L’attimo fuggente: il significato del film con Robin Williams
L'attimo fuggente porta al centro temi profondi, riflessioni intime sul tempo che passa, sulla scoperta di sé, sulla capacità di guardare il mondo, le situazioni, se stessi da altre angolazioni.
Ci sono film che hanno un valore al di là dello stile, della regia, del cast, ci sono film che non devono essere spiegati perché hanno un significato di per sé, film che assurgono a simbolo di qualcosa, di una generazione, di un’epoca; fa parte di questa categoria L’attimo fuggente, la pellicola di Peter Weir, con Robin Williams, nel ruolo del professor Keating. Che cosa insegna un film come questo? Cosa può ancora “insegnare” in anni così lontani da quegli anni ’60 di cui il film parla?
Il significato di un “carpe diem” struggente e doloroso
L’attimo fuggente porta al centro temi profondi, riflessioni intime sul tempo che passa, sulla scoperta di sé, sulla capacità di guardare il mondo, le situazioni, se stessi da altre angolazioni. La storia del professor Keating e dei suoi ragazzi è un cult per molti, per chi è giovane e per chi lo è stato; l’uomo insegna ai suoi allievi ad avere un pensiero speciale, il proprio, un pensiero di rottura che si scontra con quello degli altri, della società ancora conservativa degli anni ’60.
Keating è il professore che tutti vorrebbero avere, la poesia grazie ai suoi metodi anticonformisti (la prima volta che vede i suoi studenti li porta di fronte alle foto di vecchie classi e li invita a vivere la vita quando è il momento, citando il “carpe diem” oraziano, poi li invita a strappare le pagine del libro di testo perché non esistono classifiche, regole fisse per comprendere il valore di un artista), arriva al cuore dei ragazzi, si fa amare da loro e fa amare loro la poesia. Keats, Whitman, Shakespeare diventano nuovi amici, scontrandosi con la disciplina e gli insegnamenti rigorosi del college. Todd, Neil, Charlie, Knox, Meeks e gli altri riscoprono un nuovo entusiasmo per la poesia, l’arte e la letteratura e, grazie alle parole, ai versi, e al nuovo mentore si sentiranno protetti ma anche liberi di affrontare la loro guerra per crescere e (ri)trovarsi.
Il racconto di un insegnante che vuole che i suoi studenti imparino ad essere liberi, nonostante tutto
“O Capitano, mio Capitano“
Keating diventa il “Capitano” dei suoi allievi ma è anche loro compagno di vita; l’insegnate mostra di interessarsi ai loro pensieri, alle loro inclinazioni, a ciò che quei giovani hanno da dirgli. Egli sta dentro al gruppo, composto da ragazzi con caratteri diversi, nonostante sia un adulto, è dalla loro parte e li sostiene. Todd, Neil, Charlie, Knox, Meeks stringono un’amicizia solida, intensa anche e forse sopratutto grazie alla “setta” dei poeti estinti che loro rifondano – e di cui faceva parte da ragazzo Keating -: si incontrano in una caverna, di nascosto, di notte e lì, finalmente, sono liberi di esprimersi, creare, sognare, lontani da tutto e da tutti, da regole che sanno di vecchio e da schemi antiquati.
Ognuno a proprio modo cresce, rompe catene: c’è chi si innamora, chi vive coraggiosamente prendendo colpi in faccia dai “grandi”, chi trova fiducia in se stesso. Neil è colui che riesce a intendere più profondamente le parole di Keating e si iscrive, cosa che avrebbe voluto fare da tanto tempo, ad un corso di teatro, si prende cura della parte più autentica di sé, andando contro a ciò che avrebbe voluto suo padre che non comprende l’inclinazione del figlio e tenterà di impedirgli in ogni modo di essere felice. La storia di Neil è tragica, dolorosa, e lascia strascichi nella vita di tutti.
La forza potente e poetica di un inno alla vita
“Andai nei boschi perché volevo vivere con saggezza, in profondità, succhiando tutto il midollo della vita, […] per sbaragliare tutto ciò che non era vita e per non scoprire, in punto di morte, che non ero vissuto.”
Un altro elemento importante de L’attimo fuggente è riassunto proprio da questi versi di Thoreau, recitati da Neil, che sono un invito a vivere la vita a pieno. Quel “succhiare il midollo della vita” è ciò che cerca di insegnare Keating ai suoi ragazzi: non bisogna mai omologarsi, abbassare la testa, fare ciò che gli altri ti impongono di fare. Questo da giovani può essere tanto facile quanto complicato se non si è pronti a farlo o se non si è così maturi da poter ricevere le conseguenze di tale modo di vivere. Keating spinto dall’amore per la gioventù e da quello per l’insegnamento, fa di tutto per aiutare i suoi alunni che lui vuole liberi pensatori, capaci di percorrere la propria strada, e per fare questo li smuove e li incita a trovare la loro identità, non pensando, in buona fede, che questo avrebbe potuto essere di danno per qualcuno.
Un finale in cui gli allievi dimostrano a Keating che non tutto è andato perso
Quando il gruppo e Keating devono fare i conti con una tragica realtà, in chi guarda nasce un sentimento d’ingiustizia perché lo spettatore è parte di quella classe, vive di quella passione e di quella genuinità tutta giovanile. La drammatica svolta ad un certo punto del film viene però addolcita o almeno resa più sopportabile da una delle scene più poetiche della pellicola quando Keating incontra i suoi ragazzi nel finale. Proprio Todd, il più timido tra i suoi allievi, sale in piedi sul banco per dimostrare all’uomo di aver capito il suo insegnamento, che nulla è stato vano, che ogni parola ha fatto breccia nei loro cuori e nelle loro menti. I versi di Witman, scritti per Lincoln, sono metafora di tutto L’attimo fuggente e ne si può capire l’importanza proprio dalla reazione di Keating, misto di commozione, affetto e tristezza perché capisce sia ciò che ha lasciato loro ma anche ciò che ha perso.
La portata di questo momento racchiude il significato di tutto il film, in quella ribellione c’è un messaggio fatto di umana passione, di amore per la vita, per la giustizia e per l’amicizia. Allo spettatore resta proprio questo afflato di libertà in cui c’è l’idea di vita di Keating e dei suoi poeti per cui l’esistenza è fatta prima di tutto di affermazione di sé e di rapporti autentici.