La battaglia dei sessi: la storia vera che ha ispirato il film con Emma Stone e Steve Carell
La battaglia dei sessi è un film del 2017 con Emma Stone e Steve Carell, ma è anche il nome di una celebre partita di tennis del 1973.
Tra altissima competizione sportiva e lotta per i diritti delle donne, La battaglia dei sessi, film del 2017 con Emma Stone e Steve Carell, racconta di una famosa partita di tennis disputata nel settembre del 1973 tra Billie Jean King e Bobby Riggs. Lei era una campionessa di tennis al top della sua carriera e femminista convinta, lui, più grande di lei di 25 anni, era un ex tennista e scommettitore incallito che cercava un po’ di fama. Questa partita, di cui molti sapranno già il finale, tenne incollati 30 mila spettatori dal vivo e allo schermo 90 milioni di telespettatori. Dopo 44 anni l’acclamata coppia di registi Jonathan Dayton e Valerie Faris (Little miss sunshine) hanno deciso di girare il biopic cinematografico dedicato a questa battaglia giocata sul campo da tennis e sul campo dei diritti, addentrandosi nelle vite private dei due protagonisti, offrendo quindi una ricostruzione dei fatti storici e un approccio drammatico.
Quali furono le premesse che diedero vita all’epico match del ’73?
La battaglia dei sessi, così come fu rinominato il match, descrive sia il dramma in campo che il tumulto personale del dietro le quinte che colpì le due leggende del tennis. In realtà le partite disputate furono 3 in tutto: 2 giocate da Bobby Riggs contro Billie Jean King, che sfidò Jimmy Connors in una terza partita. Quella descritta nel film è la seconda gara. Per capire in quale contesto nacque questa competizione che mischiava i generi in campo bisogna analizzare cosa accadeva ai tempi nella carriera dei tennisti. Durante gli anni ’60 i grandi tornei che oggi fanno parte del grande slam erano considerati per dilettanti, anche se gli atleti venivano finanziati sottobanco e soprattutto solo dal 1968 iniziarono ad esserci i primi premi in denaro per i vincitori dei tornei. La King nel ’68 vinse il titolo di Wimbledon e 750 sterline, mentre il vincitore maschile di quell’anno, Rod Laver, si accaparrò 2000 sterline.
La battaglia dei sessi racconta la lotta per i pari diritti all’interno dei circuiti del tennis
Questa discrepanza dei premi in denaro non stava affatto bene alla giocatrice di tennis che da quel momento iniziò una battaglia per la parità dei diritti contro l’establishment del tennis di quegli anni. La King abbandonò l’ATP e creò un circuito separato, formato solo da tenniste chiamato “The Original 9”, con cui iniziò ad organizzare tornei per combattere l’idea che il tennis femminile non fosse popolare e che non potesse portare vendite e pubblico. Questo fu il primo passo che poi portò alla creazione del Women’s Tennis Association nel 1973, il primo anno in cui Wimbledon ha offerto la parità di retribuzione a entrambi i sessi. Tuttavia, ci vorranno decenni, fino al 2007, per convincere gli organizzatori dei 4 slam ad assegnare lo stesso premio in denaro ad atleti maschi e femmine.
La battaglia dei sessi fu un’idea di Riggs
Non era solo una questione di soldi vinti, ma la King ci teneva ad abbattere quegli stereotipi secondo cui le giocatrici di tennis non erano così abili come le loro controparti maschili. Idea che invece veniva sbandierata senza problemi dall’ex campione di Wimbeldon, Bobby Riggs. Il tennista, considerato tra i migliori degli anni ’40 e ’50, in quel periodo aveva un problema con il gioco d’azzardo, un matrimonio che stava naufragando e una voglia di tornare alla ribalta. Riggs infatti spesso si esibiva in partite acrobatiche oltre che in dichiarazioni borderline. Proponendo un l’incontro “La battaglia dei sessi” sfruttò le polemiche intorno ai dibattiti sull’uguaglianza di genere per dar vita ad un incontro storico.
Per combattere la discriminazione la King scese a compromessi
Inizialmente la King non voleva partecipare al match “La battaglia dei sessi” ma per sostenere la causa, anche grazie ad un vantaggioso accordo economico, decise di impegnarsi per battere Riggs sul campo, soprattutto per sfruttare la diretta televisiva. La televisione era ed è ancora oggi il mezzo di massa per eccellenza: proporre una partita di tennis per promuovere la lotta in favore dei diritti delle donne e portare il gioco del tennis in tutte le case era un’occasione da non farsi sfuggire.
Dai pari diritti sul campo da tennis, alla libertà di orientamento di genere
La King in quegli anni poi mentre si batteva per i diritti delle donne, stava facendo i conti con la sua sessualità. Dopo un matrimonio eterosessuale, la King capì di essere omosessuale. La King fu “etichettata” come prima atleta donna omosessuale dopo che una donna la denunciò portando alla scoperta del suo orientamento sessuale, ma questo argomento nel film però viene omesso. Eppure questo doloroso evento portò la King in prima linea per sostenere i diritti LGBTQ e facilitando il coming out per altri atleti.
Chi sa come va la storia o chi ha visto il film sa che in quella epica battaglia la King sconfisse Riggs, ma soprattutto i due giocatori costruirono una base per sensibilizzare l’opinione pubblica su temi importantissimi. Riggs alla fine del match disse “sottovalutato”: il tennista aveva sottovalutato le capacità della King (e forse anche la differenza d’età) traendo un insegnamento… anche se in fondo l’atleta è sempre stato noto per essere un provocatore.
I due atleti nel tempo poi divennero amici intimi e la King parlò con Riggs il giorno prima che morisse nel 1995. La tennista raccontò che in quell’occasione si dissero “ti amo” l’un l’altro.