I 5 film migliori di M. Night Shyamalan
Alla scoperta del cinema di M. Night Shyamalan.
Uno dei registi più singolari del cinema americano contemporaneo, M. Night Shyamalan, autore di origini indiane, ha saputo ritagliarsi un ampio spazio di considerazione tra pubblico e critica attraverso pellicole di genere thriller e metafisico con risultati a volte sorprendenti. Scopriamo quali sono quelli che possiamo considerare tra i film migliori della sua filmografia.
M. Night Shyamalan: il maestro dei plot twist
Si chiamano plot twist quei “colpi di scena” o meglio definibili come svolte narrative impreviste all’interno della trama. Il buon M. Night Shyamalan divenne celebre in tutto il mondo, con uno dei suoi titoli più accattivanti, proprio con il plot twist ne Il Sesto senso (1998) in cui Bruce Willis scopriva un amara sorpresa sul proprio inconsapevole destino. Ma queste svolte inattese hanno costellato molto il cinema del regista indiano, come nel caso di un altro piccolo Cult come The Village (2004), ambientato in un villaggio tra i boschi circondato da misteriose creature o nel più recente Old (2021), in cui un gruppetto di persone si ritrovava isolato su una spiaggia alle prese con uno scorrere del tempo accelerato che li portava a crescere e invecchiare nel giro di poche ore. In una filmografia che ha regalato altri titoli interessanti, come la trilogia sul “gioco di ruolo”, dettata da Unbreakable (2000), Split (2016) e Glass (2019), in cui al centro vi è un contorto gioco di psicologia e scambi di personalità, di supereroismo e lotta contro i propri demoni, o come nel bel thriller Bussano alla porta (2022), in cui una baita isolata è al centro di un misterioso incontro tra una famigliola e ambigui “ospiti” che annunciano loro una imminente apocalisse. Anche il suo recente thriller Trap (2024) ha riscosso discreti consensi, anche se stavolta il plot twist è quasi assente. Andiamo a scoprire quelli che possiamo considerare i film migliori del regista, in ordine cronologico.
1. Il sesto senso (1998)
Uno psicologo (Bruce Willis) per l’infanzia viene aggredito e ferito da uno sparo, da un un ex paziente, ormai cresciuto.
Tempo dopo decide di prendere in cura il caso di un bambino apatico e un po’ problematico che gli confessa un terribile segreto: vede la gente morta!
Opera numero due di M. Night Shyamalan che, per la prima volta è coadiuvato da una produzione alta e una star come protagonista.
Questo horror psicologico e dagli echi paranormali è, in breve tempo, con un inatteso tripudio di pubblico, divenuto uno dei titoli di spicco del suo genere (e non solo) degli anni ’90, grazie soprattutto al plot twist finale.
Ma il film non si risolve solo nella brillante e pungente conclusione, con un epilogo che fu spiazzante sorpresa per lo spettatore, ma trova forza nella sua stessa costruzione, in cui emergono due outsider, uno adulto e l’altro bambino che in qualche modo cercano di ritrovare se stessi.
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2. Unbreakable (2000)
A seguito di un terribile incidente ferroviario, David Dunn (Bruce Willis) si risveglia al pronto soccorso di un ospedale di Philadelphia, dove un medico lo mette subito al corrente non solo di essere l’unico sopravvissuto fra i 131 passeggeri che erano a bordo del treno, ma di essere anche uscito da ciò incredibilmente incolume.
Lo contatta un misterioso collezionista di fumetti (Samuel L. Jackson), con una rara malattia di fragilità delle ossa, identificandolo come una sorta di supereroe indistruttibile.
Opera suggestiva e anomala, divisa quasi in due tronconi narrativi, con una prima parte dal passo compassato, ed una seconda di tensione crescente, Unbreakable è un thriller quasi supereroistico, distante dagli standard classici, asciutto nei ritmi e umano nei personaggi, ma anche virtuoso, originale e in parte compiaciuto a livello registico.
Un’opera in parte torbida e misurata, ma anche complessa nell’evolversi, quasi richiedente più di una visione e, pertanto tra i titoli più considerati e apprezzati della filmografia di Night Shyamalan.
3. Signs (2002)
Ex pastore, vedovo (Mel Gibson), con qualche titubanza di fede, si ritrova col suo fratello, lievemente disadattato, e due figlioletti, nella casa di campagna a fare i conti con un’incombente invasione aliena, annunciata da numerosi cerchi nel grano.
Quarto lungometraggio di Night Shyamalan, questo film di fantascienza è un racconto di attesa, per più di metà è un film da camera (un kammerspiel, potremmo dire), con poche incursioni fuori dalle mura casalinghe e qualche flashback con una tensione crescente nella parte finale.
Però, è soprattutto un film che racconta di paure umane e debolezze, un film d’invasione in cui l’invasione è lasciata piuttosto da parte.
Un racconto interiore, quello del protagonista soprattutto che fa i conti col lutto e con la fede, con l’incontrovertbilità del destino e col senso di protezione di famiglia.
4. The Village (2004)
Forse, il film più apprezzato di M. Night Shyamalan da molta critica, il suo film più “sinistro” e politicamente interessante. La trama vede una comunità di un villaggio del 1800 circa che vive circondata dai boschi, dove pare si aggirino curiose creature con un mantello rosso.
Una ragazza cieca però chiede al padre, capo del villaggio, di oltrepassare il bosco per recuperare delle medicine per il suo amato, ferito gravemente dallo scemo del villaggio.
Prende piede così una sinistra e inaspettata scoperta.
Dopo i successi de Il Sesto senso, Unbreakable e Signs, Shyamalan realizza questo thriller drammatico in costume con le sfumature horror ed una soluzione più razionale possibile, anche in controtendenza col suo cinema precedente, col quale però è accomunato per la soluzione finale a sorpresa, per la fede ancora una volta presente e per la presenza di alcuni personaggi non proprio mentalmente stabilissimi.
Una bella costruzione atmosferica, narrativa, per un film dal piccolo sottotesto sociale, in cui il regresso, lo straniamento, il paganesimo, il culto regolatore fanno capolino in una società che ha paura di mettere il naso fuori dal proprio “recinto”.
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5. E venne il giorno (2008)
Anomali e inspiegabili comportamenti prendono corpo in una vasta area degli Stati Uniti, portando ad inquietanti ondate di suicidi di massa, alcuni piuttosto violenti. Si teme sia un attacco terroristico sparso nell’etere. Un professore di scienze si mette in fuga con la moglie ed un caro amico con la figlioletta. Ma la minaccia inizia ad espandersi. Happening (titolo originale) è in un certo senso la summa cinematografica del regista indoamericano. Un intrattenimento di grande ambiguità e mistero che prende forma attraverso la costruzione delle sequenze (alcune sono veri e propri pezzi di bravura, come la sequenza della pistola usata “a catena” per suicidarsi o il momento in cui gli operai di un cantiere “piovono” dal cielo) e non si risolve del tutto sul piano narrativo.