La mia vita con John F. Donovan: un grande cast per il film di Xavier Dolan
Finalmente esce in sala il nuovo film del regista canadese, che vanta un cast d'eccezione. Analizziamolo insieme!
Dopo una gestazione lunga e complessa La mia vita con John F. Donovan vedrà le sale italiane dal 27 giugno. Si tratta del primo film di Xavier Dolan girato in inglese. Da un budget di 35 milioni di dollari e un cast di prim’ordine sono usciti due anni di montaggio per oltre tre ore e mezza. Poi ridotte a due, cosa che fece rifiutare a Dolan la partecipazione a Cannes nel 2018, ripiegando su Toronto.
Adesso che il settimo lungometraggio dell’enfant prodige raggiunge il pubblico italiano grazie a Lucky Red non possiamo non dare un’occhiata proprio al gruppo di attori che ha dato vita a questo melodramma giocato tra un doppio rapporto madre/figlio, gli scambi epistolari star/fan, il braccio di ferro tra divo e studio system, più l’intervista faccia a faccia tra giornalista e personaggio.
Kit Harington: la star de La mia vita con John F. Donovan
La star di una serie tv John Donovan ha un fardello da nascondere troppo pesante per certe produzioni mainstream. Lo interpreta Kit Harington, attore londinese oramai celebre per il suo Jon Snow in Il Trono di Spade, ma la sua carriera è iniziata in teatro, cosa che a nostro avviso lo rende estremamente duttile nella profondità microespressiva. Proprio di microtracce viene composta la ricostruzione emotiva del suo character. Si va dall’altezzosità mostrata nei photocall alle cantate in vasca da bagno, passando per gli incontri segreti e le difficili permanenze a casa in famiglia.
La mia vita con John F. Donovan: Jacob Tremblay e Ben Schnetzer
Dall’altra parte delle sue lettere abbiamo Jacob Tremblay, giovanissimo, classe 2006, che sta già dimostrando la sua alta misura d’attore da Room e Wonder. Jacob veste i panni di Rupert, bambino che sogna il set e nel frattempo realizza il sogno di un carteggio con la sua star del cuore. Siamo negli anni novanta, niente mail ma solo carta e inchiostro. Rupert il fan e John la star costituiscono una coppia di grandi amici e confidenti a distanza, amici di penna simili per indole e sensibilità artistica, ma pure per il rapporto intenso che ha ognuno con la propria madre. Ben Schnetzer invece presta il volto al Jacob adulto, divenuto lo scrittore che ha pubblicato quel carteggio e adesso ne parla a un’intervistatrice molto attenta. Tra le sue parti precedenti anche quelle in Warcraft, Storia di una ladra di libri, e Snowden di Oliver Stone, l’attore newyorkese per il film di Dolan sviluppa la sua parte in un bar, la sua recitazione di parola si appoggia molto alla fisicità del luogo, al maglione di lana grezza che lo avvolge, e la materialità presente del suo sguardo ispettivo viene utilizzata per iniziarci ai flashback che costituiscono la polpa del film. Da lui partono i ricordi sul rapporto con sua madre, ma anche quelli, epistolari, di John con una madre difficile.
Il ruolo delle madri in La mia vita con John F. Donovan: Natalie Portman e Susan Sarandon
Susan Sarandon è la madre di John. Affezionata ma respinta dal figlio, in realtà non lo capisce mai completamente ma lo ama senza confini pure nello scontro. Tra di loro tanto è forte un gap generazionale e culturale, quanto stretto si dimostra il legame filiare. Sarandon in questo film è in senso assoluto occhi di madre che sanno sempre. Occhi che magari non capiscono mai chiaramente, ma percepiscono con aderenza perfetta ogni stato emotivo del figlio, anche se lontano. Commovente e apparentemente controversa, questa donna scritta da Dolan e fatta vivere magnificamente dall’attrice di Dead Man Walking e Thelma & Louise rappresenta uno dei punti emozionali cardine del film.
