La battaglia di Hacksaw Ridge: la storia vera dietro il film di Mel Gibson
Dalla storia di Desmond Doss al film di Mel Gibson, ecco quali sono le differenze tra la realtà e la finzione.
Nel 2016 Mel Gibson portava sul grande schermo La battaglia di Hacksaw Ridge, ovvero la storia vera di Desmond Doss, il primo obiettore di coscienza a ricevere la Medaglia d’Onore degli Stati Uniti.
Un war movie in cui la grande storia si intreccia con la straordinarietà di un uomo apparentemente comune, la cui eroicità è stata delineata semplicemente da una spiccata umanità, da una moralità basilare e purtroppo non così scontata secondo cui la vita vale più di qualsiasi altra cosa e il rifiuto di imbracciare un fucile non corrisponde a vigliaccheria ma a coraggio. Così, mentre i soldati delle diverse fazioni si impegnavano a farsi a pezzi e a spargere sangue durante il secondo conflitto mondiale, Desmond Doss decideva di andare controcorrente e, nonostante la giovane età e l’intero mondo a ostacolarlo, sceglie di stare dalla parte del bene e di usare la sua intelligenza, il suo corpo e la sua stessa vita non per uccidere ma per salvare i suoi fratelli.
Presentato fuori concorso alla 73ª Mostra d’arte Cinematografica di Venezia, il film ha vinto due Oscar nel 2017 per il miglior montaggio (curato da John Gilbert) e per il miglior sonoro (Kevin O’Connell, Andy Wright, Robert Mackenzie e Peter Grace), confermando la bravura di Mel Gibson nel narrare una storia così intima e viscerale in cui a esplodere, insieme ai petardi e ai colpi di fucile, sono i valori della fede, non solo nella religione ma anche e soprattutto in se stessi, in ciò che si pensa e si vuole davvero essere a dispetto del mondo e delle sue beghe.
A dare il volto al protagonista troviamo Andrew Garfield, che accoglie egregiamente l’onere di calarsi nei panni di un personaggio così interessante come Desmond Doss e, al netto di tutto, ciò che rende straordinaria questa storia, oltre alla bravura del regista e del cast artistico e tecnico, è proprio la sua aderenza con la realtà.
Gibson stesso ha dichiarato di essere rimasto stupito dalla portata del sacrificio fatto da Doss, dal coraggio (e forse anche dall’incoscienza) con cui si era messo a disposizione pur di proteggere la vita altrui e dalla determinazione che lo portò ad arruolarsi per servire la sua patria, rifiutandosi categoricamente di usare le armi.
Chi era Desmond Thomas Doss
Nato in Virginia, a Lynchburg, il 7 febbraio 1919 (da William Thomas Doss e Bertha Edward Oliver), Desmond Thomas Doss ebbe un’infanzia non del tutto tranquilla, segnata dal carattere del padre (William Thomas Doss, interpretato nel film da Hugo Weaving), che soffriva di depressione e aveva problemi di alcolismo. A infondergli i valori cattolici fu la madre Bertha Edward Oliver (nel film Rachel Griffiths), una casalinga che trovava un po’ di consolazione frequentando la Chiesa Cristiana Avventista del Settimo Giorno insieme ai figli (di cui Desmond era il mezzano).
Dopo la fine della terza media il ragazzo trovò lavoro come falegname presso la Lynchburg Lumber Company, riuscendo così ad aiutare economicamente la famiglia. Ciò gli avrebbe consentito anche di evitare di arruolarsi nell’esercito, ma decise comunque di farlo e così l’1 aprile del 1942 iniziò l’addestramento militare a Camp Lee, in Virginia, per poi continuare la formazione a Fort Jackson, in South Carolina. All’epoca Desmond Doss aveva solo 23 anni ma le idee già molto chiare.
In un mondo impegnato a farsi a pezzi da solo, non mi sembra una cattiva idea tentare di rimetterlo insieme pezzo dopo pezzo.
(Desmond Doss)
Il film di Gibson racconta molto dettagliatamente il trambusto personale attraversato dal giovane, quasi ossessionato dal comandamento “non uccidere”, che vuole onorare anche e soprattutto sul campo di battaglia. A tal proposito è bene sapere che questo rispetto assoluto per gli ideali professati scattò in Doss grazie a un fatto avvenuto quando era bambino, mentre giocava col fratello maggiore. Pare che stava rischiando di ucciderlo e da lì si rese conto della sacralità della vita, maturando l’attitudine che poi lo fece distinguere. Secondo altre fonti, però, questa presa di coscienza deriverebbe da una lite tra i genitori in cui il padre stava per afferrare un fucile. Tuttavia, in La battaglia di Hacksaw Ridge appare una stampa dei Dieci Comandamenti appesa in casa del protagonista: un’immagine (specialmente quella in cui Caino cerca di uccidere il fratello) che affascinava molto Doss.
La vera battaglia di Hacksaw Ridge e la missione di Desmond Doss
Tornando al film e alle scene inerenti l’ingresso di Doss nell’esercito, la pellicola ci mostra le angherie subite dal ragazzo da parte dei suoi superiori e dei suoi compagni. Il rifiuto a usare armi venne infatti inteso come un atto di pigrizia e insubordinazione. Considerato l’anello debole della catena, Doss fu vittima di molestie verbali e fisiche. Nonostante ciò, però, riuscì ad avere giustizia e, qualificato come medico, scese in campo senza armi.
