I 6 film migliori di John Carpenter
Una guida ai film più rappresentativi di John Carpenter, uno dei maestri del cinema horror.
John Carpenter è senza ombra di dubbio uno dei massimi esponenti del cinema horror americano e mondiale, capace di segnare un intero genere cinematografico e, quindi, intere generazioni di appassionati di cinema horror e non soltanto.
Ma quali sono quei film più rappresentativi del suo percorso, quelli che potremmo evidenziare come i migliori film di John Carpenter che andrebbero assolutamente visti? Scopriamolo nella nostra guida.
Una breve sintesi del cinema di John Carpenter
Uno dei principali punti cardine della filmografia del regista americano è sicuramente caratterizzato dallo “stato di assedio”, ovvero quello di ritrovare i suoi “eroi” in uno spazio ridotto a dover combattere per la sopravvivenza. Uno schema ereditato da due dei suoi film preferiti, ovvero La cosa da un altro mondo (1951) e il classico del Western Un dollaro d’onore (1959). Un meccanismo, quello dell’assedio, che il buon Carpenter propone in varie salse e in vari filoni. A partire dal suo Distretto 13 – le brigate della morte (1976), action poliziesco in cui un gruppetto di personaggi deve asserragliarsi all’interno di un distretto di polizia per difendersi dall’assedio di una banda di criminali. Uno stilema narrativo che tornerà anche nel poco celebrato Fantasmi da Marte (2001), dove un manipolo di personaggi (tutori dell’ordine e malviventi inclusi) dovranno difendersi dall’assedio di un’orda di guerrieri sanguinari, sul pianeta Marte.
Anche La Cosa (1981) non fa eccezione, remake per l’appunto del suo amato film degli anni cinquanta, in cui un gruppo di personaggi, su una base artica, deve sopravvivere alla minaccia aliena che serpeggia, mutevole e ferocissima, negli spazi claustrofobici dell’ambientazione. Ed in un certo senso Halloween – la notte delle streghe (1978), attua lo schema dell’assedio, nella sua parte finale, secondo l’ottica della Home Invasion, rappresentata dall’assedio del serial killer mascherato Michael Myers che perseguita la malcapitata protagonista all’interno della casa dove lei lavora come babysitter. Un concetto, quello dell’unità ambientale e della minaccia esterna che campeggia anche ne Il signore del male (1987).
Un altro elemento cardine della cinematografia del regista è il tentativo più o meno costante di inserire sotto tracce politiche all’interno di intrattenimenti cupi e sanguigni, come gli “antieroi” in contrasto con le istituzioni (come nel caso del protagonista di Essi Vivono o l’antieroe criminale salvifico di 1997: Fuga da New York, per citare i casi più celebri), o nei casi delle sottili critiche al consumismo e ai poteri mediatici (ancora una volta Essi Vivono, ma anche Il seme della follia), alle ambiguità della religione e del “culto pagano” (vedi Il signore del male e ancora Il seme della follia).
Al netto di questo breve sunto, andiamo a segnalare quali sono quei titoli di fondamentale importanza per ripercorrere le migliori opere del cinema di John Carpenter, in ordine cronologico.
1. Halloween – la notte delle streghe (1978)
Probabilmente si potrebbe parlare del film più celebre nella filmografia di John Carpenter, conseguentemente uno dei suoi titoli più amati dal pubblico e da tutti gli appassionati di horror.
La storia, tendenzialmente basilare, vede lo psicopatico Michael Myers, fuggito dal manicomio dove era recluso per la strage familiare compiuta da bambino, con indosso un’inespressiva maschera bianca ed una neutra tuta blu scura, mettersi sulle tracce di una giovane babysitter, nella cittadina di Haddonfield, durante la notte di Ognissanti. Uccidendo chiunque gli si pari davanti, tra lui e il suo obiettivo finale.
A dargli la caccia lo psichiatra che lo ha accudito per anni.
Uno degli alfieri del cinema slasher, questo grande Cult movie di fine anni ’70 è l’archetipo di quelle figure mefitiche e inarrestabili del serial killer mascherato che popoleranno molto cinema dell’orrore da lì in avanti.
2. 1997: Fuga da New York (1981)
Il personaggio di Snake Plissken (in italiano trasformato in Jena) interpretato da Kurt Russell è senza dubbio uno degli antieroi più iconici della sua decade e, in larga scala, del cinema di fantascienza action.
