Il Patriota: la storia vera dietro al film di Mel Gibson
Il Patriota di Rolland Emmerich: quanto c'è di vero? Ecco la storia vera alla base del film con protagonista Mel Gibson.
Il Patriota, uscito vent’anni fa, rimane uno dei film di maggior successo di sempre sulla Guerra d’Indipendenza Americana.
Diretto con mano robusta da Roland Emmerich, e con una bellissima fotografia di Caleb Deschanel, ha come protagonista uno scatenato Mel Gibson, nei panni dell’ex reduce di guerra e colono Benjamin Martin, vedovo con un vero e proprio esercito di figli al seguito.
Ancora scosso dai traumi della guerra franco-indiana, Martin si trova suo malgrado coinvolto in quel crudele conflitto, a causa della malvagità del famigerato Colonnello dei Dragoni inglesi Tavington (un bravissimo Jason Isaacs), unendosi così al figlio maggiore Gabriel (Heath Ledger) nelle file del neonato esercito americano.
Tra battaglie, agguati, imboscate e patriottismo, Il Patriota pur con tutti i limiti del caso rimane un film assolutamente spettacolare, godibilissimo, con sequenze adrenaliniche e grande spettacolarità.
Tuttavia, già all’epoca, il film fu aspramente criticato per le pesanti incongruenze storiche, nonché per aver descritto i soldati agli ordini di Sua Maestà Re Giorgio III e i suoi ufficiali, come delle specie di SS ante litteram, intenti a commettere crimini di guerra e massacri dalla sera alla mattina, mistificando diversi eventi storici.
Il vero Patriota: La Volpe della Palude
Non si può cominciare che con il protagonista: Benjamin Martin. Apparve chiaro agli storici che in realtà Martin fosse ispirato a uomini d’arme come Thomas Sumter e soprattutto Francis Marion, soprannominato “la Volpe della Palude”, per il fatto di aver fatto delle everglades della Carolina un po’ la sua foresta di Sherwood.
I suoi uomini attaccavano e sparivano, colpivano senza lasciare traccia i rifornimenti e le colonne britanniche, seguendo dettami tattici che Martin aveva imparato di persona durante la guerra franco-indiana.
Ma al contrario di ciò che si vede ne Il Patriota, Marion non era assolutamente un animo nobile, e tantomeno era pentito degli orrori visti o commessi contro gli indiani Cherooke.
Di base anche dopo la fine della guerra franco-indiana, pare si divertisse a cacciare i nativi per sport. Schiavista convinto (al contrario di ciò che si vede nel film), Marion torturava regolarmente i prigionieri, così come con entusiasmo dava la caccia ai gruppi di schiavi scappati dalle piantagioni.
Inoltre terrorizzava la stessa popolazione della Carolina, uccideva i lealisti e distruggeva le loro proprietà, in poche parole usava metodi terroristici per avere il totale controllo del territorio. Tuttavia, i risultati da lui ottenuti, così come il coraggio sul campo e le vittorie, ne fanno uno dei grandi protagonisti di quel conflitto.
Un cattivo non poi così cattivo
Sempre a proposito di comandanti, il famigerato Colonnello Tavington, altri non era ispirato che a Banastre Tarleton, ufficiale tra i più valorosi della cavalleria britannica in quel periodo, che servì sotto il comando del Generale Conte Cornwallis.
Avventuriero, libertino impudente e soldato di grande coraggio, fu posto al comando di un reparto di cavalleggeri formato sia da soldati inglesi, che da mercenari assiani che da lealisti americani, noto come I Dragoni Verdi o I Razziatori di Tarleton.
Fu a lui che Cornwallis si rivolse per trovare Marion, ma per quanto abile e ardimentoso, l’ufficiale non aveva speranze contro un esperto della guerriglia che giocava in casa come la Volpe della Palude.
Al contrario di quanto si veda ne Il Patriota, i due avevano età molto differenti, visto che Tarleton aveva poco più di vent’anni. Il suo valore e abilità, gli fecero in breve scalare la gerarchia nell’esercito, nonostante la sua fama di uomo dedito al gioco e alle donne lo mettesse in cattiva luce presso gli altezzosi colleghi.
Nel film è descritto come un sadico criminale, ma in realtà per quanto coinvolto indirettamente nel discusso massacro di Waxhaws, se qualcuno commise ripetuti crimini di guerra in quella guerra, ebbene tale “merito” spetta sicuramente ai patrioti americani.
Più volte ferito in battaglia, non morì a Cowpens, come ne Il Patriota, ma pur sconfitto, tornò in Inghilterra, dove diventò membro del parlamento e tra i più forti sostenitori della tratta degli schiavi. In fin dei conti, lui e Marion avevano poi molte cose in comune.
Lord Cornwallis non era come ne Il Patriota
Tra le numerose imprecisioni, vi è anche la descrizione dei due comandanti. Il Marchese Charles Cornwallis (interpretato dal carismatico Tom Wilkinson) non era poi l’arrogante, machiavellico e pomposo militare che Il Patriota ci ha mostrato.
Cornwallis si era speso a favore delle proteste dei coloni americani e aveva più volte sostenuto le loro ragioni in Parlamento, ma quando gli era stato chiesto di servire il suo paese, aveva accettato con spirito di dovere. Era un comandante molto qualificato, un ottimo stratega e in battaglie come quelle di Long Island, Brandywine, Monmouth, Charleston, Camden e contro i francesi di Lafayette, colse vittorie di grande prestigio.
Purtroppo gli errori commessi da colleghi come Ferguson, Rall e dal già citato Tarleton, nonché l’avere come avversari Generali del calibro di Washington, Greene e Gates (che ne Il Patriota viene erroneamente dipinto come un incapace) resero la sua situazione sempre più difficile. Operò soprattutto in Carolina e Virginia, ma alla fine del 1781, in palese inferiorità numerica ed isolato, fu costretto ad arrendersi a Yorktown.
Negli anni a venire, dimostrò più volte il suo valore di comandante e la sua abilità in campo diplomatico.
Una battaglia finale davvero fantasiosa
Proprio la battaglia finale, a Cowpens, è molto diversa da come fu in realtà. Innanzitutto non vi era Cornwallis al comando dei britannici, ma lo stesso Tarleton, con circa 1000 uomini e un paio di cannoni. I rivoluzionari invece erano 1800 ma privi di artiglieria. Onestamente definirla battaglia appare un po’ esagerato viste le forze in campo, ma le conseguenze della sconfitta subita dai britannici furono comunque gravi.
A guidare le forze dei patrioti, vi era il Generale Morgan, che seppe motivare i suoi uomini (quasi tutti membri della milizia locale) e scelse una posizione difensiva elevata, che gli permise di vanificare gli attacchi della fanteria inglese. Quando poi Tarleton caricò con i suoi Dragoni, la cavalleria americana (fino a quel momento tenutasi nascosta) li sbaragliò cogliendoli di sorpresa. I britannici persero in tutto ben 900 uomini, di cui 800 prigionieri. Molti furono poi passati per le armi per quanto erano odiati dai patrioti.
La sconfitta privò Cornwallis di un sesto dei suoi effettivi in Carolina, con conseguenze che si sarebbero fatte sentire nei mesi successivi. Naturalmente Marion e i suoi non erano presenti, né vi fu uno scontro tra lui e Tarleton come ne Il Patriota, per quanto suggestiva sia l’idea, per quanto il giovane ufficiale inglese si dimostrasse troppo sicuro di sé.