Matrix: il significato del film con Keanu Reeves
La spiegazione di Matrix, il film con protagonista Keanu Reeves, che rappresenta una sorta di rielaborazione moderna del mito della caverna di Platone.
Era il 1999 ed era l’anno che avrebbe cambiato per sempre il cinema: usciva infatti Matrix, il film scritto e diretto dai fratelli Andy e Larry Wachowski – che poi hanno subito vari interventi per diventare chi volevano essere e avere l’identità che desideravano: Lana e Lilly Wachowski.
Matrix è un’ opera entrata nella storia, che ha rappresentato e rappresenta ancora un vero e proprio saggio filosofico. Il protagonista, Neo (Keanu Reeves), il cui nome nel mondo del film è Thomas Anderson, vive tormentato da varie domande sull’esistenza e sulla realtà avvertendo, come capita a pochi eletti, che qualcosa in ciò che lo circonda non torna; proprio su questo si costruisce il testo del saggio, un vaso di Pandora che scoperchiandosi apre una serie di riflessioni difficili da dipanare.
Matrix: il racconto di un uomo che vive nel dubbio
Neo: “Mai provata la sensazione di non sapere se sei sveglio o se stai ancora sognando?”
Choi: “Tante volte. Si chiama mescalina.”
Thomas di giorno è un cittadino modello che lavora in una multinazionale che produce software, di notte è un haker, con il nome Neo, un pirata informatico e riflette, si interroga, capisce che c’è un qualcosa che serpeggia ma non riesce a comprendere cosa sia. Vive il/nel dubbio, elemento che lo rende molto simile a Cartesio: proprio come il filosofo mette in dubbio ogni cosa (sono sveglio o sto sognando?), la certezza in cui e su cui la vita umana si è costruita. Matrix è una traduzione narrativa del dubbio metafisico, Neo è un soggetto pensante e proprio per questo la sua non è un’esistenza semplice.
Tutto il suo mondo si modifica e si ribalta quando viene contattato da Morpheus (Laurence Fishburne) e da Trinity (Carrie‑Anne Moss) che lo mettono di fronte alla verità: il mondo che vede è virtuale, un progetto creato a computer da una intelligenza artificiale per controllare gli uomini (utili solo per fare andare avanti il sistema). Matrix che prima sembrava essere solo una leggenda, è invece una sorta di demiurgo che rende coerente un’illusione.
Matrix è una sorta di rielaborazione moderna del mito della caverna platonico: Neo, come quegli uomini incatenati, costretti a fissare il fondo della prigione, si rende conto che quelle che lui vede non sono che copie (dell’originale), apparenza – come non pensare al titolo di Jean Baudrillard Simulacra e Simulation – non la realtà. Neo dunque si sveglia dal sonno profondo in cui è stato immerso, riesce a liberarsi, evadendo e spezzando le catene. Quel sonno che rappresenta la condizione comune dell’uomo, ben espressa da Schopenhauer, è interrotto quando Morpheus, aprendogli gli occhi e facendogli luce – la stessa cosa che accade agli uomini di Platone, alza il velo di May e gli mostra la verità. Matrix, il mondo in cui l’uomo vive, è un ambiente virtuale costituito, uno spazio in cui si vive (o si è vissuti dalle false credenze, dalle illusioni, dalle matrici che vengono imposte), è un sistema informatico che simula una realtà fittizia.
Matrix: il dialogo tra Alice e il bianconiglio
Morpheus: “È la tua ultima occasione, se rinunci non ne avrai altre. Pillola azzurra, fine della storia: domani ti sveglierai in camera tua, e crederai a quello che vorrai. Pillola rossa, resti nel paese delle meraviglie, e vedrai quant’è profonda la tana del bianconiglio. Ti sto offrendo solo la verità, ricordalo. Niente di più.”