Il nostro personaggio rude e dall’occhio bendato è un ergastolano incaricato di recuperare il presidente USA, caduto in una imboscata, col suo elicottero, sull’isola-prigione di Manhattan.
Con una microbomba al collo, per impedirgli tentativi di fuga, Jena ha poche ore per ritrovarlo, in cambio di una fedina penale ripulita.
Fantascienza e avventura metropolitana, cupa, serrata e notturna, per un caposaldo del cinema postapocalittico, tratteggiato con acume ironico nei suoi dialoghi e da un certo pessimismo di fondo.
Calibrato alla perfezione, anche nelle musiche (dello stesso Carpenter), è un perfetto esempio di film di genere che mira a dire qualcosa anche sul potere e farsi in qualche modo satira fanta politica
3. La Cosa (1982)
Su una base artica, un gruppo di esploratori si ritrova vittima di una sinistra e mutevole creatura che pian piano li decima.
Partendo dall’identico soggetto del classico della Fantascienza anni ’50 La cosa da un altro mondo, il buon Carpenter ne imbastisce un remake algido e un po’ statico nelle dinamiche, ma di grande impatto claustrofobico e con un sapiente uso degli spazi, ora vasti e innevati, ora chiusi e angusti, il tutto condito da degli straordinari effetti speciali animatronici che, probabilmente sono il reale valore aggiunto di un’opera scenicamente ineccepibile (la sequenza iniziale tra le nevi col cane e l’elicottero ne è un esempio) e densa di tensione orripilante. Tra i titoli più amati della sua filmografia, pur non necessariamente tra i più stratificati a livello narrativo.
4. Essi Vivono (1988)
Se volessimo identificare il film che più di tutti nella filmografia del regista ha saputo segnare un’epoca, per la sua tessitura fantapolitica e per il suo sottotesto sociale, è questo They Live di fine anni ’80.
La storia è quella di un operaio che trova una scatola di occhiali da Sole, recuperati tra i rifiuti, in grado di smascherare l’identità di esseri alieni insediati nella società umana.
Il risultato è un attacco diretto al capitalismo, allo “yuppismo” dell’era Reagan, alla manipolazione consumistica dei media, con cui il film di Carpenter recupera e rigenera i cliché della Fanta-politica anni ’50, quando il terrore arrivava dal nemico comunista e attua la sua rivoluzione dalla classe operaia, attraverso un “film di genere” di culto assoluto, divenuto tale in maniera postuma.
Uno dei maggiori Cult movie del suo decennio.
5. Il seme della follia (1994)
Le vicende di un detective che indaga su un fantomatico scrittore di romanzi horror si intrecciano in un gioco di realtà e immaginazione, di lucidità e follia.
In the mouth of madness potrebbe essere definito il film più ambizioso e, certamente, tra i più belli (se non il migliore) dei film di John Carpenter.
Ci troviamo di fronte ad un apologo pre apocalittico sul potere dell’affabulazione, un omaggio alla sublimazione della manipolazione e, al contempo, un’accusa al potere della carta stampata, con delle reminiscenze dalla letteratura lovecraftiana, ma anche una piccola critica sulla follia di massa, sui media, una parabola che culmina con una straordinaria scena metacinematografica, in cui il protagonista guarda se stesso al cinema, in una sala completamente vuota.
Una curiosa metafora su quello che è il potere mediatico che un’opera (letteraria, filmica, televisiva) possa ottenere nelle vite (e sulle menti) della popolazione mondiale, in cui è emblematica la frase “Sono più quelli che credono alla mia opera che quelli che credono nella Bibbia” recitata dal mefistofelico personaggio di Cane: una sorta di “parodia” non troppo celata del mito di Stephen King.
6. Cigarette Burns – Incubo mortale (2005)
Realizzato per la serie tv antologica Masters of Horror, questo film televisivo di poco meno di un’ora di durata merita di essere segnalato tra i titoli più suggestivi e inquietanti della filmografia del regista. Un ambiguo collezionista di film “maledetti” e di rara reperibilità commissiona a uno scout la ricerca di un film leggendario, creduto distrutto. La ricerca si rivelerà pericolosa e misteriosa.
Il film risulta una torbida opera metacinematografica, con echi ancora una volta lovecraftiani, che riesce a fondere l’indagine da film noir con dei territori metafisici e orrorifici.