L’esorcista del Papa: la storia vera dietro al film con Russell Crowe
Scopriamo differenze e affinità tra il film con Russell Crowe e la vera storia di Padre Gabriele Amorth.
Religione, teatralità, possessioni demoniache, una spolverata di peccato e un protagonista realmente esistito (Padre Amorth), interpretato da un attore a cui non servono presentazioni (Russell Crowe). Questo basta ad attirare l’attenzione su L’Esorcista del Papa, il film diretto da Julius Avery e al cinema dal 13 aprile 2023, prodotto da Sony Pictures e distribuito da Warner Bros. Entertainment Italia.
Ispirato ai bestseller internazionali scritti dallo stesso di Padre Gabriele Amorth (An Exorcist Tells His Story e An Exorcist: More Stories), il film vede nel cast anche Daniel Zovatto, Alex Essoe e Franco Nero e, pur traendo origine da una storia vera, la declina a suo piacimento per adeguarla alle regole cinematografiche.
Chi era Padre Gabriele Amorth?
Nel percorso di discernimento della realtà dalla finzione è bene innanzitutto rispondere a una domanda: chi era il prete interpretato dall’attore premio Oscar Russell Crowe? Si tratta del già citato Gabriele Pietro Amorth, nato a Modena l’1 maggio del 1925 da una famiglia profondamente cattolica e morto a Roma il 16 settembre del 2016.
Oltre ad aver preso parte alla FUCI (Federazione Universitaria Cattolica Italiana), si unì diciottenne ai partigiani cattolici della Brigata Italia di Ermanno Gorrieri. Un evento, questo, che ci viene sussurrato anche nel film attraverso dei flashback. Quello che la pellicola omette e che di fatto è poco rilevante ai fini della narrazione è il nome con cui Gabriele Amorth si faceva chiamare durante la guerra (Alberto) e la carriera che ne seguì: al termine del secondo conflitto mondiale infatti (nel 1945) gli fu conferita la Croce di guerra al valor militare, mentre due anni più tardi ricevette la nomina di vice delegato nazionale da Giulio Andreotti, all’epoca presidente dei Movimenti giovanili della Democrazia Cristiana.
Ordinato presbitero a Roma il 24 gennaio del 1954 dal vescovo di Norcia Ilario Roatta, Padre Gabriele Amorth era laureato in giurisprudenza e faceva parte della Società San Paolo. Tra le sue attività anche quella giornalistica, che negli anni lo portò a scrivere per Famiglia Cristiana e ad occuparsi della direzione del mensile Madre di Dio. Da buon appassionato di mariologia, inoltre, faceva parte della Pontificia accademia mariana internazionale.
Al netto delle sue qualità e degli onori ricevuti, Amorth è però di certo noto per essere stato uno degli esorcisti più famosi. La sua attività a tal proposito ebbe inizio nel 1986 (quando aveva 61 anni) all’interno della diocesi di Roma, per mandato del cardinale vicario Ugo Poletti. Come viene specificato anche all’interno del film, la peculiarità di Amorth era quella di collaborare con medici e psichiatri, poiché spesso le persone per cui veniva chiamato in causa non avevano nulla a che fare con le forze del male.
Fondatore nel 1990, insieme al francese Rene Chenesseau, dell’Associazione internazionale degli esorcisti (riconosciuta dal Vaticano e con sede a Roma), di cui fu presidente fino al 2000, Gabriele Amorth dichiarava di aver effettuato circa 70 mila esorcismi dal 1986 al 2007, molti dei quali riportati all’interno dei suoi libri.
Padre Amorth era davvero così divertente come Russell Crowe in L’Esorcista del Papa?
Nel film diretto da Julius Avery si pone l’attenzione sul carattere del prete e in particolare sul suo senso dell’umorismo, sull’irriverenza con cui interloquisce col clero e altresì sulla naturalezza con cui parla di argomenti spaventosi. Ci si chiede: padre Gabriele Amorth era davvero così?