Morpheus con queste parole chiarisce: ora è Neo a decidere, ha la chiave in mano. Può decidere: pillola azzurra o pillola rossa, menzogna o verità, o restare nella caverna o uscirne e imparare a leggere il mondo in quanto tale un fenomeno ricco e complesso. Neo è Alice, la similitudine è chiara, come è chiaro che Morpheus sia il bianconiglio; è lui che gli dà la possibilità di andare dalla schiavitù alla libertà.
Non è però una scelta semplice quella di questa Alice: non è facile lasciare un’esistenza come quella in cui ha vissuto fino ad ora per un qualcosa di sconosciuto e anche, se vogliamo, spaventoso. Quando Neo sceglie la conoscenza il suo si fa atto di coraggio e inizia un viaggio (di apprendistato) affascinante, complesso in cui un semplice hacker diventa l’eletto, il prescelto, colui che (si) libera dalla schiavitù configurandosi sempre più come un profeta, una sorta di semidio.
Matrix: una nuova identità (Neo) per rompere la catene e superare i confini
“Mi chiamo Neo”
Sta proprio in questo dichiarazione la svolta, una rinascita dopo la quale nulla sarà come prima. A quel punto Neo vede veramente, rompe le mura in cui credeva di essere libero (“Come tutti gli altri sei nato in catene in una prigione che non ha sbarre, che non ha odore. Una prigione per la tua mente” gli dice Morpheus), e inizia a “camminare” da straniero in luoghi mai visti prima e in ognuno di questi impara che non fuori ma dentro è il limite da superare.
“Non cercare di piegare il cucchiaio, è impossibile. Cerca invece di fare l’unica cosa saggia: giungere alla verità! Il cucchiaio non esiste. E allora ti accorgerai che non è il cucchiaio a piegarsi ma sei tu stesso“
Inizia a entrare nella filosofia: “La realtà esiste nella mente umana e non altrove” ha scritto George Orwell e queste parole possono ben piegarsi a questo testo ed è proprio da qui che parte la rigenerazione del protagonista. Come fa un bambino, in Matrix, Neo deve reimparare e questo vuol dire agire (e non essere agiti), amare, pensare (e non credere di pensare). In questo apprendistato viene alla luce un assioma: “Fintanto che esisterà Matrix l’uomo non sarà mai libero“.
Matrix: un segreto che si apre all’uomo capace di percepire
Matrix è una specie di test di Rorschach, un segreto che si apre a varie interpretazioni, in cui la base è la decodifica del codice e questo permette a Neo di schivare i proiettili, di saltare dai grattacieli, di essere nel presente, tanto da diventare quel cucchiaio – non fermandosi al pensiero di poterlo solo piegare. L’Eletto, in quanto tale, entra profondamente nel significato del tutto. Neo deve lasciare la sua parte “passata”, lasciare andare le resistenze e grazie a Morpheus e a Trinity – e al suo amore -, riesce a raggiungere una forma di vita più elevata.
Neo: “So che mi state ascoltando, avverto la vostra presenza. So che avete paura di noi; paura di cambiare. Io non conosco il futuro, non sono venuto qui a dirvi come andrà a finire. Sono venuto a dirvi come comincerà. Adesso appenderò il telefono e farò vedere a tutta questa gente quello che non volete che vedano. Mostrerò loro un mondo senza di voi. Un mondo senza regole e controlli, senza frontiere e confini, un mondo in cui tutto è possibile. Quello che accadrà dopo dipenderà da loro”
Neo parla proprio a noi, ci interpella, ci invita al ragionamento e alla riflessione, ci chiede di penetrare profondamente le cose e così il velo di Maya sarà sollevato anche per noi. Inevitabilmente un film come questo, ancora moderno nonostante i molti anni passati, non poteva passare inosservato nel 1999, un’opera capace di aprire varchi e di essere lungimirante. Matrix è diventato pietra miliare di un genere, quello fantascientifico, della storia del cinema – basti pensare agli effetti speciali della pellicola -, espressione e rielaborazione di teorie filosofiche. Riesce a raccontare, anticipando i tempi in un certo qual modo, un mondo in cui l’essere umano è succube della macchina, in cui quest’ultima modella, costruisce e sostanzia l’uomo e la sua esistenza.