I Morti Non Muoiono: spiegazione del film di Jim Jarmusch
Qual è il vero significato di I Morti Non Muoiono? Il regista Jim Jarmusch dà vita a un film con gli zombie poco convenzionale dove tutto è un'allegoria.
I Morti Non Muoiono, pellicola del 2019 del regista statunitense Jim Jarmusch nonché film d’apertura al 72° Festival di Cannes, ci presenta un mondo dove il riscaldamento globale e il susseguente spostamento dell’asse di rotazione terrestre hanno generato un’apocalisse zombie dove sono le masse non-pensanti i veri non morti.
Una riflessione su come il consumo di massa sia promotore di comportamenti di dipendenza tossici, declinata e resa possibile da Jarmusch – in uno script di chiara ispirazione romeriana quanto meno negli intenti – attraverso le dinamiche della cittadina di Centerville – microcosmo della società americana odierna – dove il Sergente Cliff Robertson (interpretato da Bill Murray) e l’Agente Ronnie Peterson (Adam Driver) investigano sull’omicidio di due donne in un diner di periferia.
I Morti Non Muoiono: andrà tutto a finire male
I Morti Non Muoiono prefigura sin dalle battute iniziali l’arrivo di un’apocalisse imminente, non a caso di atto in atto la frase-tormentone del personaggio dell’Agente Peterson (non il quasi omonimo poeta Paterson) di Adam Driver – unita alla canzone-manifesto di Sturgill Simpson che dà il titolo al film – è “it’s all going to end badly” – frase che nel suo continuo incedere ossessivo assume una connotazione sempre più buia con il procedere della narrazione, quasi a indicare un progressivo avvicinarsi alla fine e a cui il Robertson di Murray risponde polemicamente con la stessa parola: “Perché?“.
I Morti Non Muoiono: un mosaico di personaggi simbolo delle tante facce dell’America
Per tutto l’evolversi della pellicola, fino alla rottura di quarta parete tramite meta-dialogo su “quali pagine del copione Jim ti ha fatto leggere […] quindi sai come andrà a finire?” nella battute finali del terzo atto – i personaggi de I Morti Non Muoiono vivono nell’ambiente narrativo con la percezione di vivere in un film, ma proprio perché (quasi) tutti egocentrici, ignavi e con proprie condizioni radicate, non tutti sopravvivranno all’apocalisse-zombie.
La forza alla base de I Morti Non Muoiono, sta nel mettere in scena dinamiche relazionali tra individui che rappresentano le varie facce dell’America (e della società) di oggi, da Robertson/Murray simbolo degli States che non ci sono più, fatti di pazienza, riflessione e portatori sani di valori, a Peterson/Driver – il volto di un’America depressa, che agisce senza pensare e che ritiene che l’uso della forza sia l’unica soluzione. Ci sono poi il Fattore Frank Miller (interpretato da Steve Buscemi) che incarna l’America lavoratrice ed egocentrica, razzista e attaccata ai beni materiali, e Hank Thompson (interpretato da Danny Glover) che si contrappone a Miller in una visione ottimistica e sempliciotta, rievocante per certi versi un doppelgänger positivo dell’Albert Johnson de Il Colore Viola (1985); preziosi in tal senso i personaggi di Chloe Sevigny, Selena Gomez e Caleb Landry Jones – seppur comprimari, sono il simulacro dei vigliacchi, degli hipster e dei nerd.
Ci sono poi due personaggi chiave per la comprensione del messaggio de I Morti Non Muoiono – nonché gli unici sopravvissuti alla fine dell’apocalisse-zombie – l’enigmatica Zelda Winston (interpretata da Tilda Swinton), un’impresaria di pompe funebri solitaria ma al contempo radicata nella società di oggi che trascende i normali valori socio-culturali, ed Eremita Bob (interpretato da Tom Waits), un emarginato del tutto irrilevante agli occhi della società ma preparato e cosciente delle priorità della vita, incarnante l’ideale di una vita slegata da qualunque forma di consumismo e dipendenza socio-culturale.
Se Zelda nella chiave di lettura di qualunque altro film sarebbe una perfetta villain, ne I Morti Non Muoiono invece, ne diviene quasi inconsapevolmente l’eroina, concependo gli uomini non tanto come i veri “cattivi”, piuttosto come una massa diseducata e fuorviata dalla cultura del consumo – in tal senso la sua chiusa narrativa, trascende letteralmente il piano terreno.
I Morti Non Muoiono: uccidi la testa
Non è un caso che a perire nell’apocalisse-zombie siano principalmente gli hipster e i nerd – ovvero gli ignavi di questo primo scorcio di XXI Secolo che nella concezione di Jarmusch perseguono ideali di nessuna utilità perché legati alla “cultura del nulla“.
Il monito dell’Agente Peterson per terminare definitivamente uno zombie/non-pensante – “Uccidi la testa” – è anche il monito alla base de I Morti Non Muoiono, riproposto in modo didascalico nel monologo di chiusura di Eremita Bob; una condanna agli individui impegnati nella continua ricerca di roba nuova al fine di dare disperatamente un senso a un’esistenza senza via d’uscita da leggere come un prendersi più alla leggera, e prendere questa sgangherata commedia-zombie d’autore, un po’ più seriamente di quanto uno script banalmente semplicistico nello sviluppo e nella concezione, non permetta.
I Morti Non Muoiono, ultimo film di Jim Jarmusch, è stato rilasciato nelle sale italiana il 13 Giugno 2019. Ecco la trama:
Nella sonnacchiosa cittadina di Centerville, qualcosa di strano sta accadendo: insoliti fenomeni meteo e bizzarri comportamenti da parte degli animali domestici, però, sono solo il primo segnale di un problema ben più grande.