L’uomo che uccise Don Chisciotte: le location del film di Terry Gilliam
L'uomo che uccise Don Chisciotte è stato girato in Spagna e Portogallo, tra vecchi ruderi di antici castelli e l'arido terreno di Fuerteventura.
Dopo una vicenda di produzione e distribuzione a dir poco travagliata, Terry Gilliam ha finalmente potuto portare il suo lavoro di L’uomo che uccise Don Chisciotte nelle sale cinematografiche di tutto il mondo, mostrandolo in anteprima al Festival di Cannes del 2018. Adam Driver, protagonista del film, ha contribuito a caratterizzare il racconto per immagini in maniera determinante, con il suo volto scolpito a cui fa da contraltare il viso dell’anziano Don Chisciotte (o sedicente tale) interpretato da Jonathan Pryce. I lineamenti forti dei due interpreti hanno dato la possibilità a Terry Gilliam di creare un’atmosfera onirica in linea con la sua idea di partenza, un mondo sospeso nello spazio e nel tempo, che sfrutta uno sfondo aspro e arido tale da spingere gli abitanti e i viaggiatori passeggeri a costruirsi un mondo a sé stante in cui dare libero sfogo alla propria immaginazione e la propria identità nascosta, fino a sconfinare nella follia (apparente o veritiera che sia).
In L’uomo che uccise Don Chisciotte, come accennato, il paesaggio umano e naturale formano parte integrante della letteratura che il discorso metacinematografico cerca di mettere in risalto: i volti duri e affaticati eppure indomiti degli abitanti locali sembrano quasi contagiare le facce levigate dei nuovi arrivati, che finiscono con l’adattarsi al terreno brullo e roccioso che li circonda. La lunga gestazione del film (quasi ventennale) ha visto più volte ridimensionare il budget a disposizione delle riprese: la patria elettiva della realizzazione, è chiaro, è la Spagna, ma almeno nei piani iniziali il set avrebbe dovuto girare vari paesi europei, anche in virtù degli ingenti fondi messi a disposizione da parte della Comunità Europea. Nonostante i grandiosi progetti iniziali, le riprese si sono svolte in circa quattro mesi in terra spagnola, tra le isole Canarie e nelle province di La Mancha e di Navarra, fatta eccezione per il Convento dell’Ordine di Cristo a Tomar, che si trova in Portogallo centrale.
La periferia spagnola è comunque fortemente rappresentata con vari piccoli paesi caratteristici e dalla lunghissima storia: uno di questi è Olite (Erriberri in lingua basca), a metà strada tra Saragozza e Pamplona vicino ai Paesi Baschi, così come i paesi di Gallipienzo e San Martin de Unx. A completare il panorama, troviamo anche vari castelli diroccati tra cui il Castello di Oreja e quello di Almonacid a Toledo per poi arrivare alla terra scura e vulcanica dell’isola di Fuerteventura, costantemente battuta dal vento e a confronto con l’oceano aperto. L’uomo che uccise Don Chisciotte gioca molto su questa sorta di compenetrazione tra luoghi e persone, tra abitanti locali e nuovi arrivati, che rende la sensazione di eternità e sospensione temporale che sembra regnare sui luoghi rappresentati. Tutti questi sfondi sono accomunati da una forte connotazione selvaggia e naturalistica, basata sull’aridità (almeno apparente) della terra brulla, che finisce con il confondere i confini tra terra incolta e edifici diroccati e abbandonati a se stessi. Ad amplificare lo spaesamento spazio-temporale trasmesso dalle immagini c’è anche il profondo mix di stili dimostrato dalle costruzioni locali: le diverse occupazioni hanno lasciato segni evidenti finanche nei resti di edifici ormai diroccati, così che i ruderi dei castelli e anche i costumi delle persone portano rimanenze delle influenze moresche, latine, mediterranee e caucasiche, dando sfogo a decorazioni scenografiche a netto contrasto con l’aridità e la monocromia del territorio circostante.