La passione di Cristo e la travagliata relazione col Vaticano: dagli elogi ai dissensi
Il film di Mel Gibson con protagonista Jim Caviezel ha provocato una curiosa crisi presso la Santa Sede.
Quest’anno ricorre il 20° anniversario de La Passione di Cristo. Piaccia o non piaccia, il film diretto da Mel Gibson è stato un successo strepitoso al botteghino e si parla ancora di un sequel, che dovrebbe venir realizzato al più presto. Tuttavia, all’epoca della sua uscita, non venne ben accolto dal Vaticano.
Nel dicembre 2003, mesi prima dell’uscita del film, venne annunciato che Papa Giovanni Paolo II aveva visto il film e gli era piaciuto. Era stato addirittura pubblicato che aveva pronunciato la frase “è proprio così che era”, alludendo a quanto fosse accurato il lungometraggio interpretato da Jim Caviezel.
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Ben presto iniziarono le proteste per il fatto che Giovanni Paolo II avesse parlato apertamente di un film che stata ricevendo accuse di antisemitismo. Pochi giorni dopo, il sito web del Catholic News Service ha pubblicato una smentita da parte di due funzionari vaticani che hanno affermato quanto segue: “Il Santo Padre non commenta e non giudica l’arte. Ripeto: non c’è stata nessuna dichiarazione, nessun giudizio da parte del Papa.”
Ciò creò una cattiva campagna pubblicitaria per il film, con l’accusa che le persone coinvolte fossero dietro quella presunta frase di Giovanni Paolo II, rilasciata per ottenere una spinta promozionale. Tuttavia, il Wall Street Journal aveva pubblicato che la fonte era l’arcivescovo Stanislaw Dziwisz, il che complicò ulteriormente le cose, soprattutto perché il Los Angeles Times aveva ricevuto conferma della verità della frase da Joaquín Navarro-Valls, all’epoca capo della stampa vaticana. Insomma, un bel guazzabuglio.
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La storia si ingigantì e, a metà gennaio 2004, Navarro-Valls rilasciò un comunicato in cui confermava che non si voleva ufficializzare la frase del Papa, ma senza mai negare che quelle fossero state le sue parole, sottolineando inoltre quanto segue: “Non è abitudine del Santo Padre emettere giudizi pubblici sulle opere artistiche, giudizi che sono sempre aperti a diverse valutazioni di carattere estetico.”
Ciò che Navarro-Valls ha confermato è che il Papa aveva già potuto vedere il film, ma senza approfondirlo ulteriormente, sebbene abbia descritto La Passione di Cristo come “la narrazione cinematografica dell’evento storico della passione di Gesù Cristo secondo i racconti evangelici.”
Tutto indica che Giovanni Paolo II ha apprezzato la pellicola, ma anche che il Vaticano ha commesso un errore rendendo pubblico ciò che ha detto al riguardo. Certo, non è una cosa che si possa affermare con assoluta certezza.
Inoltre, Giovanni Paolo II non è stato l’unico membro del Vaticano a parlare del film di Gibson, poiché il cardinale Darío Castrillón Hoyos è stato incredibilmente espansivo nella sua valutazione al riguardo: “Scambierei volentieri alcune delle omelie che ho tenuto sulla Passione di Cristo con alcune scene del film.”
Da parte sua, l’arcivescovo John Patrick Foley ha risposto alle critiche sul presunto antisemitismo del film affermando che “non c’è nulla nel film che non provenga da storie evangeliche. Quindi se criticano il film, criticherebbero il Vangelo, è molto fedele al Vangelo.”
Si può quindi concludere che La Passione di Cristo è stato accolto molto bene dal Vaticano, ma ricordiamo che Mel Gibson appartiene al cattolicesimo tradizionalista, che rifiuta l’autorità sulla Chiesa cattolica di qualsiasi Papa dopo Pio XII.
Tuttavia è evidente che questo sostegno, in seguito negato solo a metà, ha sicuramente aiutato il film a conquistare il botteghino. Con un budget di appena 30 milioni di dollari, ha in seguito incassato a livello mondiale 611 milioni.
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