Il Primo Re: la storia di Romolo e Remo tra verità e leggenda
Una leggenda avvolta nel mistero, ma che in Il Primo Re emerge nella sua possibile verità. Scopriamo insieme gli studi che hanno condotto alla realizzazione del film.
Uscito da poco nelle sale italiane, Il Primo Re di Matteo Rovere è diventato sicuramente il film italiano più discusso e chiacchierato di questo inizio 2019, data la portata oggettivamente rivoluzionaria e originale dell’operazione messa in atto dal regista.
Girato interamente in formato anamorfico con lenti Zeiss arrivate appositamente dal Belgio, il film ha come protagonisti Alessandro Borghi e Alessio Lapice, rispettivamente nei panni di Remo e Romolo.
Girato presso gli stupendi scenari montuosi e boschivi del Parco regionale dei Monti Simbruini, del Monte Cavo e dell’Aniene, il film costituisce un vero e proprio salto nel passato, dal momento che tutti i dialoghi sono in protolatino.
Tuttavia il realismo e la volontà di staccarsi da una visione edulcorata e trionfalistica della leggendaria vicenda dei due fratelli, si è spinta ben oltre l’aspetto visivo o linguistico, grazie ad una preparazione e meticolosità totale, che ha spinto al limite anche gli attori.
Ma qual è il rapporto de Il Primo Re con la vera storia, i veri eventi di quell’epoca lontana e buia?
Il film ha avuto il decisivo apporto del gruppo di ricerca in Eutruscologia e Antichità dei Popoli Italici dell’Università Tor Vergata di Roma, guidato dalla Professoressa Donatella Gentili, chiamato a verificare gli aspetti storici inerenti la ricostruzione dell’epoca preromana.
Un lavoro che si è concentrato su armi, indumenti, edifici, e soprattutto usi e costumi di un periodo storico che sovente Hollywood (e Cinecittà) avevano descritto in modo molto più spettacolare e civile di quanto fosse in realtà. Qui invece la produzione si è affidata alle conoscenze frutto di anni e anni di lavoro, che hanno avuto come conseguenza la genesi di un iter narrativo totalmente slegato dalla psicologia e dalla cultura dell’uomo moderno.
L’obiettivo, perfettamente raggiunto, era quello di farci vedere materialmente quanto distanti e differenti da noi fossero in quasi tutto quelle popolazioni, quegli uomini e donne, che fonti antiche ed autorevoli come Livio, Plutarco o Ovidio, ci avevano descritto già secoli e secoli fa, ma che fino ad oggi il Cinema aveva trattato in modo molto diverso. Sovente quasi involontariamente comico.
Il Primo Re e la leggenda di Romolo e Remo
Tutti abbiamo sentito parlare della leggenda di Romolo e Remo, i due gemelli figli di Marte e di Rea Silvia, sacerdotessa vestale, figlia di Numitore, discendente del grande Enea e re di Alba Longa, spodestato dal perfido fratello Amulio. Lasciati alla mercé del Tevere dall’assassinio inviato da Amulio, i due sarebbero stati adottati da una Lupa e da un picchio, prima di essere adottati dal pastore Faustolo e dalla moglie Acca Larenzia.
Cresciuti i due tornarono ad Alba Longa ed uccisero Amulio, ridando il trono al nonno Numitore, decidendo però di fondare un’altra città dopo aver ottenuto il permesso dal vecchio monarca.
Stando a Livio e a ciò che ci ha tramandato, i due vennero a contrasto prima sul luogo sul quale edificare la città e poi (naturalmente) su chi dei due dovesse essere Re, visto che essendo gemelli, non vi era un primogenito.
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Vi sono differenti versioni al riguardo, alcune parlano del mancato rispetto da parte di Remo della volontà degli Dei, che attraverso gli Auspici (divinazioni tratte da fenomeni all’epoca considerati divini) avevano indicato Romolo come Re, altre del fatto che Remo avesse superato il “solco sacro” appena creato dal fratello, che colto dall’ira l’avrebbe ucciso. Che si sia trattato di una battaglia tra le due fazioni (una scaramuccia più che altro, date le dimensioni) o di una lite, il risultato fu che Romolo si trovò ad essere il nuovo Re di quella che, più che una città, era un agglomerato di capanne e di genti affluite in un territorio che all’epoca aveva ben poco di attraente. Tutto era ancora da costruire o edificare.
La nascita di Roma e i ritrovamenti archeologici a favore della leggenda
La storiografia moderna non ha mai trovato molto a cui appellarsi per andare oltre il mito, la leggenda, ma di certo i più recenti studi archeologici hanno confermato che ciò che avvenne a Roma fu un tipico esempio di Sinecismo.
Con tale termine di solito si intende l’unirsi di entità politiche in precedenza indipendenti e, per quanto tale avvenimento fosse tutt’altro che insolito nell’antica Grecia, è fuor di dubbio che con la presenza di Alba Longa (ne Il Primo Re città ben poco accogliente) ci voleva un uomo dall’enorme carisma per convincere genti così diverse a diventare una cosa sola. Anche per questo molti storici hanno suggerito che in realtà Roma si sia formata nel corso di decenni, non certo nei pochi anni suggeriti dal mito.
A favore della leggenda però, vi sono numerosi ritrovamenti archeologici ad opera dell’italiano Andrea Caradini, che hanno portato alla luce un’antica cinta muraria sul Palatino, risalente grosso modo al 730 a.C., che per molti sarebbe la prova definitiva circa il primo insediamento in loco.
Nel 2005 inoltre, è stata rinvenuta la struttura (o ciò che ne rimaneva) di quello che forse era un grande palazzo, con una struttura “a capanna” che secondo molti archeologi potrebbe essere infatti ciò che rimane del primo palazzo dei primi re di Roma. Il tutto all’interno di un’area dove nel corso degli anni sono stati ritrovati non solo le tracce del Muro e dell’antico palazzo reale, ma anche di un tempio di Vesta. L’insieme suggerisce l’esistenza di un complesso architettonico risalente alla seconda metà dell’VIII secolo a.C.
Romolo e Remo: quanta verità nelle interpretazioni di Alessio Lapice e Alessandro Borghi
Per ciò che riguarda i due protagonisti, Il Primo Re si rifà a sostanzialmente tutte le più antiche fonti, per le quali se Remo era il più forte e valoroso, egli era anche violento, incostante e animato da un’ambizione personale che gli inimicò gran parte delle genti che egli col fratello aveva radunato.
Romolo, d’altro canto, era (come provato da ciò che seguì il fratricidio) di una mentalità politica più sensibile, di certo era il più “politico” tra i due, come dimostrato dall’edificazione di una complessa struttura burocratica e legislativa, talmente avanzata per l’epoca che per molto tempo diversi storici e studiosi hanno bollato la sua esistenza come leggenda o mito.
Quel che è certo, è che Il Primo Re ha senz’altro riacceso l’interesse per un periodo storico a lungo lasciato sepolto e trascurato dal cinema e dalla storiografia ed avvicinato il grande pubblico a due dei personaggi più importanti della storia europea.