Considerando che il lavoro di esorcista lo ha impegnato in età avanzata, prima la sua occupazione principale consisteva nella stesura di articoli e libri, con relative interviste a riguardo. È da queste fonti innanzitutto che trapela la sua personalità, il suo modo di affrontare, tramite il sorriso, le argomentazioni inerenti il demonio e i suoi misfatti.
Era anche piuttosto duro però su determinati argomenti, come ad esempio l’omosessualità, a proposito della quale sosteneva che “essere gay è un male contro natura”. Tra le controversie che lo hanno visto spesso protagonista si annotano le accuse contro alcune personalità dello spettacolo (tra cui Maurizio Crozza e Fiorello) e le dichiarazioni contro la TV, l’uso del profilattico, lo yoga, Harry Potter, la festa di Halloween.
Nonostante i metodi poco convenzionali riportati nel film, che ben adeguano la realtà alla finzione, il vero Padre Amorth era esteticamente ben diverso da Russell Crowe. Innanzitutto non era così corpulento e certo era meno avvezzo all’azione. Quindi, se nel film il protagonista sembra più una spia o un cacciatore di demoni, nella realtà appariva senza dubbio molto più gracile.
Tra le altre cose, Padre Amorth ha avuto il merito di diffondere la pratica dell’esorcismo all’interno del mondo ecclesiastico, anche e soprattutto in quei Paesi in cui era stata accantonata per essere relegata nell’area prettamente psicologica. E, anche se a detta dello stesso esorcista nella maggior parte dei casi non serve l’intervento della chiesa, è pur vero che le forze oscure esistono e si annidano laddove non potremmo mai sospettare, il più delle volte in maniera meno spettacolare di quanto si veda nei film.
L’Esorcista del Papa: la storia vera dietro al film
In merito al finto esorcismo il film di Julius Avery si esprime fin dal principio, come a voler mettere le cose in chiaro. Nella scena iniziale infatti vediamo che Amorth esegue un rituale uccidendo un maiale e facendo pensare al malcapitato di aver estratto il demone dal suo corpo. Nelle sequenze successive, nel contesto di un dibattito, il prete spiega la motivazione del suo operato, spiegando che spesso è solo suggestione e la teatralità serve a reggere il gioco.
Dopotutto il vero Gabriele Amorth ha dichiarato che solo pochissimi casi, tra tutti quelli da lui affrontati, hanno richiesto un vero esorcismo e che, a differenza della rappresentazione cinematografica, difficilmente si assiste a poltergeist, levitazioni, manifestazione di spiriti e demoni.
Il caso centrale sul quale si focalizza il film è quello del piccolo Henry (Peter DeSouza-Feighoney), un bambino di dieci anni che ha smesso di parlare a seguito della morte del padre. Il personaggio interpretato da Russell Crowe si reca in Spagna per scoprire di cosa si tratta, avvalorando la gravità della cosa e scoprendo che all’interno di quel luogo apparentemente sacro si nasconde in verità ben altro. I peccati compiuti dall’Inquisizione spagnola sembrano infatti essere stati effettuati da un maestro esorcista posseduto dal demone Asmodeo il cui intento era quello di manovrare la Chiesa di Dio dall’interno, inducendola alla perdizione.
Un dettaglio che dalla finzione si aggancia alla realtà, infiltrandosi direttamente dentro al Vaticano e trovando riscontro nelle dichiarazioni di Gabriele Amorth, il quale aveva accusato la presenza di tracce demoniache in Vaticano negli anni ’80 (anche se alla fine si trattava esclusivamente di episodi legati ai più comuni peccati umani), non senza il risentimento dei suoi superiori.
