L’interpretazione di Michelle Williams in Tutti i soldi del mondo
Michelle Williams è di certo una delle migliori cose del film Tutti i soldi del mondo di Ridley Scott. Nella parte di Abigail Harris mostra la determinazione di una madre, una tensione che si dirama sul volto e si estende per tutto il corpo.
Tra scandali e polemiche Tutti i soldi del mondo (qui la recensione) è finalmente arrivato! Il nuovo film del regista Ridley Scott basato su una sceneggiatura di David Scarpa è ispirato a un fatto di cronaca che nel 1973 vide il nipote dell’uomo più ricco del mondo nelle mani criminali di alcuni esponenti della ‘ndrangheta. Il rapimento del giovane Getty, avvenuto a Roma, scosse ampiamente l’attenzione pubblica e mediatica ponendo al centro degli eventi la madre del ragazzo rapito, Abigail Harris, e il magnate Jean Paul Getty, suocero e nonno che alla famiglia ha sempre preferito gli affari.
Un vero avaro, tanto attaccato persino al più insignificante spicciolo da non voler pagare il riscatto per la vita del giovane. Attorno alla sua figura nel film vi è ancora l’alone del mancato Kevin Spacey, anche dopo la sostituzione e la prova da attore che Christopher Plummer ha saputo (come era prevedibile) dimostrare e che lo ha condotto ad una nomination per il migliore attore non protagonista ai Golden Globe. In tutta questa sfilza di notizie, di stupore per lo stravolgimento dei piani d’uscita del film, della sua corsa per rientrare nella stagione dei premi, del denaro speso per apportare le dovute modifiche, è andata però perdendosi una delle vere punte di diamante della pellicola: l’interpretazione eccezionale di Michelle Williams.
Il volto e il corpo in tensione di Michelle Williams in Tutti i soldi del mondo
Attrice classe ’80, la Williams in Tutti i soldi del mondo veste i panni di una madre alla disperata ricerca del figlio rapito, eppure ha un temperamento incredibilmente controllato, equilibrato nonostante la follia degli accadimenti circostanti che la vorrebbero veder crollare. Lasciato il biondo sbarazzino che le appartiene e acconciatasi dalla testa ai piedi per rappresentare al meglio il personaggio veramente esistito di Gail Harris, l’interprete entra nel ruolo con il volto, con il corpo e con il consequenziale atteggiamento, incurvando leggermente le spalle quando si fa pressante il bisogno di chiudersi nel proprio mondo, del tutto estraneo alla sfarzosità dell’essere un Getty.
Michelle Williams restituisce al genitore la dignità che tanto insospettiva i media e i curiosi del caso di rapimento, un’integrità derivata dall’animo solido della donna che si rifletteva sul suo volto e che riporta nel medesimo modo anche l’attrice. Un’espressione dura pronta a sciogliersi soltanto con la risoluzione della sottrazione subita, una tensione che si dirama interamente nel suo corpo; passa nelle gambe, nelle braccia, nel collo, persino nei capelli, tirando come una corda la fisicità di Gail/Michelle, percepibile anche prestando solamente uno sguardo alle mani, spesso portate all’altezza del viso.
La forza di agire si riflette anche nei momenti di attesa tra una chiamata dei criminali e un colloquio con la polizia, una determinazione che diventa gelo alla presenza del suocero Jean Paul Getty. Per quanto esaltata la prestazione di Christopher Plummer – su cui probabilmente l’attenzione è risultata maggiore per motivi che non comprendono solo l’arte della recitazione – la Gail di Michelle Williams riesce a tenere perfettamente testa al miliardario, non rimanendo oscurata dall’ombra del potere che soffoca in maniera pressante le stanze della tenuta inglese del magnate del petrolio, ma soprattutto non permettendo di farsi schiacciare da quell’impero contro cui si era ribellata.
Tutti i soldi del mondo – Un sussulto finale, un’interpretazione da nomination per Michelle Williams
Nessuna soddisfazione, nessun cedimento: il personaggio di Gail non vuole lasciare niente a quel suocero ricco, ma povero di umanità. Proprio perseguendo ciò la Williams dona a Tutti i soldi del mondo il ritratto di una donna intransigente, quadrata, il cui disprezzo per le ricchezze non è mai falso, ma mosso da un trascorso che l’ha condotta fino a quel punto. E dunque neanche una lacrima scorre per le guance di una madre che non necessita di dimostrare alle persone il proprio dolore, ma lo sfrutta come incentivo per ritrovare il proprio figlio.
Per questo è tanto significativa l’inquadratura finale, quello scambio di sguardi tra reale e artefatto. Gail ha riavuto suo figlio, ha ritrovato la pace. Ma il costo di essere stata una Getty, anche solo per un breve periodo di tempo, le ha affaticato la vita. È un sussulto trattenuto, quello che il volto di Michelle Williams fa trasparire, che lo fa leggermente tremare. Un singulto che viene frenato e una bravura recitativa che si muove libera sullo schermo, la quale nasconde un sollievo che sarà per sempre perseguitato da una sorta di maledizione famigliare. Una nomination come Migliore Attrice protagonista ai Golden Globe, che non esclude una possibile quinta candidatura agli Oscar.
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