La custode di mia sorella: le frasi più commoventi del film
La custode di mia sorella è la storia toccante di Kate Fitzgerald, una ragazzina solare, affetta da leucemia. Ecco le frasi più belle e intense.
I bambini di solito nascono per caso, io no. Sono frutto dell’ingegneria genetica nata per salvare mia sorella.
Una sola frase basta per descrivere La custode di mia sorella (recensione), il film di Nick Cassavetes che nel 2011 ha fatto commuovere – forse anche troppo – chiunque lo abbia visto. Tratto dall’omonimo romanzo di Jodi Picoult, La custode di mia sorella è la storia di Kate Fitzgerald, una ragazzina solare, affetta da leucemia. Una malattia che costringe tutta la sua famiglia a ridimensionare i propri sogni e progetti, per cercare di tenere Kate in vita. Chi ne soffre di più è però sua sorella Anna, nata in provetta e compatibile geneticamente con Kate per trasfusioni e trapianti. La piccola di casa, però, arrivata al limite della pazienza, ingaggia il migliore avvocato in circolazione per far causa alla sua famiglia e cercare di ottenere l’emancipazione medica: appropriarsi, cioè, del proprio corpo e non sottostare all’obbligo di donare sangue o altro.
Il film ha tra i protagonisti Cameron Diaz nei panni della madre Sara – un avvocato che ha dovuto abbandonare la carriera per stare con la figlia malata -, Jason Patrick nel ruolo dell’amato padre Brian, e infine ci sono i tre figli, interpretati da Sofia Vassilieva (Kate), Abigail Breslin (Anna), Evan Ellingson (Jesse).
La custode di mia sorella: le frasi più belle
La custode di mia sorella è un film che ha fatto commuovere gli spettatori non solo attraverso le immagini sapientemente gestite dal regista, ma anche dalle citazioni più celebri. La prima citazione è di Anna, la piccola protagonista del film, che racconta perché è venuta al mondo. Amore, certo, ma non solo. Anna è arrivata dopo una serie di esperimenti in provetta, per essere compatibile con sua sorella e poter così sfruttare il suo corpo sano per salvare quello malato di Kate.
Da piccola mia madre diceva che ero un coriandolo del cielo azzurro venuto al mondo perché lei e mio padre mi volevano tanto bene. Solo più tardo ho capito che non era del tutto vero. La maggior parte dei bambini sono frutto del caso, lassù nello spazio ci sono tante anima che vagano in cerca di corpi in cui vivere, poi qui sulla terra due persone fanno l’amore e bam! Il caso… Certo, dalle storie che senti sembra che tutti pianifichino famiglie perfette, la verità è che la maggior parte dei figli sono conseguenze di ubriacature serali e di un difettoso controllo delle nascite, incidenti di percorso.
Solo chi ha difficoltà ad avere figli li pianifica. Io stessa non sono frutto del caso, sono stata concepita in provetta, sono nata per una ragione ben precisa. Uno specialista ha unito un ovulo di mia madre e lo sperma di mio padre per ottenere una precisa combinazione genetica: l’ha fatto per salvare la vita di mia sorella! A volte mi chiedo come sarebbe andata senza la malattia di Kate, probabilmente ora fluttuerei ancora in cielo o dovunque sia, in attesa di fondermi in un corpo sulla terra. Invece caso o no, sono qui!
Il caso giudiziario di Anna e la malattia di Kate camminano di pari passo, con il coinvolgimento di tutta la famiglia Fitzgerald, disturbata e affranta dalla troppa sofferenza che è costretta a sopportare.
Anna: “…Sono un’idiota!”
Giudice: “Non sei un’idiota, vedo idioti tutto il giorno e tu non gli assomigli per niente!”
Anna: Oddio! È proprio lei? Sono Campbell Alexander. Che cosa posso fare per te?
Alexander: hai visto i miei spot?
Anna: per questo sono qui. Mia sorella ha un’insufficienza renale da mesi.
Alexander: vorresti donare un rene?
Anna: vorrei fare causa ai miei per riavere i diritti sul mio corpo.
Aexander: puoi ripetere per favore?
Inizialmente la persone credono che Anna stia scherzando, che sia solo un capriccio di una bambina desiderosa di attenzioni.
Sara: “Ma che succede? Anna, ci fai causa?”
Anna: “Non voglio subire più mamma, il corpo è mio, voglio decidere io che cosa farne!”
In realtà Anna è serissima ed è proprio da questa sua determinazione che partono i fatti del racconto, con una famiglia che viene messa a soqquadro ancor di più. Emergono paure e conflitti, paure e, infine, tanto amore.
Avere un figlio malato è un’occupazione a tempo pieno. Certo, uno si gode ancora le gioie della vita familiare: una bella casa, dei bei figli. Ma dietro la facciata ci sono fratture, rancori che minacciano il fondamento stesso delle nostre vite.
Non mi importa se la malattia mi uccide, è che sta uccidendo la mia famiglia.
Ma in qualche modo le cose che ci avevano diviso, ci avrebbero unito in maniera sorprendente.
Sara: cosa ci fai fuori dall’ospedale
Brian: andiamo al mare
Sara: se la porti al mare la ucciderai!
Brian: è meglio che vieni perché se non lo fai io divorzio!
Morire non è una vergogna!
Se non avessi avuto il cancro, non ti avrei mai conosciuta. Perciò, si, sono contento di essere malato.
Perchè deve essere sempre tutto così difficile? Appena approdi in un’isola di illusoria felicità, non fai a tempo ad accamparti che subito arriva un’onda che ti spazza via e ti ritrovi ancora al largo in balia di quel tormentoso pensiero di una nuova terra promessa per la quale ti chiederai: è solo un miraggio?