Trattando il caso del piccolo Henry emergono delle autentiche conversazioni col diavolo attraverso le quali il prete svela il modo in cui Lucifero agisce: giocando con i peccati umani, propinando bugie e cercando di non svelare la sua vera identità. Il demone con cui ha a che fare Amorth, come abbiamo già detto sopra, si chiama Asmodeo ed è il demonio del sesso e della lussuria, uno dei più potenti. Il protagonista ne scopre l’appellativo a seguito di alcune indagini in una parte nascosta dell’abbazia spagnola in cui si trova e per affrontarlo cerca innanzitutto di sfiancarlo tramite le preghiere. Lo stesso Amorth sosteneva infatti che, nonostante il diavolo si sforzi di apparire indifferente alle ingiunzioni e alle preghiere, queste lo scalfiscono e lo indeboliscono, fino a indurlo ad abbandonare il corpo della vittima.
Come è chiaro vedendo L’esorcista del Papa, il demonio non può dare la vita né la morte, poiché questa è una prerogativa di Dio. Ciò che può fare è però indurre alla distruzione della vittima, quindi al suicidio o all’omicidio. Quando quindi si parla di uccisione di un esorcista e di un vescovo, si fa riferimento perlopiù a questo aspetto.
L’Esorcista del Papa: Padre Amorth e il caso di Emanuela Orlandi
Tuttavia, c’è una parentesi che si apre all’interno della trama e che risulta ben più interessante, ovvero quella inerente i peccati commessi dallo stesso Padre Amorth. I suoi sensi di colpa ci riconducono al passato partigiano ma si focalizzano soprattutto sulla vicenda di una giovane donna di nome Rosaria: il prete sembra essersi sbagliato sul suo conto e aver confuso la realtà con la malattia mentale, senza agire adeguatamente. Il lungometraggio ci mostra il gesto estremo e insano compiuto dalla ragazza (che si uccide lanciandosi nel vuoto) e ci informa di quanto avvenuto attraverso la confessione dell’esorcista al suo apprendista, padre Esquibel (interpretato da Daniel Zovatt). Padre Amorth accenna anche alle voci secondo cui Rosaria sarebbe stata abusata sessualmente all’interno delle mura del Vaticano: un dettaglio che collega la vicenda a un drammatico e ancora irrisolto caso di cronaca, ovvero quello inerente la scomparsa di Emanuela Orlandi.
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Pare che Padre Amorth sia stato coinvolto nella scomparsa della giovane, affermando il rapimento e l’uccisione della Orlandi da parte della polizia vaticana a seguito di alcune feste sessuali. Queste dichiarazioni, come è ovvio, hanno portato a puntare ulteriormente il dito contro il Vaticano, che ancora oggi è accusato di aver insabbiato la verità. Nel film invece questo dettaglio emerge dalle accuse del personaggio di Crowe ai suoi superiori i quali, a detta dell’esorcista, non avrebbero garantito un processo giusto in occasione della morte di Rosaria.
Padre Amorth è stato davvero posseduto?
Nella parte finale de L’esorcista del Papa si vede che Padre Amorth dà al demone il permesso di possederlo affinché lasci in pace il piccolo Henry. La sequenza conclusiva è abbastanza spettacolare e degna di un film superoristico e certo si dissocia palesemente da qualsivoglia realtà.
Come è deducibile, il vero Padre Amorth non si è mai lasciato possedere. Questa nota serve chiaramente ad aggiungere spettacolarità alla narrazione e a dare maggiore definizione al personaggio di padre Esquibel, il quale sembra poter avere peso anche in un eventuale sequel.
La loro unione contro i demoni nella scena finale è un’altra trovata filmica, dal momento che Padre Amorth non collaborò mai con una squadra di esorcisti, pur avvalendosi di sacerdoti in grado di assisterlo durante i suoi esorcismi. Parimenti, non si cimentò mai in viaggi avventurosi alla ricerca di luoghi indemoniati, mentre nella pellicola si fa riferimento a una mappa in cui sarebbero indicati gli altri 199 posti colonizzati dal male, da trovare ed esorcizzare.