Un mito di nome John Wayne: le cinque migliori interpretazioni
Sono passati più di 35 anni da quando un male incurabile portò via al firmamento del cinema una delle sue stelle più grandi, ovvero quella di John Wayne. Anche se non è più fra noi da tanto tempo, la luce di questo straordinario attore non si è mai spenta per davvero, e grazie alla magia del cinema abbiamo la possibilità di rivederlo in azione ogni volta che lo desideriamo. Indissolubilmente legato (ma non limitato) al genere western e alla cinematografia del suo mentore John Ford, John Wayne ha regalato agli appassionati interpretazioni memorabili in pellicole assolutamente indimenticabili, donando ai personaggi da lui interpretati diversi valori che lo contraddistinguevano nella vita reale, come il senso dell’onore e dell’eroismo, il nazionalismo e il conservatorismo, ideali che spesso lo hanno portato a non essere visto di buon occhio da colleghi dalle diverse idee politiche e sociali. Per omaggiare questo mitico attore, abbiamo scelto per voi le cinque performance migliori della sua straordinaria carriera.
Le cinque migliori interpretazioni della strepitosa carriera di John Wayne
Iwo Jima, deserto di fuoco (1949)
Con Iwo Jima, deserto di fuoco di Allan Dwan, John Wayne conquista la sua prima meritata nomination all’Oscar per la sua performance nei panni del Sergente John M. Stryker, che sarà fonte di ispirazione per il pari grado Hartman di Full Metal Jacket. Il film è un modo per rileggere la storia americana immediatamente precedente e la celebre battaglia avvenuta nell’isola giapponese di Iwo Jima, che portò all’altrettanto celebre fotografia in cui sei marine issano la bandiera americana sul monte Suribachi. Il nostro ci mette del suo, portando su schermo un personaggio caratterizzato da grande rigore e severità durante l’addestramento dei suoi uomini, ma che lascia trapelare anche umanità ed empatia verso le proprie reclute, venendo da loro ricambiato con grande stima e rispetto per i suoi fondamentali insegnamenti.
Be’, mi pare che ognuno debba portare la sua croce!
Sentieri selvaggi (1956)
La carriera di John Wayne raggiunge uno dei punti più alti con l’immortale capolavoro di John Ford Sentieri Selvaggi, pellicola seminale per temi e per la particolare dilatazione dei tempi narrativi. Stavolta ci troviamo a pochi anni dal termine della terribile guerra di secessione americana, e il nostro dipinge un indimenticabile ritratto di un classico duro dal cuore d’oro, di cui intuiamo un passato ambiguo e difficile, vediamo tutta la voglia di vendetta e rivalsa nei confronti degli assassini dei suoi cari e di cui infine apprezziamo i forti e sinceri sentimenti che a fatica trapelano da una scorza fatta di rabbia e apparente aridità. Indimenticabile la conclusione della pellicola, in cui John Wayne da dietro una porta chiude idealmente il cerchio del proprio personaggio, omaggiando al tempo stesso la scomparsa star Harry Carey con una sua tipica movenza.
Andiamo a casa, Debbie!
L’uomo che uccise Liberty Valance (1962)
John Wayne si unisce al suo storico amico John Ford e a un’altra stella del cinema come James Stewart per L’uomo che uccise Liberty Valance. In questa strepitosa rilettura del genere western e dei suoi canoni, il nostro si distingue per la sua caratterizzazione di un eroe fragile e sentimentale, che rimane fedele ai suoi valori e alla sua storia ma che al tempo stesso viene messo davanti al tramonto di un’epoca e di un certo modo di intendere la vita e la società. Est e Ovest, legalità e anarchia, barbarie e civiltà, tradizione e progresso si incontrano e scontrano in uno straordinario racconto morale dai toni crepuscolari e dal sapore amaro e nostalgico.
Qui siamo nel West, dove se la leggenda diventa realtà, vince la leggenda.
Il Grinta (1969)
A 63 anni di età John Wayne conquista i suoi primi e unici Oscar e Golden Globe grazie alla sua prova nei panni di Reuben Cogburn ne Il Grinta, che avrà anche un sequel nel 1975 con Torna “El Grinta” e un remake dei fratelli Coen nel 2010 con protagonista Jeff Bridges. L’attore americano incanta gli appassionati nei panni di uno sceriffo cieco da un occhio e in evidente declino fisico, ma comunque in grado di essere una guida attenta e carismatica per una ragazzina in cerca di giustizia per l’assassinio di suo padre. Una prova dai risvolti autobiografici e dal forte sapore nostalgico da parte di John Wayne, che mostra anche le sue doti ironiche e autoironiche, ricevendo un premio che ha il sapore di riconoscimento per un’intera carriera ,ma che ha comunque il merito di incidere per sempre negli annali il nome di una leggenda della settima arte.
Quel dannato texano. Quando ne hai bisogno, lui muore.
Il pistolero (1976)
Finzione e realtà si mescolano in maniera commovente ne Il pistolero di Don Siegel, che segna il commiato al cinema e alla vita di John Wayne. Il nostro recita al fianco di altre star come James Stewart, Lauren Bacall e Ron Howard in un ruolo che ha nuovamente diversi risvolti autobiografici, visto che l’attore lo interpreta sapendo di essere malato in fase terminale come il personaggio da lui impersonato. Il nostro interpreta il suo ultimo grande (anti)eroe, ancora agguerrito e in cerca di vendetta nonostante gli anni sulle spalle e l’approssimarsi della sua fine. Il pistolero è una pellicola triste, malinconica e quasi dolorosa, davanti alla quale diventa difficile trattenere le lacrime anche per i non appassionati della carriera di John Wayne. È la fine di una vita, di un intero genere e di una fantastica carriera, che continua ancora oggi a fare sognare e innamorare del cinema intere generazioni di appassionati.
In tutta la mia vita non ho mai sparato a un uomo che non se lo meritasse.