Il prescelto: il significato del finale del film con Nicolas Cage
Neil LaBute dirige Il prescelto, un mistery ecologista ambientato su un'isola sperduta della costa occidentale degli States, tratto dal romanzo Ritual di David Pinner.
Summersisle è un’isola ricca di frutta e vegetazione, sembra il Paradiso Terrestre. Forse per questa ragione, e per sfuggire alla repressione del femminino sacro, un gruppo di donne vi si stabilisce intorno alla metà del XIX secolo, dando vita ad una società di stampo matriarcale dedita a strani e misteriosi rituali. Al centro del film Il prescelto, diretto nel 2006 da Neil LaBute e interpretato da Nicolas Cage e Ellen Burstyn, è il tema del sacrificio, quello rituale, praticato in età arcaica da culture dedite alle attività agricole.
Il prescelto: la trama
Summersisle, letteralmente “isola delle estati”, angolo di mondo sperduto nell’oceano, ospita una piccola comunità ecologista di donne operose, guidate dalla santona Sorella Summersisle (Ellen Burstyn). A sconvolgere gli equilibri della congrega matriarcale è il poliziotto Edward Malus (Nicolas Cage), giunto sull’isola per cercare una bambina scomparsa, la piccola Rowan Woodward (Erika-Shaye Gair).
Attirato da una lettera della madre della bambina, Sorella Willow Woodward (Kate Beahan), una donna che un tempo amava profondamente, Edward si lancia a capofitto nell’impresa: setaccia la zona da cima a fondo, si introduce nelle abitazioni delle Sorelle, chiede informazioni e cerca di carpire misteri, ma alla fine non riesce a cavare un ragno dal buco e la missione si rivela più ardua ed enigmatica di quello che aveva immaginato.
Gli abitanti di Summersisle sono restii ad aiutarlo, lo spiano dagli anfratti e dai recessi delle loro case di pietra, lo inseguono senza farsi vedere e sabotano i suoi piani per ritrovare Rowan. Edward è confuso, vacilla: chi è veramente Rowan Woodward? Le Sorelle della Congrega lo convincono che la piccola sia stata utilizzata in un terribile rituale pagano e poi seppellita nel cimitero della chiesetta di Summersisle. Ma non tutto è come sembra…
Il prescelto: il simbolismo fallico e i sacrifici rituali nel significato del finale del film
Il prescelto è tratto dal romanzo Ritual, scritto nel 1967 da David Pinner, ed è il remake del film The Wicker man, diretto nel 1973 da Robin Hardy e sceneggiato da Anthony Shaffer. LaBute, in realtà, crea un’opera profondamente diversa dal film originale, considerato un vero e proprio cult horror targato anni Settanta.
Edward Malus, approdato sull’isola, deve fare i conti con l’omertà degli autoctoni ed è ossessionato da allucinazioni visive e uditive: il corpo senza vita di Rowan tra le braccia, una donna nuda cosparsa di insetti, un uomo anziano ricoperto di pustole. Inoltre, penetrato nei recessi di Summersisle, scopre verità sconvolgenti: la dottoressa Moss (Frances Conroy) che si dedica a raccapriccianti esperimenti di eugenetica, l’educazione discutibile delle scolare (a cui viene insegnato il simbolismo fallico dell’Albero di Maggio altrimenti detto Albero della Cuccagna), la sottomissione degli abitanti di sesso maschile, i sacrifici rituali di uomini e animali.
Nonostante tutto, Edward porta avanti la sua missione: trovare la piccola Rowan, con la quale condivide un importante legame di sangue. Mentre le indagini del poliziotto proseguono e le nefandezze di Summersisle vengono progressivamente a galla, il cerchio tracciato dalle Sorelle della Congrega si stringe intorno all’eroe, vittima sacrificale e martire predestinato. Edward viene imprigionato in un gigantesco spavantepasseri, chiamato uomo di vimini, realizzato dagli autoctoni mediante intreccio di rami e arbusti essiccati.
Il prescelto: l’uomo di vimini e la dea dei campi
L’uomo di vimini, che compare per la prima volta nel film originale del 1973, fu utilizzato dallo sceneggiatore Shaffer dopo aver letto alcuni passaggi dei Commentarii de bello Gallico, opera monumentale del console romano Gaio Giulio Cesare. Quest’ultimo descrive le terribili usanze del popolo dei Galli: come pena capitale per le colpe commesse, i criminali venivano condannati al rogo e bruciati vivi all’interno di statue enormi fatte di rami intrecciati.
All’origine, invece, dei rituali pagani praticati dalla Congrega delle Sorelle si colloca certamente Il ramo d’oro (1890) dello scozzese James Frazer, celebre antropologo e studioso delle religioni. Ellen Burstyn è Sorella Summersisle, personificazione terrena della Dea dei Campi (la divinità senza nome a cui vengono offerti i sacrifici rituali per garantire la fertilità del raccolto). Quando compare per la prima volta, di spalle e ammantata da uno scialle purpureo, Sorella Summersisle/Ellen Burstyn sembra proprio una divinità incarnata (dea dei campi di Summersisle e del cinema horror soprattutto).
Mentre Edward esala l’ultimo respiro all’interno del mastodontico uomo di vimini, le Sorelle della Congrega celebrano il rito della morte e della rinascita (in riferimento alla fine dell’inverno e al ritorno della primavera), rituale pagano di origine gaelica noto con il nome di Beltane (che cade tradizionalmente il 5 maggio, tra l’equinozio di primavera e il solstizio d’estate). Nel film originale, ad officiare la cerimonia della fertilità (in onore del dio del sole Nuada della mitologia irlandese) è Lord Summerisle, magistralmente interpretato da Christopher Lee.
Ultima chicca: mentre nel film originale i partecipanti alla cerimonia intonano un’antica filastrocca (Sumer is icumen in), nel film di LaBute le Sorelle gridano a gran voce che “il fuco deve morire” (in riferimento all’inutilità della vita del maschio dell’ape). Il personaggio di Edward, infatti, deve morire perché ha portato a termine il suo compito (fecondare una delle Sorelle della Congrega) e deve garantire la fertilità del raccolto.