L’ultima discesa: la storia vera che ha ispirato il film
Ispirato a una vicenda realmente accaduta, L’ultima discesa racconta una storia di sopravvivenza in un ambiente inospitale, dimostrando le capacità dell’essere umano di riuscire a superare le insidie grazie a coraggio, forza e ingegno.
L’ultima discesa è solo una delle tante vicende drammatiche che si inserisce all’interno di quel filone che esplora i limiti dell’essere umano e le sue innate capacità di sopravvivere negli ambienti più ostili del nostro pianeta. Sulla scia di altri suoi predecessori, ugualmente intenzionati ad esporre la resistenza dell’uomo alle più disperate avversità climatiche, il film è a tutti gli effetti un one-man show coadiuvato solamente dai ricordi del protagonista che richiama da vicino la pellicola di Danny Boyle 127 ore ma, differendo per l’ambientazione in una landa ghiacciata a 6 gradi sotto zero.
Ispirato a una storia storia, L’ultima discesa, diretto da Scott Waugh, racconta la terribile disgrazia capitata al campione di hockey Eric LeMarque e ci mostra in maniera romanzata come egli sia sopravvissuto a un viaggio in solitaria che poteva avere una fine ancora più tragica. La sua esperienza molto vicina alla morte viene poi narrata nell’omonima biografia, scritta dallo stesso LeMarque in collaborazione con David Seay, pubblicata in Italia da Sperling & Kupfer nel Gennaio del 2018. Andiamo ora a scoprire insieme la sua vita e la storia che ha ispirato il film.
L’ultima discesa: la storia vera tratta dall’autobiografia di Eric LeMarque
Il film racconta la storia di Eric LeMarque, che inizia la sua carriera di giocatore di hockey nella squadra universitaria di Northern Michigan nel 1986. Dopo essere stato selezionato, appena diciassettenne, durante il Draft della National Hockey League dai Boston Bruins, nel 1990 si trasferisce in Europa per entrare a far parte dell’hockey team francese dei Briancon nella Ligue Magnus. Nel 1994 viene scelto dalla nazionale per giocare durante i giochi olimpici invernali di Lillihammer e, dopo aver giocato per diverse squadre europee, termina la sua carriera con gli Arkansas Glaciercats nel 1999. Un giocatore come tanti che forse molti non ricorderebbero così bene se non fosse per la sfortunata vicenda accadutagli successivamente al suo ritiro. Subito dopo aver abbandonato il mondo dell’hockey, Eric comincia a praticare snowboarding con l’idea di partecipare agli X-Games. Sarà proprio questa sua nuova passione che lo porterà ad esplorare, in solitaria, paesaggi mozzafiato ma incredibilmente pericolosi.
Il 6 Febbraio 2004, il giovane decide di trascorrere una giornata a fare snowboard tra le montagne dell’High Sierra in California, ambiente totalmente gelato e circondato solamente da una selvaggia desolazione. Improvvisamente, Eric viene sorpreso da una tormenta di neve che ben presto si ritrova disorientato e bloccato dalla tempesta con l’approcciarsi della notte. Da quel momento in poi, la situazione inizierà a peggiorare sempre più, anche a causa della forzata astinenza dalle droghe. Il film si focalizza totalmente sulla tragedia avvenuta e sullo spirito di sopravvivenza che permette a Eric di uscire in buona parte incolume dalla spiacevole situazione, inserendo solo di rado alcuni accenni alla sua precedente carriera sportiva da giocatore di hockey o della sua dipendenza da metamfetamine per mezzo di una serie di brevi flashback.
L’ultima discesa: una storia di sopravvivenza e riscoperta di sé
Equipaggiato solo con un cellulare scarico e una scatola di fiammiferi bagnati, LeMarque sopravvive per otto giorni a temperature che raggiungono i meno dieci gradi durante la notte. Vivendo in igloo improvvisati e cibandosi solamente di pinoli e cedro, Eric riesce dopo più di una settimana a percorrere 10 miglia attraverso scalate e camminate in mezzo alla neve alta e quasi insormontabile, con temperature rigide e implacabili e debellando i conseguenti rischi di ipotermia e assideramento. Il giovane ha affermato che in quelle condizioni ha trovato Dio e, forse per fortuna o per voglia di vivere, ha trovato la strada per tornare all’area sciistica di Mammoth Mountain dove è stato recuperato e portato immediatamente in un ospedale vicino. Nonostante i migliori sforzi dell’equipe medica, è stato necessario amputargli entrambe le gambe sotto le ginocchia a causa della prolungata permanenza in mezzo alla neve che ha portato al congelamento degli arti inferiori.
La disavventura vissuta dall’ex campione – raccontata ne L’ultima discesa – non ha rappresentato solamente una sfida contro le forze della natura e un’occasione per mettere in atto le sue disperate capacità di sopravvivenza in ambienti estremi, ma si è rivelata come una prova per riscoprire se stesso e per riflettere sulle scelte sbagliate che aveva commesso o che stava, in quel momento, compiendo, come la dipendenza dalle droghe e l’egoismo che lo stava isolando dai suoi familiari. Queste ultime erano verità che prima o poi doveva affrontare, con le quali si è dovuto scontrare senza possibilità di rifiuto ma che lo hanno aiutato ad essere una persona migliore, rinata e più consapevole di sé, diventando perfino un esempio per le altre persone attraverso la suo autobiografia e, successivamente, grazie a questo film.