La forma dell’acqua: il significato del finale del film di Guillermo del Toro
Qual è il significato del film La forma dell'acqua - The Shape of Water di Guillermo del Toro? Ecco la spiegazione del finale.
Presentato nel 2017 alla Mostra internazionale d’arte cinematografica di Venezia, con La forma dell’acqua – The shape of Water l’apprezzatissimo regista messicano Guillermo del Toro porta in scena un film in cui le sue predilezioni gotiche si intersecano con sentimentalismi, diversità e problematiche socio-politiche, in cui la fiaba confluisce con la realtà regalandoci una pellicola dal finale carico di significati e per niente scontato.
Traendo spunto da uno dei film che più hanno segnato la sua infanzia – l’horror fantascientifico Il mostro della laguna nera di Jack Arnold – Del Toro propone una versione differente attraverso una storia di amicizia, amore e confronto dove la comunicazione verbale viene volontariamente azzerata a favore di un linguaggio fatto di gesti ed emozioni in cui il divario tra due mondi e modi d’essere rimane marginale.
Attraverso la curiosità e la sensibilità della protagonista Elisa Esposito, la donna muta impiegata presso un centro di ricerca governativo di Baltimora e interpretata da Sally Hawkins, Del Toro innalza gradualmente il nostro grado di attenzione dirottandoci alla scoperta di una creatura a metà tra uomo e anfibio (Doug Jones), venerata come un dio nel villaggio amazzonico da cui è stata prelevata ma trattata come un topo da laboratorio dal perfido colonnello Strickland (Michael Shannon), intenzionato a tutti i costi a vivisezionarlo e a studiarne l’apparato respiratorio.
C’è allora perplessità in questa scoperta che lo spettatore compie insieme alla protagonista ma c’è soprattutto apertura, comprensione ed empatia; c’è fin dalla prima scena, fin dal primo frangente in cui intuiamo che il mondo di Elisa può incastrarsi perfettamente con quello dell’uomo-anfibio poiché entrambi condividono la stessa percezione sognante dell’esistenza, parlano un linguaggio arcaico e universale in un mondo distratto a farsi la guerra, massacrarsi e talvolta girarsi dall’altra parte pur di non vedere, pur di non agire.
L’acqua è il simbolo dell’amore, un ambiente privilegiato in cui abbandonare i pregiudizi
D’altro canto ogni tassello della personalità di Elisa ci dirotta verso la fiaba: le sue espressioni infantili, la gentilezza distratta delle sue movenze, l’appartamento posizionato sopra la sala cinematografica (che non a caso si chiama Orpheum) sono segnali che in un certo qual modo predicono la vicinanza a quella creatura così perfetta e inusuale la cui fisicità evoca magia e perfezione rievocando alla mente le sculture dei grandi artisti.
Del Toro pone allora umanità e divinità sullo stesso piano dando ai due personaggi lo stesso codice comunicativo e rendendo confortevoli le situazioni che tecnicamente potrebbero creare disagio a un comune essere umano. Così, per esempio, l’acqua diviene l’ambiente privilegiato in cui isolarsi; la comfort zone in cui sperimentare l’amore autentico: dalla vasca in cui Elisa si provoca piacere ogni mattina alla stessa vasca che la donna usa per tenere in vita la creatura. E ancora l’acqua che sgorga dalla vasca del laboratorio o che fa pressione contro le pareti domestiche dell’abitazione della donna, adibita a nido d’amore per l’anomala coppia.
Guillermo del Toro spiega i suoi personaggi
L’acqua del titolo, l’acqua vitale per la creatura, è la sintesi stessa del sentimento amoroso che non si può controllare né plasmare. Proprio come un liquido l’amore fluisce, si adegua a ogni forma o situazione, straripa ignorando gli ostacoli e va instancabilmente avanti lungo il suo percorso, distruggendo l’inutilità dei pregiudizi per irrorare di bellezza ogni cosa. L’acqua che pervade l’intera opera di Guillermo Del Toro compie il miracolo di trasportarci in un mondo alieno e magico, una terra ovattata in cui il dolore sembra sparire e in cui si ha l’impressione di avere il diritto, quasi il dovere, di perdere il controllo sulla nostra mente e sui pregiudizi che essa razionalmente ci impartisce per lasciarci sconquassare unicamente e necessariamente dai sentimenti veri, spogliati da ogni forma precostituita.
Come anticipato in apertura, il finale del film non è per niente scontato e certamente sintetizza tutta la sfilza di sentimenti e considerazioni che affiorano durante la visione della pellicola. Prima di calarci nel frame finale è bene ricordare alcuni passaggi fondamentali de La forma dell’acqua che, come abbiamo detto, fin da subito dirotta la nostra attenzione verso il primo incontro tra Elisa e la creatura, in cui la comunicazione viene agevolata dai gesti e dal cibo (le uova che la ragazza porta in dono).
La determinazione e il coraggio della protagonista vengono a galla però nel momento in cui scoprirà la triste sorte a cui andrà incontro la creatura: per salvarlo e portarlo via dal laboratorio si avvale così della complicità dello scienziato Hoffstetler (Michael Stuhlbarg), una spia del KGB in incognito contraria all’uccisione dell’umanoide, della collega Zelda (Octavia Spencer) e del suo amico e vicino di casa Giles (Richard Jenkins).
Le ricette ispirate a La forma dell’acqua – The Shape of Water
I minuti che ci accompagnano verso la conclusione sono quelli più carichi di pericolo e suspense e che vedono lo smascheramento di Elisa e del suo piano di liberare l’uomo-anfibio, la morte dello scienziato russo e il ferimento della protagonista. Quando il colonnello Strickland viene a sapere del piano della ragazza, infatti, si precipita verso il canale e, avvistandoli, spara alla ragazza e all’uomo-anfibio, che rimargina da solo le sue ferite, trascinando con sé Elisa.
La forma dell’acqua: cosa succede nel finale del film?
Giunti a questo punto è davvero difficile sapere con esattezza se Elisa e la creatura “vissero per sempre felici e contenti” come nelle fiabe. Il regista ce li mostra in un’istantanea sognante, abbracciati l’un l’altro nelle profondità degli abissi, trascinati via dalla stessa acqua informe che è amore, imprevedibilità e passione, che travolge e si accaparra loro, i puri di cuore: l’orfana muta e solitaria e la divinità mostruosa; l’acqua alla fine trascina via i buoni verso un mondo ignoto e presumibilmente migliore, una realtà che non ci è concesso scoprire; lasciando sulla sporca superficie della terra i bruti, i razionali, i senza cuore.
La magia della colonna sonora
Tuttavia, per ricollegarci al filone delle creature magiche, Elisa potrebbe essere anche lei una creatura magica e le cicatrici che riporta all’altezza della gola delle branchie adesso le consentono di vivere felice insieme a un essere, finalmente nello stesso mondo e con le stesse forme.
La forma dell’acqua si conclude con una poesia carica di speranza, che riportiamo di seguito:
Incapace di percepire la tua forma, ti trovo ovunque intorno a me, la tua presenza mi riempie gli occhi con il tuo amore, il mio cuore si fa piccolo perché tu sei ovunque.”