John Carpenter: i film migliori da Halloween a La Cosa
Da Distretto 13 - Le brigate della morte a The Fog passando doverosamente per Halloween e La Cosa: 10 film da vedere del grande regista John Carpenter, 70 anni il 16 gennaio 2018 e una carriera invidiabile
John Carpenter: regista, musicista, compositore, produttore cinematografico, attore, montatore e sceneggiatore, è uno dei registi più brillanti del cinema moderno, nonché visionario e creatore di saghe come Halloween – La notte delle streghe o di personaggi come Jena Plissken.
Nei suoi film i tratti distintivi sono caratterizzati da fotografia e illuminazione minimalisti, una macchina da presa non eccessivamente mobile, senza dimenticarsi però di ottimi piani sequenza e colonne sonore d’effetto, composte da lui stesso. I suoi film glorificano spesso degli anti-eroi, personaggi di estrazione proletaria in aperto contrasto con le istituzioni, e i suoi soggetti hanno spesso tematiche che riflettono una forte critica sulla società capitalistica americana; ma quali sono le dieci pellicole dirette da Carpenter assolutamente da non perdere?
La filmografia di John Carpenter in 10 film da vedere assolutamente
John Carpenter – Assault on precinct 13 (Distretto 13 – Le brigate della morte) del 1976
Per alcune scene di violenza e gore oltre limite, il film si è guadagnato un posto di riguardo nella corrente della shoxploitation.
Nel 2005 ne è stato girato un remake, mentre lo stesso Carpenter ne ha girato un “newquel” futuristico nel 2001, Fantasmi da Marte.
Il secondo film del regista contiene tutti i punti distintivi che matureranno nel corso della carriera, il suo amore per il cinema western, per lo splatter, per i futuri distopici e per i problemi socio-politici della società americana.
Una pellicola che, seppur datata, mantiene intatto il suo fascino e ancora oggi rappresenta un punto fermo a cui ispirarsi per numerosi registi in tutto il mondo.
John Carpenter – Halloween (Halloween – La notte delle streghe) del 1978
Girato in soli 20 giorni nella primavera del 1978 e con un budget di 300.000 dollari, il film fruttò oltre 50 milioni di dollari nelle sale e diventò uno dei film indipendenti di maggior successo nella storia.
Sempre vicino alle critiche sociali presenti nei film di Carpenter, si sostiene che Halloween sia una critica sociale alla scarsa moralità dei ragazzi americani durante gli anni settanta, sottolineando il fatto che molte delle vittime di Myers praticano la promiscuità sessuale o abusano di sostanze stupefacenti, mentre l’eroina solitaria è presentata come casta e innocente.
La pellicola è uno degli esempi più famosi degli slasher a basso costo anni ’70, con la presentazione di uno dei primi personaggi icona presente non solo nel primo film ma anche nei successivi episodi del franchise (se si esclude il secondo capitolo).
John Carpenter – Fog – Nebbia Assassina del 1980
Secondo film del regista interpretato da Jamie Lee Curtis che, lanciata dal precedente Halloween – La notte delle streghe, affianca Janet Leigh. A differenza di quanto si possa immaginare e nonostante sia un horror a tutti gli effetti, The Fog è sostanzialmente una pellicola romantica, in cui Carpenter non solo gioca con le ombre e con le atmosfere aiutate (neanche a dirlo) dalla nebbia onnipresente ma anche con la storia, regalandoci un film dal forte impatto emotivo in cui i mostri risultano più umani degli umani stessi.
John Carpenter – Escape From New York (1997 – Fuga da New York) del 1981
La pellicola introdusse l’iconico personaggio di “Snake” Plissken, l’antieroe interpretato da Kurt Russell, che sottolinea nuovamente lo stretto rapporto tra John Carpenter e il cinema di fantascienza, rappresentando su schermo un mondo disagiato e con vari problemi socio-politici e ambientali.
Il personaggio tornerà nel sequel/parodia/Remake Fuga Da Los Angeles, dove il regista smorzerà i toni della pellicola, rendendo il tutto molto più leggero e con meno frecciatine verso il sistema politico statunitense rispetto al suo predecessore.
John Carpenter –The Thing (La Cosa) del 1982
Liberamente tratto dal racconto horror-fantascientifico La cosa da un altro mondo di John W. Campbell, la pellicola di Carpenter è una delle pietre miliari del cinema di fantascienza, ricco di riferimenti a tematiche politiche tanto care al regista.
