Mary Shelley: la storia vera dell’autrice di Frankenstein che ha ispirato il film
Chi era davvero Mary Shelley, la donna che ha dato vita a Frankenstein?
La vera storia di Mary Shelley viene portata sul grande schermo nel film Mary Shelley – Un amore immortale diretto dalla regista Haifaa al-Mansour: Elle Fanning veste i panni della celebre autrice di Frankenstein. Scrittrice, saggista, biografa, Mary Shelley è principalmente conosciuta per il celebre romanzo gotico con protagonista il famoso mostro della letteratura vittoriana. Nei suoi scritti pervadono i temi legati alla sua tortuosa vita, quella di di una donna a cui è stato negato l’amore materno fin dalla nascita; divenuta anch’essa madre e successivamente vedova a quasi 25 anni. La letteratura diventerà il suo unico mezzo per mantenere la casa e il suo unico figlio. Le sue opere emanano un senso di disperazione e di tragedia come riflesso della sua esistenza.
Leggi la nostra recensione di Mary Shelley – Un amore immortale
Mary Shelley: una femminista in epoca vittoriana
Mary Shelley era la figlia di Mary Wollstonecraft, filosofa e precorritrice del femminismo liberale, e di William Godwin, scrittore e politico, che si occupò della sua educazione quando la madre morì giorni dopo averla data alla luce. Aveva anche una sorellastra Fanny, nata da una relazione extraconiugale della signora Wollstonecraft, che si tolse la vita lasciando una tragica lettera a Mary. La futura scrittrice crebbe apprezzando le opere della madre e spesso era in disaccordo con le opinione del padre, un politico illuminista. Le opere dell’autrice infatti aspiravano alla cooperazione sociale, soprattutto tra donne, concezioni inaccettabili per l’epoca in cui viveva.
Quando suo padre si risposò, per la famiglia iniziò una lenta crisi finanziaria: la casa editrice, fondata su suggerimento di Mary Wollstonecraft, non bastò a risanare le casse dei Godwin. La crisi fu scongiurata grazie ad alcuni sostenitori di William, che gli prestarono ingenti somme di denaro. Nonostante i problemi economici, il signor Godwin non fece mancare l’istruzione alle sue due figlie. Ormai adolescente, Mary venne mandata a studiare presso la famiglia di William Baxter, amico del padre, il quale sperava che la figlia crescesse con le sue stesse idee politiche. Al contrario, Mary cominciò a sviluppare un’indole creativa che tuttavia non riuscì ad esprimersi come voleva.
Mary Shelley: l’incontro con Percy e la forza del loro amore
La svolta avvenne con l’incontro con Percy Bysshe Shelley, un filosofo radicale le cui idee lo fecero allontanare dalla famiglia aristocratica. Tra lui e Mary nacque un sentimento, contrastato spesso dal padre che vedeva in lui una rovina per la sua reputazione. Alla fine, la loro unione venne approvata. Negli anni successivi, la vita di Mary subì un duro colpo quando diede alla luce una bimba prematura, che morì 14 giorni dopo. La grave perdita la fece cadere in depressione ed era spesso preda di allucinazioni.
La tragedia venne ben presto superata, e lei e Percy tornarono alla vita di tutti i giorni. Qualche anno dopo, nel 1816, la coppia accolse un secondo figlio chiamato William (in onore del padre di Mary).
Mary Shelley: Frankenstein, il mito di Prometeo, la paura verso la società
In quello stesso anno, lei e Percy raggiunsero la sorellastra di Mary, Claire Clairmont, nata dal secondo matrimonio del padre, e il poeta Lord Byron per passare l’estate presso il lago di Ginevra. Mary descrisse quei giorni sul suo diario, definendoli “piovosi e poco clementi”. Il maltempo costrinse il gruppo a restare chiusi in casa per ore, durante le quali vennero affrontati diversi argomenti di conversazione fino a quando decisero di scrivere dei racconti di fantasmi. Mary non ebbe l’ispirazione, ma quando ascoltò storie sul galvanismo e sulla possibilità di ricomporre e ridare vita alle parti di un essere vivente, l’immaginazione prese il sopravvento: così nacque Frankenstein o Il mito di Prometeo. Percy, dopo aver visto la prima bozza del suo racconto, la incoraggiò a continuarlo una volta tornati in Inghilterra. L’accoglienza è tiepida, ma i critici la rivaluteranno quando scopriranno che dietro al romanzo c’è la penna di una giovane donna.
Leggi anche Frankenstein: dal romanzo ai film, 200 anni di storia di un mostro
Tra le tematiche più evidenti presenti in Frankenstein c’è quella già citata del galvanismo, ma il romanzo di Mary Shelley è anche un’opera sociale: la Creatura realizzata dallo scienziato nasce di indole buona, ma diventa cattiva a causa dei pregiudizi delle persone e della stessa società che lo denigra. Il concetto proviene da Rousseau, ma forte è anche l’influenza del padre e del suo saggio Political Justice; la Creatura, divenuta malvagia e macchiata dai vizi degli uomini, chiede a Viktor di creargli una compagna per non restare solo. Il suo desiderio suona come un dovere che il suo creatore deve a lui – da qui l’allusione al mito di Prometeo.
Mary Shelley è un’autrice immortale e il suo Frankenstein è uno dei romanzi gotici più famosi al mondo. Per questo il cinema le ha dedicato molti film, e l’ultimo è il film con Elle Fanning, attualmente nelle sale italiane.