La società della neve: cosa fanno i sopravvissuti oggi? Tutto ciò che sappiamo dei veri protagonisti del disastro delle Ande
La società della neve è il film Netflix diretto da J.A. Bayona che racconta del disastroso incidente sulle Ande e dei suoi sopravvissuti. Ma cosa fanno i veri sopravvissuti ora?
La società della neve è il film Netflix diretto dal regista veterano J.A. Bayona che sta facendo parlare il pubblico e la critica. La pellicola, tratta dalla tragica storia vera di un incidente aereo, ripercorre i momenti più terribili della vicenda e segue i sopravvissuti nel loro doloroso percorso verso la sopravvivenza in condizioni estreme, impossibili da credere reali per chiunque non si sia mai trovato da solo e senza protezione in un ambiente ostile.
La pellicola racconta con maestria e ricchezza di dettagli l’incidente aereo che nel 1972 fece parlare i media e i giornali di tutto il mondo. Il Disastro aereo del volo 571 ha sconvolto l’opinione pubblica e la cronaca: dei passeggeri a bordo, dopo lo schianto dell’aeromobile diretto a Santiago del Cile risalente al 13 ottobre, solo 16 persone sono riuscite a sopravvivere. I superstiti furono soccorsi dopo 72 giorni di freddo e fame, spaventati e sperduti nel cuore delle Ande, ma ad oggi solo 14 di loro sono ancora vivi. La curiosità, da parte del pubblico, è inevitabile. Cosa fanno ora i protagonisti reali di questa faccenda incredibile, ancora difficile da credere? Vediamo che fine hanno fatto i sopravvissuti del volo 571.
La società della neve: che fine hanno fatto i 16 superstiti del volo 571 della aviazione militare uruguayana?
La società della neve mostra il calvario e l’eroismo dei 16 sopravvissuti al disastro aereo delle Ande, avvenuto il 13 ottobre del 1972. All’appello, nel 2024, mancano ben 2 superstiti: si tratta di Javier Methol, il più anziano all’epoca dell’incidente e vittima di un cancro nel 2015 ej osé Luis Inciarte detto Coche, morto nel 2023, anch’egli vittima di un tumore.
Gli altri, come testimonia un post sui social del sopravvissuto Nando Parrado, sono ancora vivi e si incontrano ogni 22 dicembre per festeggiare insieme il giorno della loro salvezza. Vediamo cosa fanno nella vita, se hanno messo su famiglia e cosa hanno combinato negli anni passati, dall’incidente ad oggi.
Parrado, insieme a Roberto Canessa, ha scalato la montagna e dopo dieci giorni di cammino si è imbattuto in un altro essere umano, lanciando l’allarme che ha portato al soccorso degli altri superstiti. Parrado, Canessa e Carlos Páez Rodríguez erano sul red carpet della Mostra del Cinema di Venezia a settembre 2023. Parrado ha pubblicato, nel 2006, il libro Miracle in the Andes: 72 Days on the Mountain and My Long Trek Home. Roberto Canessa, nel 1994, si è candidato alle presidenziali in Uruguay, ma non ha conseguito la vittoria. Di tutta risposta, nel 2016 con I Had to Survive: How a Plane Crash in the Andes Inspired My Calling to Save Lives ha raggiunto il successo letterario. Nel 2019, Edoardo Strauch e Carlos Páez Rodríguez hanno pubblicato, rispettivamente, Out of the Silence: After the Crash e arlitos Páez: After the Tenth Day.
Pedro Algorta si è laureato in economia a Stanford e anche lui ha pubblicato un libro nel 2016: Into the Mountains: The Extraordinary True Story of Survival in the Andes and its Aftermath. Non tutti hanno deciso di avere successo con le loro opere, molti hanno deciso di tenersi lontani dalla ribalta vivendo una vita comune: Adolfo “Fito” Strauch, fratello di Eduardo, è padre e agricoltore padre di quattro figli; Daniel Fernández èun professore di agricoltura e ha deciso di unirsi al gruppo dei testimoni dopo ben 30 anni dalla sciagura. Anche Roberto “Bobby” François ha deciso di vivere la sua vita privatamente, senza mai intervenire sull’argomento disastro.
Molti sopravvissuti hanno fatto carriera: Gustavo Zerbino è Direttore e CEO dell’Uruguayan Rugby Federation, la sua attuale occupazione; Alfredo Delgado è diventato uno speaker motivazionale che ha spesso trattato gli aspetti religiosi del cannibalismo nei suoi interventi; Antonio “Tintin” Vizintín dopo una laurea in legge è divenuto vice presidente dell’unione rugy dell’Uruguay e Administrative Board Member della Fondazione Viven. Infine, tra gli uomini d’affari vediamo anche Ramón “Moncho” Sabella, uno dei superstiti ad interagire con i sopravvissuti ad un altro terribile incidente: il disastro minerario del 2010 a Copiapó.
Roy Harley ha una vita piuttosto misteriosa, ma di lui si sa che nel 1978 è convolato a nozze e ha partecipato a diversi documentari riguardanti il disastro. Come Harley, anche Álvaro Mangino ha collaborato alla stesura del libro Alive: The Story of the Andes Survivors di Piers Paul Reed, ma ha scelto di vivere una vita ritirata lontana dei riflettori. Eccoli insieme in uno scatto pubblicato da Nando Parrado:
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