Horrobilia: la meraviglia dell’orrido
Do il benvenuto a voi cultori dell’horror, temerari scrutatori dell’abisso, appassionati viscerali di cinema..e di cinema viscerale! Vengo a introdurvi in questa nuova sezione tutta dedicata al mondo dell’horror, accattivanti nella grafica e cattivi nei contenuti!
Il cinema è nato come puro spettacolo, accostato a numeri di circo catturava gli spettatori per la sua caratteristica verosimiglianza. Mai sino ad allora era stato possibile creare nello spettatore il timore che ciò a cui stava assistendo, per quanto finzionale e distante, potesse travolgerlo – letteralmente se consideriamo la reazione dei primi spettatori a L’arrivo di un treno alla stazione di La Ciotat dei fratelli Lumiere.
Il genere horror non ha perso tempo prezioso a cogliere questa occasione e difatti sono molti i film dell’orrore che svettano nella produzione mondiale cinematografica, citando per esempio Nosferatu, l’orribile prototipo del vampiro ad oggi snaturato, Frankenstein, fino al boom degli anni cinquanta e dello sterminato numero di prodotti orrorifici e fantascientifici hollywoodiani.
Un film dell’orrore, come una pozione magica o una reazione chimica degna del miglior Walter White, deve essere composto seguendo proporzioni precise e l’effetto esplosivo non può essere dato dagli stessi ingredienti dei comuni film comici, drammatici et similia. La presente rubrica, curata dal sottoscritto in collaborazione con Giorgia Zampa e Emiliano Cecere (il nostro Oscuro Signore), si propone di attribuire dei parametri speciali per la recensione dei film.
Partiamo col primo e più ovvio criterio: Splatter. Per chiunque abbia una nozione seppur esigua dell’ horror sa a cosa si riferisce, ma sperando che questa rubrica avvicini e adeschi anche neofiti, specifico: tanto più sangue e roba che dovrebbe rimanere all’interno di un corpo vedete riversato abbondantemente all’esterno, tanto più è lecito parlare di splatter.
Da qui in poi introduciamo nuovi ed inquietanti criteri, neologismi tutti nostri, appositamente studiati per catturarvi ma soprattutto per catturare i film all’interno di una griglia di lettura, parlo di: Bloodspence, Scareprise, Fright Style, Fearealism e Dead Irony.
Hitchcock distingueva la suspense dall’effetto sorpresa con questo esempio: se sai che una bomba esploderà durante una festa, starai col fiato sospeso ciò non accadrà, alimentando la suspense; se invece la bomba esplodesse in un innocuo contesto festivo, in maniera inattesa, allora ciò scatenerebbe l’effetto sorpresa. Ebbene, traslate il tutto con Micheal Myers appostato dentro una cabina armadio, a pochi metri dal suo coltellaccio assetato di sangue e terrore un’avvenente cheerleader che si denuda per il suo bel quarterback. In questo affascinante caso parliamo di Bloodspence se iniziamo a contare mentalmente in quanti pezzi verranno sezionati i malcapitati, e di Scareprise se -belli eccitati noi, come loro- vediamo irrompere uno psicopatico con la faccia posticcia e armato di machete a insanguinare la festa. Mike, terrorizzaci come meglio ritieni inopportuno!!
Appare poi necessario inserire un criterio che dia importanza all‘impronta stilistica distintiva che può avere un film di Dario Argento, rispetto ad un Tommy Lee Wallace, regista non proprio manierista di It (del quale remake vi informeremo costantemente). Con Fright Style, chiaro richiamo a Fright Night, vogliamo quantificare quanto stile trasudi il film in questione, creando una cifra stilistica degna di un film d’autore.
Il parametro a cui personalmente tengo di più è poi il Fearealism, perché credo che più sottile sia lo scarto finzionale che ci separa, ovattati, dall’episodio orroristico, più il film permea la nostra coscienza agendo in maniera subliminale sui nostri timori..e sul nostro ECG. Credo sia innegabile che un film, per quanto fantasy possa essere, se presenta una struttura narrativa autonoma, stabile e plausibile crei quella sensazione da “Oh cazzo, potrebbe accadere sul serio!”. Non mi riferisco solo a The Texas Chainsaw Massacre, tristemente verosimile, ma anche a film come The Shining (si, amo Stephen King) dove la successione coerente e non narrativamente indotta degli eventi ti fa guardare in maniera sinistra chiunque ti stia accanto.
Infine, un pò fuori dal coro, ma in linea con il fiorente filone dell’ horror comedy, introduciamo Dead Irony, o come preferisco pensarlo “Ironia della..morte” (ma siamo più propensi a mantenere gli inglesismi), con cui quantifichiamo l’efficacia dell’innesto comico all’interno di un contesto tanto avverso e opposto come l’horror.
Che dire signori, signore, presenze oscure e sadici in genere, speriamo di mantenere viva la vostra sete di sangue con questa nuova e grondante di stile rubrica!
Che le ossa vi tremino per l’eccitazione di leggerci!! A presto!