Le Crociate: quanto è vera la storia del film di Ridley Scott?
Il film di Ridley Scott non è forse un accuratissimo film storico, ma è (come sempre, nel caso del regista in questione) un ottimo film sulla storia.
Tra tutti i suoi film, Le Crociate (Kingdom of Heaven) è sicuramente il film più sottovalutato di Ridley Scott.
Costato 130 milioni di dollari, ne incassò ben 218 ma solo parte della critica (tra cui il grande Roger Ebert) ne colse profondità, spessore, la cura maniacale nel creare personaggi che fossero portatori di una certa visione del mondo, sopravvissuta in molti casi fino a noi, visto che (ed era questo il messaggio reale del film di Scott) l’umanità non è poi così cambiata dalla fine del XII secolo.
Il film aveva un cast di prima grandezza, con stelle del calibro di Liam Neeson, Jeremy Irons, Edward Norton, Eva Green e naturalmente Orlando Bloom (all’epoca lanciatissimo) nei panni del protagonista, Baliano di Ibelin.
Brendan Gleeson, Marton Csokas, David Thewlis, Michael Sheen, Ghassan Massoud, Alexander Siddig e Khaled Nabawy completano la rosa di attori che dovevano interpretare i tanti a vari personaggi (sia reali che fittizi), protagonisti di un film che più che storico era un film sulla storia.
Scott, infatti, si prende molte libertà rispetto agli eventi che hanno portato alla riconquista di Gerusalemme nelle mani del grande Saladino, ma in compenso ci dona un affresco tanto più attuale nella sua metafora quanto curato ed appassionante nella componente cinematografica.
Tuttavia Le Crociate fu criticato da moltissimi storici, per aver stravolto personaggi, eventi e semplificato enormemente l’intricatissimo dedalo di complotti, relazioni diplomatiche, intrighi di corte che portarono alla sconfitta del Regno di Gerusalemme.
Secondo molti, poi, l’aver ritratto la cristianità in Terra Santa come composta da imbelli e selvaggi fanatici, a cui si contrapponeva un’Islam nobile e pugnace, è stata un’eccessiva semplificazione.
Le Crociate: un protagonista un po’ romanzato
Cominciando dal protagonista, la “favola” del fabbro di paese, in lutto per la moglie suicida, figlio illegittimo di Goffredo di Ibelin, sicuramente era molto suggestiva, peccato che Baliano di Ibelin fosse tutt’altro personaggio.
Era figlio, invece, di Barisano di Ibelin, nobile di probabile origine pugliese, tra i più rinomati e stimati guerrieri della Contea di Giaffa ed Ascalona (uno dei quattro regni cristiani in Terra Santa), e sin dalla giovane età era rimasto coinvolto in numerosi scontri contro i musulmani, schierandosi dalla parte di Raimondo III di Tripoli (interpretato da Jeremy Irons), Principe di Galilea e Tiberiade.
Raimondo era il principale rivale del tristemente noto Guido di Lusignano, colui il quale avrebbe poi preso in sposa Sibilla di Gerusalemme, sorella del Re Baldovino IV di Gerusalemme, grazie alla protezione di Agnese di Courtney, madre di Baldovino e Sibilla.
E Raimondo era sicuramente un guerriero di valore, ma anche un uomo che (al contrario di quanto mostrato in Le Crociate) da ex reggente ora bramava di poter governare il Regno, essendo un uomo vendicativo e molto orgoglioso.
Ad ogni modo, è sicuramente d’obbligo far comprendere che Baliano era un nobile, da sempre, ed un esperto guerriero nonché uomo ben introdotto negli intrighi di corte, che in realtà furono la principale causa della sconfitta del fronte cristiano.
Raimondo di Tripoli e Guido di Lusignano non riuscirono infatti mai a pacificarsi del tutto ed il fronte cristiano era non solo diviso ma anche attraversato da una malcelato senso di superiorità verso il nemico e verso il comandante avversario: il grande Saladino.