La trama del film verte sulla disgregazione dell’umanità e sulla diffidenza verso il prossimo, ma in realtà si spinge oltre, spostando il conflitto dall’interno dei rapporti umani e all’interno dei corpi: la creatura li avvolge e li invade, penetra al loro interno deformando e lacerando ossa e tessuti, trasformandoli alla fine in rappresentazioni corporee al limite dello splatter, con trasformazioni disgustose quanto geniali.
John Carpenter – Christine – La macchina infernale del 1983
Basato sull’omonimo romanzo di Stephen King, il film di John Carpenter vince la scommessa a cui pochi avrebbero creduto: rendere una macchina posseduta realmente inquietante come antagonista all’interno di un film.
Carpenter sorvola sulla nascita della demoniaca vettura e ci catapulta subito in un mondo dove l’orrore è più tangibile che mai, con uno stile onirico e inquietante.
John Carpenter – Big trouble in Little China (Grosso guaio a China Town) del 1986
Nell’idea originale degli sceneggiatori, il film avrebbe dovuto essere ambientato nel vecchio west e avere per protagonista il classico cowboy senza passato che arriva in città e libera la ragazza dalle grinfie del malvagio stregone Lo Pan. Riportato ai giorni nostri e condito da elementi orientaleggianti inediti per il cinema del periodo, il film si è rivelato un cocente insuccesso commerciale incassando negli USA solo 11 milioni di dollari.
Resta tutt’ora uno dei film cult degli anni ’80 e ’90, con la sua miscela di humor, azione, orrore e fantasy nonché uno degli esempi più lampanti di come un film dichiarato flop possa in realtà essere un capolavoro.
John Carpenter – They Live (Essi Vivono) del 1988
Tratto dal racconto del 1963 Alle otto del mattino di Ray Nelson, riconferma John Carpenter come uno dei registi più visionari del panorama mondiale.
Il tema trattato nella pellicola, questa volta, verte a sottolineare il consumismo americano, di come il mondo vada molto veloce e di come le persone non si rendano conto di ciò che li circonda. Pur regalandoci nuovamente uno stile visivo unico, a differenza di quanto visto in La Cosa qui la forma aliena ha una fisicità umanoide, sebbene il viso sia mostruosamente deturpato: di conseguenza vengono abbandonate le scene splatter scegliendo un lato estetico che vada dritto al punto (non a caso gli alieni sono tutti benestanti o persone importanti all’interno della società).
John Carpenter – In the Mouth of Madness (Il seme della follia) del 1994
Il film è il terzo capitolo della Trilogia dell’Apocalisse ed è considerato da molti come il capolavoro del regista statunitense, ispirato ai racconti e romanzi di Howard Phillips Lovecraft.
Partendo dal titolo originale, notiamo una somiglianza con le opere dello scrittore, il primo riferimento è a Alle montagne della follia (At the Mountains of Madness in originale), così come altri titoli dei libri di Cane; la scena di apertura, con il protagonista in manicomio e la storia vera e propria raccontata in flashback, è una tecnica utilizzata diverse volte da Lovecraft, inoltre sono presenti vari riferimenti ai miti di Cthulhu.
John Carpenter – Vampires del 1998
Tratto dal romanzo Vampire$ di John Steakley, il film è caratterizzato fortemente da elementi del cinema western di Howard Hawks e John Ford.
La rivisitazione del tema del vampiro, visto a tutti gli effetti come un predatore, un animale che si muove nelle tenebre non per rendersi affascinante davanti a faciulle indifese ma esclusivamente per cacciare e per sopravvivere.
I forti elementi western (tutta la pellicola è praticamente ambientata tra Motel e deserto) vengono alternati a scene splatter dal forte impatto visivo, scelte che al momento dell’uscita del film hanno svecchiato in un certo senso il mito del vampiro.
Con il raggiungimento dei 70 anni di età, John Carpenter è uno degli esempi di come un regista che ha visto la sua massima espressione artistica a cavallo tra gli anni ’80 e ’90, possa tutt’oggi reinventarsi totalmente e rimanere al passo con i tempi all’interno di un cinema in cui le idee scarseggiano e i registi di genere si possono contare sulle dita di una mano.