Editoriale | L’eredità di Carlo Vanzina nel cinema italiano
L'8 luglio 2018 ci ha lasciati Carlo Vanzina, dopo una lunga malattia. I suoi film sono - che ci piaccia o no - lo specchio dell'Italia degli ultimi trent'anni: cosa ha lasciato Carlo al cinema italiano e perché il suo stile ha tanto successo?
Regista, sceneggiatore, figlio d’arte, produttore e talent scout. Carlo Vanzina – morto poche ore fa nella sua casa a Roma – ha rappresentato una delle figure più complete, prolifere e redditizie del cinema italiano di tutti i tempi. In un periodo di forte settorialità artistica, anzi, è stato uno dei pochi cineasti a tutto tondo, il prosecutore, insieme al fratello Enrico, di un cinema che da un lato ha assorbito tutta la lezione dei grandi maestri della Commedia all’Italiana, dall’altro ha saputo aggiornarsi e anticipare mode e temi più che contemporanei.
Carlo Vanzina sulle spalle dei giganti
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Carlo muove i suoi primi passi nel mondo del cinema in quelli che sono i set più importanti degli anni Sessanta e Settanta, accanto alle firme storiche del cinema nostrano. Il suo primissimo incontro con la Settima Arte, anzi, avviene all’età di appena un anno, accanto a niente di meno che al principe De Curtis nel classico dei classici Totò e le donne (1952). Il motivo di questi inizi precoci è l’illustre natale che ha sempre in qualche modo ispirato la carriera di Carlo Vanzina: lui e Enrico sono i figli di Steno, regista di Totò e grande amico e collaboratore di Mario Monicelli (oltre che firma de Un americano a Roma). Steno, Monicelli, Totò (e Alberto Sordi, con cui Carlo Vanzina trascorre un importante periodo della sua formazione) sono senza dubbi tra le personalità più rappresentative del loro periodo e di quel genere che ha portato il nostro cinema all’attenzione della cronaca di tutto il mondo, la Commedia all’Italiana. Figlia dell’avanspettacolo e progenitrice dei Cinepanettoni, grazie al suo sapore retrò e alla sua comicità fuori dal tempo, raccoglie ancora consensi tra il pubblico e gode – di tanto in tanto – dell’entusiasta rivalutazione da parte della critica. Parliamo sempre di cinema prodotto in serie (solo Totò è stato protagonista di ben 97 film), da cui lo spirito autoriale di Monicelli ha preso il volo nel corso degli anni: il giovane Carlo ha in qualche modo imparato la lezione, l’ha interiorizzata e – osservando con cura l’Italia e le grandi trasformazioni del costume avvenute tra gli anni Settanta e gli anni Ottanta – ha imposto sul mercato un vero e proprio marchio.
La commedia dei Vanzina: uno specchio dei nostri tempi
Inutile negarlo: per i palati più raffinati tra pubblico e critica, il marchio Vanzina rappresenta un filone di film da evitare, l’esasperazione di un cinema popolare spesso volgare e ridanciano. Ci sono da fare, tuttavia, alcune puntualizzazioni: pur essendo i padri del Cinepanettone, i fratelli Vanzina hanno preso le distanze dal genere nel 2000, quando hanno passato il testimone a Neri Parenti e si sono dedicati ad altri progetti. Se, quindi, ogni anno Massimo Boldi e Christian De Sica ci intrattengono (divorzi artistici a parte) con le loro vacanze, non è del tutto responsabilità di Carlo e Enrico. Altra precisazione, che abbatte ogni tentativo apologetico, bisogna ammettere che – ci piaccia o meno – il cinema dei Vanzina è uno specchio spietato dei nostri tempi.
