La settima musa: 5 motivi per vedere l’horror di Jaume Balaguerò
Al cinema del 22 agosto, La settima musa è il nuovo film horror del regista di REC, Jaume Balaguerò: qui 5 motivi per andarlo a vedere!
La settima musa di Jaume Balaguerò prende spunto dal romanzo di José Carlo Somoza La dama numero tredici, che ha riscontrato un grande successo in Spagna sia tra il pubblico, sia tra la critica specializzata nel genere, ricevendo anche diversi premi.
La storia si apre con un omicidio che si consuma tra la realtà e i sogni dei due protagonisti: il professor Samuel Solomon (Elliot Cowan) e la ballerina di lap dance Rachel (Ana Ularu). Una volta recatisi sul luogo del delitto, i due – che non avevano avuto prima di allora nessun contatto – trovano un misterioso oggetto, la cui origine li condurrà dritti dritti tra le grinfie delle terribili Muse. Col passare del tempo, Rachel scoprirà il suo passato e tutti gli elementi in gioco troveranno la loro pericolosa collocazione, fino al finale che vedrà ancora una volta l’Uomo fare i conti con la Divinità in uno scontro senza esclusione di colpi.
Siete alla ricerca di un horror alternativo per passare una serata al cinema diversa dal solito? Siete appassionati di mitologia e volete conoscere un’interpretazione inedita della figura delle Muse? Allora La settima musa – al cinema dal 22 agosto – può essere un’opzione da tenere in considerazione: qui i 5 motivi principali per vedere il film di Jaume Balaguerò.
La settima musa: tra psicologia e splatter
Ci sono horror e horror: se alcuni giocano più sul fattore psicologico e creano tensione basandosi unicamente (o quasi) sulla costruzione della trama e sugli espedienti di regia, altri puntano a scioccare lo spettatore con scene raccapriccianti ed esplicite. Scegliere una o l’altra strada è una questione di stile e porta a inserire il proprio prodotto in due filoni ormai molto ben caratterizzati. Ecco, non in questo caso. La settima musa di Jaume Balaguerò non si può certo definire come uno splatter, ma, quando mostra la violenza, non si risparmia in alcun modo. Balaguerò cerca di bilanciare sia l’aspetto più raffinato da horror psicologico (d’altra parte lo scrittore del romanzo da cui è tratto un film è uno psichiatra), sia il sangue, la violenza, la disperazione delle vittime.
La settima musa: che fine ha fatto Doc?
Tra gli elementi di maggior interesse del film, ci sono alcune scelte di cast: una su tutte la partecipazione di Christopher Lloyd – meglio noto come Doc. di Ritorno al Futuro. L’attore americano entra in un gruppo ben nutrito di promesse e nomi affermati della cinematografia europea e interpreta la sua parte in maniera efficace. Qui, Lloyd è il professor Herbert Rauschen ultimo sopravvissuto della setta del White Ring, un gruppo di scrittori e intellettuali massacrato dal rapporto con le Muse. Costretto al silenzio per anni, il professore si rifugia in una villa isolata dove prova a sfuggire al suo destino atroce. Purtroppo, non la si fa alle Muse e le terribili dame delle arti sapranno come mettere in atto la loro vendetta.
La settima musa: la componente poetica e letteraria
Dato lo spunto da cui il film porta avanti la trama, la componente poetica è molto presente durante lo sviluppo della storia raccontata da Balaguerò: da Dante a Milton, diversi sono i grandi nomi che vengono citati dai personaggi. Eppure, qui la citazione di versi non è utilizzata con fini meramente estetici, anzi. La poesia assume un ruolo molto concreto ne La settima musa, diventando addirittura protagonista delle scene più cruente del film; per maledire le proprie vittime, infatti, le divinità protettrici degli artisti (oddio…protettrici…) usano incidere sulla carne un diktat espresso in versi: questa frase istruisce il corpo ad autodistruggersi, con effetti decisamente devastanti.
La settima musa: l’estetica dark
Anche se la trama può non convincere tutti, la fotografia e – in generale – il clima che si respira durante il film non mancherà di lasciare forti suggestioni in chi guarda. Le terribili signore oscure sono un gruppo di donne bellissime, la cui età varia dall’infanzia alla vecchiaia: che siano bambine o vecchie decrepite, però, le Muse si muovono con estrema eleganza nel mondo contemporaneo, padrone del tempo e dello spazio. Le scene in cui compaiono si tingono di toni scuri e raffinati e i dialoghi persistono in un’estetica ben definita. Insomma, l’impronta autoriale di Balaguerò si avverte in ogni scena e la componente soprannaturale è resa seguendo un immaginario che sintetizza il respiro pittorico dell’horror d’autore (soprattutto di matrice europea).
La settima musa: il rapporto tra uomo e divinità
Certamente il film di Balaguerò non è uno di quegli horror studiati unicamente per far saltare lo spettatore sulla poltrona: l’effetto orrorifico è determinato da una serie di interrogativi sull’arte, l’amore e sul rapporto tra uomo e divinità a cui il regista dà risposte tutt’altro che rassicuranti. Il film non si basa sulla follia di uno psicopatico con la motosega o su riti tribali di cannibalismo, ma sul destino ineluttabile dell’uomo schiavo della sua vanità intellettuale e sul prezzo da pagare per ottenere l’immortalità artistica. Anche la componente romantica, che di solito salva i personaggi dalla paura, qui ha un risvolto completamente inaspettato.
La settima musa è un film per chi ama l’horror con una trama complessa, in cui le scene più disturbanti sono comunque contestualizzate in una storia che esula dalla mera connotazione da cinema del terrore.