Parallela scorre l’altra madre, Natalie Portman, che dal paesino inglese dove si trasferisce il suo personaggio insieme al piccolo Rupert/Jacob Tremblay, alleva un figlio tutta sola. Coraggio e fragilità di questa donna confluiscono nel corpo espressivo dell’attrice. Più forte e robusta che mai in tutti i suoi dubbi sull’essenzialità dell’esser donna e madre, e dopo Jackie, la Portman è giunta a una maturità davvero piena, anzi sempre traboccante di calore profondamente umano. Si chiama Sam, ipotizziamo il diminutivo di Samantha, ha un rapporto alla pari con un ragazzino maturato in fretta dalla vita. Il suo considerarsi migliori amici con il bambino turbina, fa scintille, genera unione sanguigna ma anche incastri tipici di preoccupazioni di mamma. Sono entrambe fantastiche queste attrici, insieme anche se su due piani narrativi staccati, toccano spesso e volentieri il cuore dello spettatore attraverso mille sfumature.
Gli outsider: Kathy Bates, Michael Gambon e Tandie Newton
Una punteggiatura narrativa molto interessante ci viene offerta da tre attori con ruoli diversissimi, piazzati in momenti e luoghi distanti, ma utilissimi a definire il percorso dei protagonisti. Tandie Newton recita al fianco di Ben Schnetzer. È lei la giornalista che intervista il giovane scrittore. La loro empatia sembra inizialmente impossibile, ma andando avanti con i flashback, ci si svelerà come importante personaggio spalla. La ragazza che esplorava Roma con Bertolucci ne L’assedio è diventata grande, qui accoglie il suo interlocutore declinando la professionalità del suo personaggio in colori espressivi distinti e sobri.
La veterana Kathy Bates invece la vediamo nei panni di una manager dalla scorza dura. È il terrore dei set e degli addetti ai lavori, ha poco minutaggio nel film di Xavier, ma le sue stilettate con John saranno necessarie a certe svolte narrative. Incarna la spietatezza di un sistema di entertainment dove a margine di sogno, estasi e successo si ergono i muri invalicabili di regole non scritte ma inesorabili. Il terzo personaggio è un cammeo finale, il vecchietto di un locale con il quale John prende a raccontare alcune cose di sé. Questo involontario confessore è Michael Gambon, l’anziano Albus Silente di Harry Potter da dopo la scomparsa di Richard Harris, ma veterano a sua volta del cinema inglese e americano. La sua presenza apporta quel pizzico di saggezza paterna che manca nelle vite di John e Rupert, e le sue poche battute potrebbero essere un gradito cadeau per lo spettatore più attento.
Il resto del cast
“Non l’amore, non i soldi, non la fede, non la fama, non la giustizia… datemi solo la Verità”. È la citazione di Henry David Thoreau che il regista ci stampa sullo schermo, come un monito, a inizio film. La verità sta pure nel fatto che di questo film non ne vedremo una grossa fetta, cioè un’ora e quaranta di tagli su una versione definitiva di due ore. Almeno così sarà in sala. Se poi l’home video ci riserverà in futuro il montaggio contenente il personaggio di Jessica Chastain, tanto meglio. La sua presenza è stata totalmente epurata, interpretava una giornalista di cui ovviamente non rimane traccia nell’attuale versione.
Dopo i grandi assenti dobbiamo citare anche alcuni piccoli ruoli come quelli del fratello di John, un Jared Keeso molto empatico e ben amalgamato con il protagonista soprattutto nelle canzoni/sfogo alle quali si abbandonano insieme. Sarah Gadon interpreta invece un’attrice collega di John. Amica o invidiosa? Lo scoprirete guardando il film. Amara Karan, poi, fa la maestra del piccolo Rupert. Una donna attirata dall’originalità di un bambino più sveglio della media ma altrettanto problematico, ben raffrontata con la madre Portman. E infine c’è Chris Zylka. Il suo character racchiude tutta l’inconfessabilità di una relazione sincera da una parte ma pericolosamente scandalosa dall’altra. E proprio intorno a lui Dolan cuce uno dei suoi temi ricorrenti.