In particolare Desmond Doss si ritrova a far parte della 77ª Divisione di Fanteria, che vede l’armata americana combattere nella sanguinosa Battaglia di Okinawa (svoltasi sull’omonima isola nipponica tra aprile e giugno del 1945), sorretto solamente dalla sua fede. I combattimenti si svolsero nella divisione di Maeda, nella scarpata detta “Hacksaw Ridge” per via della sua pericolosa ripidità, resa ancora più infernale dalle trappole giapponesi.
Nonostante la prima parte del film di Mel Gibson si concentri perlopiù sulla personalità di Doss, scavando a fondo nella sua moralità e nei rapporti familiari, l’atrocità del conflitto e il campo di battaglia vengono mostrati in tutta la loro crudeltà e si dà chiaramente risalto a uno degli eventi di maggior importanza della vicenda, quello grazie al quale il protagonista ha ottenuto la medaglia al valore. Parliamo chiaramente del salvataggio di 75 uomini.
Nonostante l’ordine di ritirarsi, infatti, Doss decide di rimanere sul campo di battaglia sprovvisto di armi, cercando i feriti e calandoli giù dalla scarpata in tutta sicurezza. E mentre faceva tutto ciò pregava, chiedendo a Dio di aiutarlo a salvare ancora un altro uomo. Alla fine della lunga notte il ragazzo calcolò di aver salvato circa 50 dei suoi compagni, ma secondo gli altri soldati ne aveva salvati almeno il doppio. Gibson ha a tal proposito trovato un compromesso: 75 uomini!
La battaglia di Hacksaw Ridge: la differenze tra la storia vera e il film di Mel Gibson
Stando alle dichiarazioni fatte dal produttore Bill Mechanic in un’intervista rilasciata su People, Mel Gibson ha cercato di ritrarre con precisione la storia di Desmond Doss, pur non riuscendo a far combaciare esattamente alcuni avvenimenti circostanti, come il matrimonio con Dorothy e l’intervento del padre di Doss, William Thomas.
Così, mentre il film parte perlopiù dall’incontro con Dorothy per poi condurci al desiderio del giovane di arruolarsi, facendoci attraversare tutta la trafila dell’arresto per insubordinazione fino all’eroico e clamoroso gesto finale, ci sono alcune cose a cui La battaglia di Hacksaw Ridge non fa riferimento, come ad esempio il fatto che, prima di prendere parte alla battaglia di Okinawa, prestò servizio come medico a Guam e nelle Filippine.
Ciò che si consumò a Okinawa è reso ancor più eroico se si pensa che i medici venivano presi di mira dagli avversari, il che ha dunque esposto Doss a un rischio assai maggiore. Dopo quella fatidica notte il ragazzo continuò a curare i suoi compagni per altre due settimane prima di rimanere ferito a causa delle schegge di una granata. Nonostante ciò continuò a fare il suo dovere di medico fino alla fine, ma il 21 maggio del 1945 una ferita al braccio sinistro lo costrinse a tornare a casa a bordo della USS Mercy.
Il presidente Harry S. Truman riconobbe il suo operato in campo consegnandogli la medaglia d’onore, il 12 ottobre del 1945.
Il suo servizio militare si interruppe con la fine della guerra. Teoricamente Doss avrebbe dovuto continuare a lavorare come carpentiere, ma le ferite permanenti riportate durante il conflitto non glielo consentirono. Inoltre nel 1946 gli fu diagnosticata la tubercolosi, a causa della quale gli fu asportato un polmone e riconosciuta l’invalidità.
La storia d’amore di Desmond e Dorothy Doss e la vita dopo la guerra
A differenza di quanto narrato nel film, Desmond Doss e Dorothy Pauline Schutte (interpretata da Teresa Palmer) non si conobbero in ospedale ma in chiesa. I due si sposarono il 17 agosto 1942 e nel 1946 nacque il loro unico figlio Desmond “Tommy” Doss Jr..
Doss si risposò l’1 luglio del 1993, un paio di anni dopo la morte di Dorothy (avvenuta a causa di un incidente il 17 novembre del 1991) con Frances Duman, che gli stese accanto fino alla morte avvenuta il 23 marzo del 2006 in Alabama a causa di difficoltà respiratorie. È sepolto presso il cimitero nazionale di Chattanooga, Tennessee.
Il ricordo del figlio e le luci di Hollywwod
Il figlio del primo obiettore di coscienza a ricevere la medaglia al valore, Desmond Jr., ha sentito spesso parlare dell’eroica storia di suo padre, che gli raccontava spesso di quella notte, purtroppo senza calarsi nei dettagli più intimi che in molti avrebbero voluto sapere. Il figlio di Doss ha anche dichiarato come la guerra, una volta vissuta, non finisce mai, resta sempre dentro chi l’ha affrontata, che spesso si porta dietro anche delle cicatrici fisiche. Tuttavia il solo pensiero che, grazie alle azioni di suo padre, tante famiglie non sarebbero esistite, lo consolava e lo ha fatto riflettere su come le persone riescano a cambiare radicalmente il destino di altre persone.
Essendo morto nel 2006, Desmond Doss non ha potuto vedere il film a lui dedicato. Dopotutto, era sempre stato riluttante nel fidarsi di Hollywood. Tanti avrebbero voluto riportare la sua storia che, prima di essere raccontata da Mel Gibson, fu narrata da Terry Benedict nel documentario del 2004 The Conscientious Objector.
Nonostante alcune licenze poetiche, Mel Gibson è riuscito con La battaglia di Hacksaw Ridge a delineare la straordinaria impresa di un uomo ordinario, facendo conoscere a tutto il mondo il suo grande coraggio e la sua spiccata umanità.