti, l’amato cane si spense a undici anni per filariasi, una grave malattia parassitaria che causa tra le altre conseguenze anche una grave insufficienza cardiaca.
La notizia del ritrovamento del suo corpo fu ripresa da ogni giornale e fu dichiarato un giorno di lutto nazionale in ricordo del gesto di fedeltà del cane nei confronti del padrone. L’8 marzo di ogni anno in Giappone ricorre infatti l’anniversario della sua scomparsa, ricordo al quale partecipano numerosi amanti dei cani, i quali omaggiano con doni e preghiere la sua lealtà e la sua devozione.
Oggi, una delle cinque uscite della stazione di Shibuya è stata denominata “Hachikō-guchi” letteralmente ‘ingresso Hachikō’ in suo onore.
Il lascito e le sculture: dove si trova la statua di Hachikō?
Sempre in suo onore, un anno prima della sua morte, lo scultore Teru Ando realizzò una statua in bronzo con le sue sembianze, ma nel corso dei combattimenti della Seconda guerra mondiale il governo giapponese ordinò di usare il metallo della statua di Hachikō per utilizzare il materiale necessario alla costruzione di armamenti bellici, portando così alla demolizione dell’opera. Nel 1948 tuttavia, una volta terminato il conflitto, a Takeshi Ando, figlio di Teru, fu commissionata una nuova scultura con protagonista il cane, collocata nello stesso punto di quella precedente.
Per preservare l’integrità del corpo di Hachikō è stato applicato un processo di tassidermia, ed ora è esposto al Museo Nazionale di Natura e Scienza, anche se alcune sue ossa sono accanto alla tomba del professor Ueno.
Hachikō attese il suo padrone per oltre dieci anni.