Kevin Spacey: le 5 migliori interpretazioni della sua eclettica carriera
Se pensiamo a Kevin Spacey, la prima cosa che ci viene in mente è sicuramente la sua perfida e diabolica interpretazione di Frank Underwood in House of Cards. Spesso tendiamo a ricordare un particolare ruolo che tende a caratterizzare un attore pluripremiato di fama internazionale, e a “dimenticare” tutto quello che ha fatto prima. Per Spacey occorre precisare che la serie tv non è altro che un tassello da aggiungere alla sua ricca carriera.
Kevin Spacey, il cui vero nome è Kevin Spacey Flower, è nato il 26 Luglio 1959 a South Orange, in New Jersey. La rivelazione della sua vita avviene a 12 anni quando incontra il suo mentore Jack Lemmon, in occasione di un workshop, con cui reciterà anni dopo nell’opera teatrale Lungo Viaggio Verso La Notte nel 1986. Il grande attore incoraggiò il giovane Spacey ad andare a studiare recitazione a New York, in quanto secondo lui era nato per fare l’attore.
Dal teatro passa alla televisione per poi approdare al cinema nel 1986 in Heartburn – Affari di Cuore, anche se in un ruolo secondario. Successivamente inizia a sviluppare la fama di caratterista in numerose pellicole, interpretando ruoli di supporto inusuali ed eccentrici, tra cui possiamo menzionare Americani di James Foley (1992), C’eravamo tanto odiati di Ted Demme (1994), e Il prezzo di Hollywood di George Huang (1994).
Nonostante sia difficile scegliere i ruoli migliori interpretati da Kevin Spacey, considerata la sua vasta carriera, oggi, in occasione del suo 57esimo compleanno, abbiamo provato a stilare una lista delle sue 5 migliori performance.
Kevin Spacey: le 5 Migliori performance cinematografiche dell’enigmatico protagonista di House of Cards
I Soliti Sospetti (1995)
Kevin Spacey interpretò l’enigmatico e invalido delinquente Roger “Verbal” Kint in I Soliti Sospetti, thriller diretto da Bryan Singer (Superman Returns, X-Men Apocalisse) nel 1995. La pellicola venne presentata nella sezione Fuori Concorso al 48° Festival di Cannes.
L’interpretazione impeccabile del personaggio, valse a Spacey il primo Oscar nel 1996 nella categoria Miglior attore non protagonista. La parte di Verbal Kint fu scritta appositamente per l’attore, che invece avrebbe desiderato vestire i panni dell’ex poliziotto corrotto Dean Keaton o l’agente di polizia David Kujan.
Per calarsi totalmente nel ruolo dell’invalido Verbal, Kevin Spacey consultò esperti di paralisi cerebrale, e per caratterizzarlo, rendendo la disabilità del personaggio, decise di incollarsi insieme le dita della mano sinistra.
Seven (1995)
Nello stesso anno de I Soliti Sospetti, Kevin Spacey recitò anche in Seven, thriller drammatico diretto da David Fincher, in cui l’attore affiancò un cast composto da Morgan Freeman, Brad Pitt, e Gwyneth Paltrow.
L’attore vestì nuovamente i panni di un delinquente, il serial killer John Doe. Spacey, nei pochi minuti in cui lo vediamo nella pellicola, riesce a catturare completamente l’attenzione su di sé, tanto da aggiudicarsi vari premi per la sua performance.
All’inizio del film, nei titoli di testam non compare il nome dell’attore per sua decisione e dello stesso regista, poiché volevano che la sua entrata in scena e la sua identità sorprendessero il pubblico.
L.A. Confidential (1997)
Nel 1997 Kevin Spacey interpretò il Sergente Jack Vincennes nella trasposizione cinematografica del romanzo di James Ellroy, L.A. Confidential, diretto da Curtis Hanson. La pellicola ottenne ben 9 nomination agli Oscar del 1998, di cui ne vinse due nelle categorie Miglior attrice non protagonista e Migliore sceneggiatura non originale.
L.A. Confidential segue, attraverso un montaggio parallelo, le vicende di tre diversi detective che poi alla fine risulteranno intrecciate tra di loro. Tra di essi c’è anche il personaggio interpretato da Spacey, un sergente che aveva dei legami con la stampa scandalistica.
Kevin Spacey, su direttive del regista, dovette recitare come se fosse il cantante e attore statunitense Dean Martin. Ancora una volta, l’attore dette prova della sua bravura confermando il suo talento nell’industria Hollywoodiana e riuscendo a far apprezzare un personaggio difficile e a tratti anche sgradevole.
American Beauty (1999)
Kevin vinse per la seconda volta l’Oscar, stavolta come Miglior attore protagonista, per il ruolo di Lester Burnham in American Beauty, diretto da Sam Mendes. L’attore dedicò il suo discorso di ringraziamento proprio al suo mentore Jack Lemmon, ringraziandolo per i preziosi consigli che ricevette quando era solo un giovane ancora allo sbaraglio.
Nella pellicola Spacey interpretò il memorabile e sarcastico padre di famiglia Lester Burnham, il quale a seguito di un’infatuazione per la compagna di scuola della figlia, stravolge la sua vita rifiutando tutto ciò che aveva raggiunto fino a quel momento.
L’attore, per caratterizzare il ruolo, decise di ispirarsi ai gesti comici e talvolta impacciati dell’attore Walter Matthau, e per mostrare il cambiamento fisico del suo personaggio, da trascurato a tonico, si sottopose ad un duro allenamento.
Mendes volle anche che Spacey prendesse come modello la performance del mentore Jack Lemmon nel film L’Appartamento, dal punto di vista prettamente fisico: come si muoveva, che postura assumeva, e il modo in cui osservava.
K-PAX (2001)
Ispirato all’omonimo romanzo scritto da Gene Brewer e diretto da Iain Softley, K-PAX vide Kevin Spacey in un ruolo diverso dal solito: l’alieno Prot.
La pellicola narra le stravaganti vicende di Prot/Robert Prot, un uomo convinto di essere un extraterrestre, che decide di venire a visitare la Terra solo per curiosità.
Kevin Spacey, nei panni di Prot, si esibì in poetici monologhi, intensi e anche a volte provocatori, come se volesse rendere il suo personaggio un poeta contemporaneo. L’attore riuscì anche stavolta ad immedesimarsi nel folle ruolo, dichiarando di essersi innamorato follemente di questo strano personaggio.
E voi? In quale ruolo avete preferito questo straordinario attore? Fatecelo sapere nei commenti!