Here: significato e spiegazione del finale del film

Here, di Robert Zemeckis, era uno dei film più attesi del 2024 e stava facendo discutere ancor prima della sua uscita in sala. Forse perché vedeva Zemeckis e Roth nuovamente collaborare insieme, o forse perché sembrava la reunion di Forrest Gump, con Tom Hanks e Robin Wright protagonisti. Fatto sta che, dopo il suo debutto, Here continua a far parlare di sé. Si tratta infatti di un prodotto per il grande schermo che ha una serie di caratteristiche particolari: camera fissa, un solo obiettivo, un’unica location, un IA che ringiovanisce di sessant’anni i protagonisti e un susseguirsi di vite e famiglie che, apparentemente, non hanno nulla in comune tra loro. Tranne l’aver calpestato lo stesso suolo almeno una volta nella vita. Per non parlare del fatto che Zemeckis parte dall’era dei dinosauri, dagli albori della civiltà, e epoca dopo epoca, arriva fino al 2022. A parte tutto questo, con un ringiovanimento degli attori che non ha convinto quasi nessuno, Here è un film che è riuscito a dividere pubblico e critica. Un film denso di significati, con un doppio intento e che dice molto di più quanto sembra voler dire; con dedizione e coraggio, Here riesce quindi, senza dubbio, ad arrivare a qualcosa di unico.

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Cinquecento anni passano in Here, concentrandosi però sui baby boomer che si apprestano a cambiare il mondo e a dar vita alle nuove generazioni, distruggendo la possibilità di tornare indietro. Con valori che si perdono, incertezza che incombe e paure che bloccano i sentimenti, lasciando spazio all’incomunicabilità dei nuovi giovanissimi. Storie e figure che non si vedono, ma sono esistite, sono spettri del passato e andando avanti e indietro nel tempo, ne scopriamo, scena dopo scena, un nuovo pezzo di vita. Here è uno scorrere del tempo che racconta l’amore, i rimpianti, i sogni, le delusioni e le esistenze di tutti coloro che in quel luogo, in quel salotto, su quel terreno e in quello spazio che esiste da miliardi di anni, hanno trascorso un periodo della propria vita. Forse il più importante, forse il più doloroso o il più felice. Qualsiasi cosa sarebbe successa però, le persone che anni prima si erano stabilite in quel luogo, non erano più le stesse nel momento in cui decidevano di partire, lasciare quell’edificio e quell’ambiente. Here è il “qui” e “l’ora”, il posto dove tutto accade.

Il significato di Here

Here Tom Hanks Robin Wright - Cinematographe.it

Tante vite, tante persone diverse e tante epoche, tutte legate tra loro da un filo invisibile che li ha condotti, in un determinato momento, in quel luogo, in quell’angolo dal quale il mondo fuori è visibile, ma lontano. Perché tutto accade lì dentro. Mentre cambiano usi e costumi, abitudini e obiettivi, sfide e ostacoli. Si parte della preistoria e si finisce a oggi, a una famiglia afroamericana che cerca di sopravvivere al razzismo. Here è un film profondamente americano, che può arrivare a tutti, ma che su chi l’America la conosce e lì ha vissuto, avrà un impatto sicuramente differente. Il tempo passa, ma qualcosa obbliga gli esseri umani a fermarsi, a pensare, a guardarsi intorno e a riconoscere una casa, uno spazio e decidere se è ancora la propria di casa, o se è il momento di lasciarla andare. Focalizzandosi sui veri momenti che contano.

Here è il racconto delle scelte, dei punti di svolta, delle gioie e i dolori che fanno parte dell’esistenza umana, che hanno del quotidiano, ma che a volte ci portano a ripensare al passato, a chiederci se quella decisione all’epoca sia stata quella giusta, a come sarebbero andate le cose se avessimo intrapreso un altro percorso. E sono proprio quelle domande che, solo nel tempo che passa e negli anni che avanzano, le persone sono portate a chiedersi. In ognuna delle vite che si sono susseguite in quel salotto c’è sia tutto il quotidiano, che tutto l’universale: è proprio l’equilibrio creato tra i due che dà a Here modo di raccontare la vita. Tanto dei nativi americani quanto del figlio di Benjamin Franklin, tanto della famiglia bohémien alle prese con invenzioni che li faranno diventare ricchi quanto a quella degli Young, che per generazioni vivranno e modificheranno quella stanza, amandosi e allontanandosi.

La famiglia protagonista in Here

Here

Concentrarsi sulla famiglia Young non è un caso, sono alla fine le persone che hanno trascorso la maggior parte della loro vita in quella casa. Richard e Margaret sono stati lì bambini, poi adolescenti, genitori e nonni. Dal 1503 al 2021 c’è sempre stato un “qui”, un “ora”, un momento della vita che è accaduto in quello stesso punto. E prima che ce ne accorgessimo, è passato, tutto è cambiato e quel momento è diventato ricordo. Prendere in esame e analizzare la generazione dei boomer e il periodo del ‘900 dà la possibilità a Zemeckis di indagare un’epoca densa di trasformazioni sociali, e lo fa attraverso riferimenti culturali, cinematografici e che costituiscono la Storia americana, comprese le citazioni di alcuni dei suoi film precedenti. Raramente si è riuscito, nella cinematografia più antica e moderna, a raccontare così ossessivamente, con malinconia, nostalgia e spunti di riflessione, lo scorrere del tempo. Dando una definizione di un qualcosa di estremamente astratto, ma che regola da sempre le vite. Riuscendo a rappresentare il presente, prima che diventi passato.

