Le lezioni di vita di Robin Williams: 6 frasi da ricordare per vivere meglio
Andando via da questo mondo – il pianeta dell’apparenza, della controtendenza, delle feste sfrenate e dei dispiaceri assopiti – Robin Williams ha lasciato un vuoto incolmabile non solo tra le persone che hanno avuto la fortuna di ‘viverlo’ giorno per giorno, ma anche tra chi ha usufruito della sua aurea semplicemente di rimando, attraverso lo specchio misterioso, stregato e talvolta complicato del grande schermo. Proprio lì, in quella immensa tela fatta di colori, suoni, voci e movimento, Robin McLaurin Williams ha portato in ogni personaggio fondamentali granelli del suo essere.
Così risulta riduttivo ricordare l’attore statunitense chiamandolo semplicemente col suo nome di battesimo; ognuno lo ricorda con il nome e le fattezze che ha assunto nel momento in cui ha calcato la grande scena del cinema, nel momento in cui la finzione si accende e con essa si sfilano, come da un’enorme e immaginaria matassa, insegnamenti che restano nella vita e per la vita, rimanendo ancorati all’io come gemme di infinito valore.
A due anni dalla scomparsa di Robin Williams vi proponiamo di rivedere i suoi 5 film migliori e di rispolverare la memoria con 6 grandi insegnamenti che l’attore ci ha lasciato, tramite i suoi film e i personaggi interpretati.
L’attimo fuggente
Nel film diretto da Peter Weir, il cui titolo originale è Dead Poets Society (1989) Williams interpreta il professore universitario di poesia John Keating. Il grande insegnamento? Guardare le cose da un’altra prospettiva e cogliere l’attimo, prima che sia troppo tardi!
L’emblema di questo insegnamento è racchiuso in una scena e in una frase iconica, in cui Keating sale sulla cattedra sotto gli occhi stupiti dei suoi studenti e recita:
Sono salito sulla cattedra per ricordare a me stesso che dobbiamo sempre guardare le cose da angolazioni diverse. E il mondo appare diverso da quassù. Non vi ho convinti? Venite a vedere voi stessi. Coraggio! È proprio quando credete di sapere qualcosa che dovete guardarla da un’altra prospettiva. Anche se può sembrarvi sciocco o assurdo, ci dovete provare.
Hook – Capitan Uncino
Difficilmente si riesce ad amare i film tratti dalle favole che hanno segnato la nostra infanzia, ma Hook – Capitan Uncino (1991) è un caso a parte. Nel film diretto Robin Williams è un Peter Pan cresciuto, ha perso i suoi ricordi d’infanzia e adesso vive una vita frenetica e normale. Ma la meraviglia si sprigiona nel momento in cui Uncino rapisce i suoi figli e così, costretto a tornare nell’isola che non c’è, riscoprirà e ci farà riscoprire che il tempo passato a sognare e a giocare con i nostri figli o semplicemente con le persone che amiamo è un tempo prezioso, un tempo che dovrebbe uscire dalla parentesi che sta tra la veglia e il sonno e diventare reale, ogni giorno di più.
Lo scambio di battute più iconico di questo film?
Così le tue avventure sono finite… Oh no! Vivere… vivere può essere un’avventura straordinaria!
Mrs. Doubtfire – Mammo per sempre
Ammettetelo: avreste voluto anche voi una tata come lei, o lui! La pellicola diretta da Chris Columbus nel 1993 sa far ridere e commuovere. Cosa può essere disposto a fare un padre pur di stare con i propri figli? Qualcosa di immorale e ingiusto, per certi versi, ma toccante e sublime per altri. L’amore non conosce leggi, non conosce vergogna e neanche limiti e questo è il grande insegnamento che Robin Williams ci concede, oltre che una magnifica interpretazione.
E ascoltando Daniel Hillard / Mrs. Euphegenia Doubtfire ogni genitore non può non immedesimarsi nelle sue parole:
[…] In merito al mio comportamento, invoco l’infermità mentale perché, da quando nacquero i miei figli, dall’istante che li ho guardati, io ero già pazzo di loro, quando li ho presi in braccio ero già steso. Sono prole dipendente signore. Io li amo con tutto il mio cuore e l’idea che mi si dica “Non puoi vivere con loro o vederli ogni giorno”, sarebbe come dirmi “Ti tolgo l’aria”.
Jack
Si può avere 10 anni e dimostrarne 40? Nel 1996 Francis Ford Coppola dirige un film con protagonisti Robin Williams e Diane Lane. L’attore veste i panni di un ragazzo affetto da una rara malattia, dovuta al fatto di essere nato dopo solo due mesi di gestazione.
Il discorso che fa davanti a genitori e studenti è quanto di più profondo si possa ascoltare:
Lo so che giunti al termine di questa nostra vita tutti noi ci ritroviamo a ricordare i bei momenti e dimenticare quelli meno belli, e ci ritroviamo a pensare al futuro. Cominciamo a preoccuparci e pensare: “io che cosa farò? chissà dove sarò da qui a dieci anni?” Però io vi dico: “Ecco guardate me!” Vi prego, non preoccupatevi tanto, perché a nessuno di noi è dato soggiornare tanto su questa terra. La vita ci sfugge via e se per caso sarete depressi, alzate lo sguardo al cielo d’estate con le stelle sparpagliate nella notte vellutata, quando una stella cadente sfreccerà nell’oscurità della notte col suo bagliore, esprimete un desiderio e pensate a me. Fate che la vostra vita sia spettacolare.
Will Hunting – Genio ribelle
Nel film del 1997 di Gus Van Sant Robbie Williams è Sean McGuire, un professore di psicologia che si ‘scontra’ con il ribelle e geniale Will Hunting, interpretato da Matt Damon. I due riusciranno a scambiarsi reciprocamente lezioni di vita, in un braccio di ferro perenne e avvincente, che va a fondo nella linfa più pura delle cose, lì dove finisce la conoscenza e inizia la saggezza, dove si chiudono i libri e inizia la vita.
Uno dei momenti più belli, oltre a quello che vedete nel filmato qui sopra, è il frangente in cui Sean dice a Will:
Avrai dei momenti difficili, ma ti faranno apprezzare le cose belle alle quali non prestavi attenzione.
Una notte al museo 2
Giusto perché occorre ricordare che a volte occorre prendere le cose più alla leggera, che ricordiamo l’interpretazione di Robin Williams in Una Notet al Museo, in cui veste i panni del saggio Teddy Roosevelt. Uno degli scambi di battute più iconici è quello in cui Larry (Ben Stiller) gli chiede qual è la chiave della felicità.
Larry: Ehi, Teddy, ricordi l’altra sera stavi per dire qualcosa sulla chiave per la felicità…Hai detto “la chiave della felicità…” E poi è arrivata l’alba e ti sei fermato. Credo di averla trovata. È fare ciò che ami, vero? Con le persone che ami.
Theodore Roosvelt: Veramente la chiave della felicità è il fitness, ma anche l’amore va bene!