Mai Stati Uniti: la spiegazione del finale del film di Carlo Vanzina
Mai Stati Uniti è un film che parla con i sentimenti e dei sentimenti di cinque fratelli interpretati da attori molto diversi tra loro, con un'eredità in ballo.
Mai Stati Uniti è, con ogni probabilità, il film più bello che abbiano mai ideato i fratelli Vanzina. Diretto dal compianto Carlo Vanzina, scomparso lo scorso 8 luglio, Mai Stati Uniti è un film che celebra l’amore e la famiglia come valori assoluti, per essere pienamente felici e appagati. Mai Stati Uniti è stato realizzato con un cast d’attori che, a prima vista, potrebbero non sembrare ben “amalgamati” tra loro e, invece, si sono rivelati la scelta vincente: Ambra Angiolini e Ricky Memphis – già collaudati con Immaturi – recitano accanto a Vincenzo Salemme, Anna Foglietta e Giovanni Vernia, pronti a mettere in gioco il loro più noto lato comico per un film dalle sfumature malinconiche.
Mai Stati Uniti ruota intorno ad Antonio (Vincenzo Salemme), Angela (Ambra Angiolini), Carmen (Anna Foglietta), Nino (Ricky Memphis) e Michele (Giovanni Vernia) cinque persone che non sanno di essere fratelli. Scoprono l’arcano, quando vengono convocati da un notaio (senza scrupoli) tutti insieme alla stessa ora, dove scoprono che il loro padre è deceduto, lasciando ad ognuno una grossa fetta di eredità. Per poter ottenere ciascuno la propria parte, i cinque fratelli devono però prima assolvere ad un compito: andare negli Stati Uniti d’America e spargere le ceneri del loro defunto padre in Arizona. Il viaggio, ovviamente forzato proprio per volere del padre, è l’occasione che i cinque fratelli avranno di conoscersi con l’obiettivo, una volta rientrati in Italia, di iniziare a frequentarsi proprio come una grande famiglia allargata. Durante il viaggio però, emergono i caratteri e le abitudini di ognuno, che ben presto faranno sorgere alcuni problemi.
Mai Stati Uniti: come finisce?
Mai Stati Uniti è un film che inizia con una separazione e termina con l’unione. I cinque fratelli infatti non sanno nulla l’uno dell’altro eppure, per ottenere lo scopo – in questo caso l’eredità – sono disposti anche ad un volo transoceanico e alla convivenza forzata. I cinque protagonisti passano in maniera graduale da una situazione di puro egoismo – dove ognuno pensa per sé – ad una condizione di pseudo-altruismo, condizione raggiunta tra alti e bassi e discussioni più o meno condivisibili. All’inizio del film, in sostanza, ogni protagonista aveva un proprio background e nessuno pensava gli equilibri mentali, psicologici ed emotivi degli altri, condizione, però, che è stata estremamente utile per smascherare il notaio e la sua truffa.
Una defraudazione non solo economica, ma anche e soprattutto morale pensando all’affetto che legava il padre ad ognuno di loro. Ed è proprio questo il finale del film, un insegnamento, e cioè il rispetto dei sentimenti altrui: cinque fratelli mai stati uniti, ma che si ritrovano e imparano a rispettare l’altro. Nel monologo quasi conclusivo, i cinque protagonisti riescono a parlarsi per davvero per la prima volta in modo sincero, con il pensiero rivolto verso quel padre che ha lasciato loro un’eredità che non è quella in denaro bensì è l’amore fraterno.