L’uomo invisibile: ecco com’è stato girato lo straordinario thriller con Elisabeth Moss
Un film decisamente difficile da realizzare...
È stato uno dei film più visti della stagione cinematografica 2020. Stiamo parlando de L’uomo invisibile, il film a metà tra thriller e horror con protagonista Elisabeth Moss. Basato sull’omonimo romanzo di H. G. Wells e reboot dell’omonimo adattamento cinematografico del 1933, L’uomo invisibile narra le vicende di Cecilia Kass, una donna intrappolata da anni in una relazione violenta e degradante con il ricco uomo d’affari Adrian Griffin. Dopo essere scappata, Adrian si suicida lasciandole 5 milioni di dollari.
Da quel momento in poi, nella vita di Cecilia iniziano ad accadere strani eventi come: il fornello con cui ha appena cucinato la colazione prende fuoco, avverte una presenza invisibile che la osserva mentre dorme, durante un colloquio di lavoro scopre che i suoi disegni. Cecilia inizia così a sospettare che Adrian ha trovato un modo per diventare invisibile così da continuare a perseguitarla. Ma come ha fatto un uomo invisibile a prendere vita sul grande schermo? Scopriamolo insieme!
Com’è stato girato L’uomo invisibile?
Nel film di oggi siamo ormai abituati a vedere massicci effetti speciali ed un utilizzo sempre maggiore di CGI. Il regista de L’uomo invisibile, Leigh Whannell, ha dovuto svolgere un lavoro davvero impeccabile sul set per dare vita ad un villain totalemente invisibile. Whannell e il suo team hanno combinato diverse tecniche della vecchia scuola e tecniche decisamente moderne, tipo la CGI. Alcune scene, infatti, sono state girate con una figura completamente vestita di verde, mentre altre sono state realizzate con un semplice spago. Ecco le parole del regista:
Nelle scene di combattimento c’è un miscuglio di cose. Elisabeth veniva trascinata, ad esempio, da uno stuntman in tuta verde che poi è stato rimosso digitalmente. In altre abbiamo usato pezzi di corda per chiudere o aprire improvvisamente una porta, per tirar via da un armadietto un oggetto. Utilizzare queste tecniche mi ha fatto capire che non importa come realizzi un effetto visivo, quello che conta è il risultato finale.