Il male non esiste. O forse sì. Arresto e condanna in Iran dei registi vincitori a Berlino
A volte i film hanno la caratteristica della resistenza ad un regime autoritario. È il caso de Il male non esiste, dell’arresto del suo regista insieme ai suoi colleghi, ed ora della prima condanna
È il titolo del film che ha fatto vincere a Mohammed Rasoulof l’Orso d’Oro per il miglior film nel 2020 Il male non esiste. Premio che non poté ritirare per il passaporto confiscatogli dal governo iraniano in quanto accusato di “propaganda contro il sistema” portata avanti dai suoi film. Ma l’autore, tra i vari premi internazionali già conquistati vanta anche il Premio per la Miglior regia e un FIPRESCI nella sezione Un Certain Regard a Cannes nel 2011. Ma l’ombra della censura già aleggiava da tempo su questo autore, poiché sempre critico verso il regime, dal 2017 aveva subito il divieto di girare e distribuire i suoi film in Iran.
L’8 luglio 2022 il regista è stato arrestato insieme al collega filmmaker Mostafa Al-Ahmad per aver pubblicato sui social media dichiarazioni che denunciavano la violenza sanzionata dal governo in risposta alle proteste di maggio nella città sudoccidentale di Abadan. Le manifestazioni popolari hanno avuto inizio a causa del crollo di un edificio di 10 piani ad Abadan, che ha provocato almeno 41 morti e diversi dispersi. I registi nei loro post hanno semplicemente utilizzato l’hashtag di protesta #put_your_gun_down. Il risultato è stato un arresto tutt’ora convalido. Che anzi, ha provocato un altro arresto eccellente, purtroppo già commutato in condanna.
L’arresto e la condanna di Jafar Panahi, regista di Taxi Teheran
Ha prodotto, scritto, diretto e interpretatoTaxi Teheran, Jafar Panahi, vincendoci l’Orso d’Oro alla Berlinale nel 2015. Ma nel suo palmares ci sono già altri due Orsi d’Argento, un Leone d’Oro e un Premio FIPRESCI alla Mostra del Cinema di Venezia, più quattro premi al Festival di Cannes ricevuti tra il 1995 e il 2018. La disavventura è iniziata per lui tre giorni dopo i primi arresti, l’11 luglio, avendo chiesto notizie dei suoi colleghi Rasoulof e Al-Ahmad presso le autorità pubbliche. Il suo fermo oggi è divenuto condanna a 6 anni di carcere. Come si apprende dall’Ansa, l’autorità giudiziaria iraniana ha posto in esecuzione una pena già pendente sul regista dal 2010, ma mai applicata.
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Il male non esiste. O forse sì
Sia Panahi che Rasoulof sono intellettuali che in questi anni hanno raccontato al mondo l’Iran forse più di tanti notiziari. Il loro è un cinema civile dai tratti sobri, che guarda uomini, donne e ragazzi alle prese con la vita. E a volte con la morte. Come Il male non esiste di Mohammed Rasoulof, che attraverso quattro storie indipendenti ci conduce tra le quotidianità di persone che hanno a che fare più o meno direttamente con la pena di morte. Allora che sia un poliziotto che lotta contro il senso di colpa per l’esecuzione da infliggere, che sia la figlia ritrovata di un fuggiasco, o un irreprensibile padre di famiglia con un lavoro misterioso e orribile, il messaggio che arriva è quello del danno sociale, profondo e capillare prodotto dall’istituzione pena capitale all’interno di più generazioni di iraniani. Così la pena di morte messa in scena dal punto di vista di chi la respira, ma soprattutto delle persone che vivono intorno agli esecutori, soldati o civili, ci obbliga a prender coscienza di donne e uomini segnati per sempre. Il film è stato distribuito in Italia dalla Satine Film, nella primavera del 2022.
Satine Film per la liberazione dei registi iraniani
“In Satine Film abbiamo appreso con sconcerto e costernazione la notizia dell’ arresto di Mohammad Rasoulof e del suo collega regista Mostafa Al-Ahmad”. Ha dichiarato Claudia Bedogni, CEO di Satine Film. “In quanto distributori in Italia del film Il male non esiste, abbiamo avuto l’onore di conoscere la limpidezza, profondità e delicatezza dell’ispirazione artistica del regista e, insieme al nostro sostegno forte e incondizionato in sua difesa, siamo certi di esprimere anche quello di tutto il pubblico italiano che ha condiviso con noi l’intensa emozione indotta dal suo prezioso racconto cinematografico.
Crediamo fermamente che il talento di un regista capace di distinguersi a livello internazionale non soltanto per gli importanti premi vinti, ma soprattutto per la capacità di rappresentare storie che si interrogano sui dilemmi dell’animo umano e toccano la sensibilità dello spettatore a livello universale, debba essere motivo di orgoglio per il proprio paese e non di ingiusta repressione. Così come non debba essere osteggiato il diritto di quanti, attraverso l’arte, difendono la libertà di espressione rappresentando con sguardo lucido e onesto le conseguenze derivanti dalle limitazioni di tale diritto.
Uniamo dunque la nostra voce a quella di quanti si stanno mobilitando in protesta di tale ingiusta detenzione e ci auguriamo che il governo iraniano possa provvedere alla scarcerazione di Mohammad Rasoulof e di Mostafa Al-Ahmad e alla definitiva rimozione di ogni accusa pendente nei loro confronti”. Erano parole ancora precedenti l’arresto di Panahi.
La reazione del Festival di Cannes
In un momento di ebollizione internazionale innescato dalla guerra russo-ucraina, una vicenda come quella dei registi iraniani imprigionati rappresenta un pesante tassello in più sullo scenario attuale per un rischio incalcolabile al quale il Cinema non può che opporre un messaggio di pace e democrazia. Così sono queste le parole contenute nel comunicato ufficiale da parte del Festival di Cannes.
“Il Festival di Cannes condanna fermamente questi arresti e l’ondata di repressione ovviamente in atto in Iran contro i suoi artisti. Il Festival chiede l’immediato rilascio di Mohammad Rasoulof, Mostafa Aleahmad e Jafar Panahi. Il Festival di Cannes desidera anche riaffermare il suo sostegno a tutti coloro che, nel mondo intero, subiscono violenze e repressioni. Il Festival resta e rimarrà sempre un rifugio per artisti di tutto il mondo e sarà incessantemente al loro servizio per veicolare la loro voce forte e chiara, in difesa della libertà di creazione e di parola”.