L’Italia del lusso ostentato, degli arraffoni, della donna oggetto – così ben raccontata in Loro di Paolo Sorrentino – è resa con lucida precisione nei film dei due figli di Steno. Al contrario, però, di molto altro cinema (e anche di quello di Monicelli) a questa estrema superficialità i Vanzina non si approcciano con aria di giudizio o di superiorità, la loro non è una satira feroce del costume degli italiani, bensì uno sguardo divertito e accondiscendente su questi borghesi piccoli piccoli e sulle loro futili vicende.
Allo stesso tempo Gerry Calà, Massimo Boldi, Christian De Sica, Diego Abatantuono, Renato Pozzetto e tutti gli altri storici collaboratori e amici del magico duo sono maschere grottesche, a tratti tragiche, che si ripetono sempre uguali a loro stesse (un po’ come nella commedia dell’arte), divertendosi negli intrecci e nelle ambientazioni più disparati. Carlo, Enrico e tutta la loro grande famiglia di attori e attrici raccontano l’Italia della Prima Repubblica, dell’opulenza socialista, delle vacanze al mare, dei giovani paninari, di Drive-In, di Nord e Sud che (ancora) si beccano con benevolenza, di quegli imprenditori rampanti dalla mano lunga e dal portafogli generoso (prima che diventassero Presidenti del Consiglio). E, ancora, accusano splendidamente il colpo della perdita dell’innocenza di Mani Pulite, rassicurando gli italiani: nulla è perduto, il tempo dei giochi non è mai finito.
L’eredità di Carlo Vanzina nel cinema italiano
Come dimostra l’accorata reazione del mondo dello spettacolo italiano alla notizia della morte di Carlo Vanzina, il contributo del cineasta resterà per sempre indelebile nella storia del nostro cinema. Suo il merito di aver scoperto e lanciato alcuni dei volti più importanti della Settima Arte italiana, vere e proprie promesse che non mancheranno di stupirci con le loro performance negli anni che verranno. Oltre ai più noti, che sono in qualche modo rimasti legati a quello stile comico con cui sono nati, ricordiamo che Elio Germano fece una delle sue prime comparse nel cinema (la seconda, per essere precisi) ne Il cielo in una stanza (1999)insieme al futuro regista di Lo chiamavano Jeeg Robot Gabriele Mainetti. Forse non tutti sanno che anche l’attrice internazionale Sienna Miller deve il suo debutto a Carlo, che le riservò una piccola parte nella commedia South Kensington del 2001.
Ovviamente non si può trascurare l’esordio dell’Eccezzziunale… veramente Diego Abatantuono, che negli anni è riuscito a scrollarsi di dosso la sua aria truce, cimentandosi con ruoli e stili anche diversi fra loro. L’impatto, però, di quella commedia così incisiva, di quella capacità straordinaria che aveva Carlo Vanzina (insieme a Enrico, of course) di restare impresso nell’immaginario, di creare trend e di confermare anno dopo anno il proprio pubblico in sala resta come un marchio a fuoco nella storia di chi ha collaborato con lui.
Se con la morte di Carlo Vanzina possiamo sancire la fine simbolica di un’epoca della storia del costume in Italia, siamo certi che la sua lezione non sarà resa vana da chi si è formato grazie e sul suo lavoro e che la Commedia all’Italiana risorgerà dalle sue ceneri, continuando a raccontare il sesso, il denaro e la frivolezza del nostro Bel Paese.
Se l’ombre nostre offeso v’hanno
Pensate, per rimediare al danno,
che qui vi abbia colto il sonno
durante la visione del racconto
e questa vana e sciocca trama
non sia nulla più di un sogno
Signori, non ci rimproverate,
Rimedieremo, se ci perdonate.E, come è vero che son sincero,
Se solo avremo la fortuna di sfuggire ai vostri insulti,
a fare ammenda riusciremo.
O chiamatemi bugiardo se vi va!
Quindi buonanotte a tutti voi
Regalatemi un applauso, amici miei
E Puck a tutti i danni rimedierà.
William Shakespeare – Sogno di una notte di mezza estate