Here è una testimonianza di prospettive, educazione, istruzione e aspirazioni diverse. La storia di Richard e Margaret viene rappresentata per intero, dall’inizio alla fine, per mostrare la complessità della vita, l’articolato, ampio, multiforme, contorto e straordinario viaggio che tutti gli altri personaggi hanno compiuto, che hanno vissuto tanto intensamente quanto Richard e Margaret, ma che lo spettatore ha potuto conoscere solo quando anche loro hanno occupato quella stanza. È prima la vita di Richard, ad essere esplorata: lo vediamo bambino di fronte alla televisione, figlio di un padre che ha fatto la guerra e di una madre casalinga amorevole che si definisce “un’ottima contabile mancata”. Richard fin da piccolo vive il peso delle ristrettezze economiche che hanno rischiato in passato di travolgere lui e i suoi genitori, quando il padre è stato licenziato dovendo reinventarsi per salvare la propria famiglia. Fin quando lui e Margaret, giovanissimi, si ritrovano genitori, abbandonano i propri obiettivi e i propri sogni, senza rendersi conto di una tensione che li porterà poi a separarsi.

La spiegazione del finale

Here location - cinematographe.it

Ogni famiglia è però legata e contrapposta a quella principale, di Richard e Margaret Young; i nativi americani vivono a contatto con la natura e il loro amore è puro come lo spazio attorno a loro, lontano dai beni materiali, traguardo invece principale per gli Young; c’è poi un figlio illegittimo di Benjamin Franklin, in conflitto con il padre, inserito nella vita reale come il padre di Richard è stato per anni con la mente ancora in tempo di guerra. La famiglia all’inizio del 20º secolo è il rincorrere i propri sogni contro ogni altro obbligo, passando per una relazione libera e passionale, fresca della nuova imprenditoria americana, tutt’altro che delusi dalla vita, come saranno Richard a Margaret; arrivando poi alla famiglia più moderna, fatta di stabilità e di interesse per i temi più attuali e delicati, e che maggiormente si contrappone e quello che sarà poi il matrimonio tra Richard e Margaret. La linea di racconto è quindi su come ogni generazione sia il risultato di tutto ciò che è accaduto precedentemente. In particolare i baby boomer, generazione spartiacque di un secolo, che si è ripresa dopo una crisi, dando poi vita a un’altra, punto massimo di un benessere materiale che negli anni passati si è cercato di raggiungere. Ricordandosi, troppo tardi, che sono le emozioni, da sempre, a regolare le vite delle persone.

I personaggi di Here sono in qualche modo collegati attraverso le generazioni: amano, soffrono e dubitano dove altre persone anni prima e molte altre anni dopo, ameranno, soffriranno e dubiteranno. Il mondo è in Here visto come un insieme di connessioni interne con il passato, come la vita possa sempre andare avanti e come tutto continui a girare e a vivere anche quando migliaia di esistenze si sono concluse. Nessuno in Here può avere idea di cosa sia successo in quella stessa casa, in quello stesso luogo o di quello che succederà dopo. Ma noi lo vediamo e, se Zemeckis ha raggiunto il suo di obiettivo, c’è qualcosa in più, oltre alla stanza, che lega tutti i personaggi del film. La vita, con tutte le sue gioie e i suoi dolori, alla fine di Here, va vissuta intensamente, al massimo, perché, per quanto possa durare, sono attimi fugaci, velocissimi: durano un istante in confronto ai secoli e alle ere che si sono susseguite nel tempo, dall’epoca dei dinosauri, come mostra appunto Here, fino ad oggi.

Le vite che nel film finiscono saranno poi quelle persone, quelle esperienze, quei ricordi e quegli insegnamenti che faranno parte delle esistenze del domani. Here è, in sostanza, una storia di storie, una riflessione sul tempo che passa e sull’importanza di alcuni momenti, sia quelli obiettivamente fondamentali, nei quali si sceglie, sia quelli di tutti i giorni, che possono apparire uno tra tanti, ma che si rivelano poi salienti, più importanti di quanto si sarebbe mai potuto anche solo pensare. Tutti egualmente però degni di essere vissuti e mostrati. L’unica differenza, in un tema che può apparire banale e già visto, risiede nel dire tutto questo attraverso decine di vite, centinaia di anni, nei secoli dei secoli dove si vede ogni cosa cambiare. Nella natura che resiste al passaggio dell’uomo, come dimostra il colibrì che vediamo volare in tutte le epoche, simbolo di un ponte immaginario che collega passato e futuro. E che un giorno potrebbe insegnare a concentrarsi sul presente: il qui e ora.

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