In Darkness – Nell’oscurità: spiegazione del plot twist finale
In Darkness – Nell’oscurità, il film scritto e interpretato da Natalie Dormer, si chiude con uno sconvolgente Plot Twist. Ecco la nostra analisi.
In Darkness – Nell’oscurità è film diretto da Anthony Byrne co-scritto e interpretato dall’ex star di Game of Thrones, Natalie Dormer. Un thriller dagli elementi classici, dall’indagine per omicidio fino alla trama internazionale. Tra cospirazioni, segreti, guerre e mafia russa si dipana il mistero sulla pianista cieca interpretata da Dormer. Al di là di qualsiasi inciampo e leggerezza narrativa, il film si è contraddistinto per un finale ad effetto, a quel plot twist che spezza ogni convinzione sul personaggio; o almeno quello che speravano gli ideatori.
Gli ultimi cinque minuti di In Darkness – Nell’oscurità ribaltano completamente la storia, mettendo in discussione tutto ciò che abbiamo visto fino a quel momento. Non tutto è stato costruito in modo eccelso, e uno spettatore attento, forse, ha risolto l’enigma ben prima della scena incriminata. Natalie Dormer e Byrne hanno infatti strutturato l’intera narrazione sull’interpretazione dell’attrice, evidenziandone a più riprese l’handicap e le straordinarie capacità di adattamento. Ma andiamo ad analizzare meglio la questione.
In Darkness – Nell’oscurità: la trama del film
In Darkness – Nell’oscurità ci porta nella vita di Sofia (Natalie Dormer), una pianista cieca che conduce una vita tranquilla tra casa e lavoro. Tra le difficoltà per la sua condizione e le eccezionali doti musicali, la donna sembra celare un passato burrascoso. Gli incubi ci portano indietro nel tempo, ad un avvenimento che sembra averla condizionata nel profondo. Tutto cambia quando, dopo una colluttazione nel suo appartamento, la vicina di casa Veronique (Emily Ratajkowski) sembra togliersi la vita. Il padre della ragazza, il Zoran Radic intepretato da Jan Bijvoet, è infatti un famoso uomo d’affari serbo accusato di essere un criminale di guerra. Sofia incrocia così la strada del misterioso Marc Gordon (Ed Skrein) e di sua sorella Alexandra (Joely Richardson), a capo della società in affari con Radic.
Questo il plot del film, e quanto segue contiene spoiler. Più avanti scopriremo che Sofia si era trasferita nello stesso palazzo di Veronique in cerca di vendetta. In passato, la donna abitava con la propria famiglia in Bosnia, il suo vero nome è Eleanor. Durante la guerra Zoran Radic ha ucciso suo padre, sua madre e sua sorella. Sofia/Eleanor è stata salvata da un soldato delle forze speciali britanniche, che l’ha cresciuta come una figlia dandole un nuovo nome e una nuova identità. Ma la ragazza non ha mai dimenticato Radic, e per tutta la sua vita ha aspettato il momento giusto per vendicarsi. Tutto è andato a rotoli quando Veronique si è tolta la vita. Successivamente, Radic svelerà a Sofia di essere suo padre. Infatti, l’uomo si era invaghito della madre, ma non essendo corrisposto la violentò. Fino a questo momento In Darkness – Nell’oscurità si presenta come una storia di vendetta, portata avanti con caparbietà da una donna cieca; eppure il finale sfaterà anche questa convinzione.
In Darkness – Nell’oscurità: spiegazione del plot twist finale
Dopo aver scoperto il piano di Sofia, tradita da Alexandra, Zoran Radic tenterà di ucciderla nell’appartamento di Veronique. Sulla strada per salvare la donna ci sono anche il detective che indaga sull’omicidio e Marc, a quanto pare innamorato di lei. Quest’ultimo salva Sofia e uccide Radic, ma nella colluttazione rimane gravemente ferito. Ed è proprio in questo momento che l’uomo si rende conto della verità: Sofia non è veramente cieca. Così viene svelata la sua doppia identità. Ella è infatti l’altra sorella, non la figlia di Radic, e il suo vero nome è Balma. La protagonista interpretata da Natalie Dormer ha sempre visto tutto, nascondendosi dietro l’identità della sorella. A questo punto nascono spontanee diverse considerazioni.
Fin dalle prime scene In Darkness – Nell’oscurità, Sofia ci viene presentata con un handicap, anche in situazioni ordinarie e all’interno del suo appartamento. Si muove e vive tutti i giorni come una persona realmente cieca, o è solo ciò che il film vuole farci credere? Questo la storia non ce lo dice, però è emblematica in tal senso la scena davanti allo specchio. Sofia tocca il vetro con le proprie mani per poi portarle sul volto. Se inizialmente la scena poteva esser letta come una volontà di vedersi attraverso il tatto, e quindi di percepirsi, dopo il finale assume tutto un altro aspetto. La donna tocca lo specchio con l’intenzione di esperire la figura della sorella, di farla sua, di essere quella persona in toto. Ma la vera domanda è perché? Una possibile risposta è perché sotto le mentite spoglie di una persona con handicap avrebbe avuto meno attenzioni da parte della polizia o della criminalità organizzata, ma di fatto questo non avviene. Una chiave di lettura che però non giustifica la storia e alcune scelte narrative. Analizziamo nel particolare due momenti specifici.
Il bicchiere d’acqua e la fialetta con il veleno
All’inizio del film seguiamo Sofia nella sua quotidianità, tra il lavoro da pianista e la sua routine domestica. Nella cassetta delle lettere trova i biglietti in braille scritti dal padre adottivo. Primo punto: non viene mai svelato se l’uomo sia a conoscenza o meno della sua verità identità, e se la donna abbia mentito anche lui. Secondo punto: in un momento particolare Sofia fa cadere un bicchiere dal comodino, come se non lo vedesse. Eppure è all’interno della sua abitazione, non vista da occhi indiscreti. Perché portare avanti la messinscena? La sceneggiatura di In Darkness – Nell’oscurità si presenta labile in questi punti, e non risponde ai vari quesiti.
Altra scena interessante è il primo incontro tra Sofia e Radic: esattamente nel momento in cui la ragazza potrebbe inserire nel veleno nello champagne. Qui la scrittura si tradisce, perché la protagonista potrebbe benissimo abbassarsi e vedere tranquillamente dove sia caduta la fialetta e portare così a compimento la sua vendetta. Invece, pur di rimanere nella parte perde la sua prima possibilità. Dormer e Byrne si tradiscono su più punti, con buchi di trama e forzature narrative. Anche se, con il senno di poi, Sofia svela la sua identità nella scena in cui apprezza le scarpe di Alexandra Gordon. Sul momento sembra una battuta, in realtà cela tutt’altro. Detto ciò, il plot twist di In Darkness – Nell’oscurità poteva esser usato e contestualizzato meglio all’interno di un piano più complesso.