Saladino, il vincitore dei crociati
Saladino è stato senza ombra di dubbio uno dei più grandi condottieri della storia, e simbolo stesso della riscossa dell’Islam sugli invasori cristiani.
Nel film di Ridley Scott l’attore Ghassan Massoud ha interpretato in modo perfetto il Saladino, la cui reputazione di grande guerriero e politico era nota in tutta la Cristianità, così come la sua lealtà e senso dell’onore.
Come noto, fu inserito da Dante Alighieri nel Limbo, dove riposavano persone nobili e buone non appartenenti alla cristianità.
Di certo egli non solo era superiore in capacità e leadership a chiunque i Cristiani potessero mettere in campo, ma aveva anche la fedeltà e la stima dei suoi luogotenenti nonché dei suoi soldati.
Ne Le Crociate tale elemento è reso in modo assolutamente perfetto, mentre si è esagerato nel rapporto che legava Saladino a Re Baldovino, i quali sicuramente si rispettavano, ma come si rispettano i nemici e di certo non avevano nessuna intenzione di instaurare una sorta di “convivenza” paritaria tra cristiani e musulmani.
Entrambi, del resto, si ritenevano “Campioni della Fede”.
Guido di Lusignano e Rinaldo di Chatillon
In Le Crociate, i “cattivi” sono rappresentati da Guido di Lusignano (Marton Csokas) e da Rinaldo di Chatillon (Brendan Gleeson), presentati come due infidi, vili e violenti uomini, più simili a gerarchi nazisti che a cavalieri.
Nella realtà, Guido era un uomo abbastanza debole, amato però in modo sincero da Sibilla, (morta di peste assieme alla prole pochi tempo dopo la resa di Gerusalemme) e che soffrì sempre la personalità di Rinaldo, che era noto per essere violento, mendace e rozzo.
Tuttavia il rapimento della sorella del Saladino presente ne Le Crociate (di cui si suggerisce in seguito l’uccisione) è un falso storico piuttosto marchiano, e di certo non fu quell’episodio (una vendetta personale) a decretare la guerra finale tra Islam e Cristianità in Terra Santa.
Nella realtà Rinaldo aveva attaccato molte carovane musulmane in spregio ad ogni tregua e, per rappresaglia contro una di esse, il Saladino inviò 7mila uomini sotto il comando del figlio al-Afdal verso Nazaret, venendo ostacolato solo da pochi armati guidati dal Maestro dei Templari Gerardo di Ridefort (nel film interpretato da Ulrich Thomsen) e dal Maestro degli Ospitalieri Roger de Moulins, caduto poi sul campo.
Nella battaglia vi era però anche Balian di Ibelin, che guidava un’ambasciata di Raimondo di Tripoli indirizzata al Saladino, a cui Raimondo aveva concesso una tregua ed il permesso di poter attraversare il suo regno (tanto era il suo odio verso il rivale).
Ma la battaglia vicino a Nazaret travolse anche loro, e solo Baliano scampò al massacro.
I cristiani infatti vennero distrutti sulle sponde del fiume Cresson, data la palese inferiorità numerica, un fatto che ne Le Crociate viene rievocato parzialmente durante la carica portata da Baliano contro le avanguardie del Saladino a Kerak, per proteggere i civili cristiani (mai avvenuta in realtà).
La Battaglia di Hattin
Grande realismo, invece, nella rievocazione della Battaglia di Hattin, la sconfitta più grave subita dai cristiani in Terra santa per mano di Saladino, che ebbe gioco facile nel battere un nemico comandato in modo confuso, arrogante ed illogico.
Tra i migliori esempi di cosa non fare su un campo di battaglia, lo scontro ebbe però tra i partecipanti gli stessi Baliano e Raimondo di Tripoli, che furono gli unici a cercare quantomeno di contenere gli errori di Guido di Lusignano e soprattutto di Rinaldo di Chatillon,
Baliano, per inciso, non fu mai oggetto di tentato assassinio da parte di Guido, anzi, spinse per una riappacificazione tra lui e Raimondo.
