Land of Mine – Sotto la sabbia: la storia vera del film di Martin Zandvliet
Land of Mine - Sotto la sabbia è un film sincero che riesce a toccare lo spettatore con le sue immagini spesso forti e crudeli, è una storia che senza patetismi né retorica tenta di scrivere una pagina poco conosciuta del dramma bellico, è un'istantanea asciutta e poetica della tragedia umana.
Le mani tremano, l’ansia sale. Gesti, sempre quelli, movimenti lenti e precisi; non si può sbagliare. 15-20 centimetri di terra proteggono, nascondono (mine) e irridono (l’uomo). Martin Zandvliet racconta in Land of Mine – Sotto la sabbia una storia dimenticata, una pagina dolorosa e oscura. La parola d’ordine è disinnescare – le paure (per essere più presenti possibile), la fame (per riuscire a sopravvivere), la guerra di ieri (quella mondiale) e quella di oggi (dell’uomo contro un numero gigantesco di mine). Salvare ed espiare; questo fanno i soldati, i vinti, confinati in un pezzo di terra affascinante, le coste sabbiose della Danimarca.
La Germania ha perso la seconda guerra mondiale e i soldati tedeschi sono chiamati a disinnescare le mine antiuomo che durante la guerra sono state posizionate lungo la costa occidentale. Mentre l’Europa, un continente ferito a morte, devastato dal secondo conflitto, piange i figli, i mariti, i padri partiti e mai più tornati, il regista narra una tragedia disumana ponendo al centro i giorni successivi alla resa della Germania nel Maggio 1945. Ora gli equilibri sono cambiati, vittime e carnefici si sono scambiati di posto, ribaltando una “legge” del ‘900: i nazisti come male assoluto.
Zandvliet, in Land of Mine – Sotto la sabbia, porta il suo occhio lì, sulla sabbia, accovacciato accanto a quei giovani soldati tedeschi che vorrebbero solo tornare a casa, hanno fame e chiamano la mamma. Si infila nei corpi stanchi e spaventati di quei ragazzi tra i 15 e i 18 anni che stanchi e sfiancati sfidano la vita in una guerra diversa dalla precedente, silenziosa e inesorabile, una guerra che usa come armi mani e concentrazione.
Segue e insegue il Sergente Rasmussen (Roland Møller) che prima picchia e umilia la squadra a lui affidata perché nemica e poi, a poco a poco, si avvicina e empatizza con i ragazzi che istruisce, ne capisce fragilità e paure, guarda oltre e sotto le loro divise – che portano innegabilmente e inevitabilmente le conseguenze degli anni passati.
Land of Mine – Sotto la sabbia: la storia vera del film
“La mia intenzione era quella di rivelare un episodio basato su un fatto storico che fa ancora vergognare particolarmente la Danimarca. Molti storici finora hanno evitato l’argomento, comprensibilmente forse. Non volevo assegnare colpe o puntare il dito; mi sembrava interessante fare un film che non guardasse i tedeschi sempre come mostri. È la storia di un camion militare pieno di giovani ragazzi tedeschi, che sono stati sacrificati nel periodo successivo alla seconda guerra mondiale. Tuttavia [..] è davvero solo un film sugli esseri umani”. Il cineasta nella nota di regia parla dello scopo del suo film, un’opera che vuole parlare di un episodio dimenticato e ancora doloroso, un racconto che mira ad essere una storia universale, costruisce un percorso che va dall’odio (quello che il Sergente esprime all’inizio del film quando picchia con una ferocia e una violenza senza freni un ragazzo danese che lo ha sfidato portando la propria bandiera) e da una pena da scontare al perdono e alla fratellanza che si concretizza in un’umanità che si unisce, si aiuta e si stringe.
Di sequenza in sequenza emerge un fatto: quelli che Rasmussen ha di fronte sono solo dei ragazzi trascinati in un conflitto voluto da altri, terrorizzati – il regista insiste sui loro primi piani, sui dettagli del corpo sporco, affamato e impietrito – e spaesati. L’occhio cinematografico indaga le loro debolezze, i loro sogni (tornare a casa e fare una vita normale, con un lavoro normale, trovare una ragazza e celebrare la vita, rivedere mamma e papà), la loro immensa paura.
Land of Mine – Sotto la sabbia: la narrazione di un’ imminente deflagrazione
Il respiro affannoso, pieno di paura di morire. Il desiderio di farlo perché tutto ciò è fin troppo pesante da sopportare e le proprie spalle ancora non strutturate per sopportare. Il mondo di Land of Mine – Sotto la sabbia si divide, in maniera manichea, a metà, da una parte i cattivi (i danesi), dall’altra i buoni (i tedeschi), da una parte il Sergente, almeno nella prima parte della pellicola, e i suoi superiori, dall’altra i ragazzi che portano l’eredità della guerra, degli antichi schieramenti, di colpe che li coinvolgono ma di cui non sono responsabili. Zandvliet li mostra al pubblico in tutta la loro innocenza, a volte anche crudele – come un colpo al cuore torna in mente il modo in cui uno dei soldati ruba un pezzo di pane ad una bambina perché lui e i suoi compagni hanno una fame irrefrenabile. Come un pugno riverbera la cattiveria di Helmut che distrugge i sogni di Wilhelm di un futuro roseo), e lo spettatore sta dalla loro parte. Non esplodono solo i corpi degli sminatori, ma anche quello di chi guarda, accompagnato mano nella mano come in un museo del dolore all’interno di quei giorni, di quelle notti grazie ad un interessante gioco registico che alterna i primi e i primissimi piani dei soldati sofferenti a campi lunghi e lunghissimi che evidenziano la dura quotidianità di quella squadra.
Scavare, trovare e disinnescare; questa è la giornata tipo di un gruppo di adolescenti in divisa. Basta pochissimo per scoppiare, per andare in mille pezzi. Land of Mine – Sotto la sabbia è una triste poesia di guerra e morte, di un’umanità in parte appannata, di un corpo che deflagra davanti agli occhi. Si perdono braccia, gambe, la vita, se si è fortunati si sopravvive deformati, sfregiati, se si è ancor più fortunati si vive per un’ora, un giorno, un mese in più.
Land of Mine – Sotto la sabbia: un racconto di guerra e dolore
A capo di questa squadra c’è un Sergente che prima è istruttore terribile, sfruttatore di una manciata di ragazzi, anche quando sono malati e sfiniti, li porta alla fame (tanto che sono costretti a mangiare il mangime per animali), li vessa fisicamente e psicologicamente, batte i loro corpi quando sbagliano ma anche quando è arrabbiato, li chiude nel dormitorio per non farli fuggire, poi però diventa padre, amico, “salvatore” (nel finale) che gioca con i suoi “figli”, li difende con i superiori, crea con loro un rapporto umano. Sotto la pelle di Land of Mine – Sotto la sabbia, racconto di guerra e di dolore, emerge la possibilità di superare gli schieramenti e il film si apre a qualcosa di diverso, ad una qualche speranza. La pellicola inizia con una corsa furiosa del Sergente che vuole vendicarsi e vendicare la Storia e finisce con un’altra corsa del Sergente per salvare quei ragazzi a cui aveva promesso il ritorno a casa.
Land of Mine – Sotto la sabbia è un film sincero che riesce a toccare lo spettatore con le sue immagini spesso forti e crudeli, è una storia che senza patetismi né retorica tenta di scrivere una pagina poco conosciuta del dramma bellico, è un’istantanea asciutta e poetica della tragedia umana.