Quest’ultimo, del resto, si trovava con la sua città-fortezza di Tiberiade assediata dal Saladino, da cui era stato ingannato, e bramando vendetta si aggregò con i suoi armati all’esercito cristiano, che contava 18mila uomini.
I musulmani erano il doppio ma armati molto più “alla leggera”, ed i cristiani erano sicuri che in caso di scontro frontale, la vittoria sarebbe stata assicurata.
Come Le Crociate mostra, però, i cristiani si avventurarono nel deserto con pochissima acqua, ed in breve uomini ed animali cominciarono a morire come mosche, e prima ancora che le cariche e le frecce dei musulmani cadessero su di loro, la battaglia era già persa.
Solo Baliano, Raimondo e poco più di 3mila cavalieri scamparono al massacro, che vide cadere prigionieri Guido, suo fratello Amalrico, Rinaldo, Guglielmo V del Monferrato, Gerardo, Umfredo IV di Toron, Ugo di Jubayl.
I Templari ed Ospitalieri, nonché molti mercenari turcopoli ed europei, furono invece giustiziati.
Il Saladino fu clemente con Guido ma non poteva perdonare le crudeltà e la mancanza di lealtà verso la sua gente di Rinaldo, che fu decapitato.
In questo (e nel dialogo tra i tre) il film è assolutamente fedele alle cronache dell’epoca.
Raimondo morì di pleurite a Tripoli l’anno dopo, dopo essersi rifiutato di assistere Baliano nella difesa di Gerusalemme, che cadde dopo 10 giorni di assedio il 2 ottobre 1187.
Il film suggerisce che ciò avvenne per la strenua difesa della città da parte dei crociati, in realtà furono Sibilla, il Patriarca di Gerusalemme e Baliano ad offrire la resa al Saladino che sì, risparmiò i civili ed i prigionieri, ma permise un salvacondotto solo a chi avesse potuto pagare il proprio riscatto.
Baliano e Sibilla (che al contrario di quanto mostrato ne Le Crociate mai furono amanti), spesero molti dei loro beni per riscattare i più poveri, ed il Saladino concesse dai 30 ai 50 giorni di tempo per farlo, permise che le reliquie ed i beni della Chiesa cristiana potessero lasciare la città ed evitò ogni massacro e violenza verso gli abitanti. Nessun edificio sacro alla cristianità fu toccato, ed i pellegrini ebbero garantito l’accesso a Gerusalemme.
Egli liberò anche diversi tra i più poveri che erano destinati alla schiavitù, ma moltissimi finirono comunque in catene.
Le Crociate: conclusioni sull’affidabilità storica
Vi sono stati molte altre libertà che Ridley Scott si è preso ne Le Crociate, per via delle esigenze di copione. Del resto fare un film o un documentario sono due cose diverse, tuttavia gli va senz’altro riconosciuto di aver reso molto bene la differenza tra i due mondi e soprattutto tra i diversi leader dei due fronti.
All’arrogante, sciocco e diviso fronte della cristianità, che aveva sostanzialmente solo in Baliano e Raimondo due leader affidabili, si contrapponeva un fronte musulmano guidato da un uomo onesto, leale, acuto e valoroso.
Il film di Scott non è forse un accuratissimo film storico, ma è (come sempre, nel caso del regista in questione) un ottimo film sulla storia, sul suo eterno e ciclico ripetersi, e soprattutto sul Medio Oriente e Gerusalemme, quella città dove metà del mondo vede il proprio centro, il proprio cuore ed il suo reale valore.
E quel dialogo, quel dialogo finale tra Baliano e Saladino, contiene la grande e definitiva verità su quella città e su di noi, e risponde alla vera domanda:
Quanto vale Gerusalemme? Niente. Tutto.