Matt Dillon: film e vita privata del cattivo ragazzo del cinema americano
La carriera di Matt Dillon è costellata di grandi interpretazioni: da quella del ragazzo problematico al serial killer di La Casa di Jack.
Matt Dillon, classe 1964, segno Acquario e una lunga carriera di titoli cult. Nato a New Rochelle, un sobborgo di New York, da una famiglia benestante di cattolici irlandesi, ha da sempre avuto l’arte nel sangue. Suo padre infatti era un pittore e agente di cambio, mentre i fratelli di sua nonna Bea erano Alex Raymond, il celebre autore delle strisce a fumetti di Flash Gordon, Jungle Jim e Rip Kirby, mentre Jim Raymond fu il disegnatore di streeps di Blondie, in seguito alla morte di Chic Young. La carriera nel mondo della recitazione di Matt Dillon inizia presto, all’età di 15 anni quando fu scoperto da un talent scout mentre si girovagava per i corridoi della sua scuola per saltare la lezione di matematica. Così inizia a recitare per la Warner con un esordio che lo lancerà in fretta nell’Olimpo delle star hollywoodiane. Il suo primo film è del 1979, ad opera di Jonathan Kaplan: stiamo parlando del film denuncia Giovani guerrieri, qui Dillon interpreta il ruolo di un adolescente appena uscito dal riformatorio, al centro di una drammatica vicenda di strada. La critica e il pubblico lo amano in queste vesti, tanto che il giovane interprete viene paragonato al bello e dannato James Dean.
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Matt Dillon: I Ragazzi della 56ª Strada e la consacrazione a giovane promessa
Dopo due film nel 1980, La mia guardia del corpo di Tony Bill, dove interpreta un teppista, e Little Darlings di Ronald F. Maxwell, in cui si fa vedere in slip per la gioia delle adolescenti del tempo, nel 1981 viene preso nel cast di American Blue Jeans di David Fisher, mentre nel 1982 partecipa al film tv di Richard Bartlett, The Great American Fourth of July and Other Disasters. Nello stesso anno Matt Dillon viene selezionato anche per la trasposizione cinematografica, Un ragazzo chiamato Tex, in cui l’attore propone un’intensa prova recitativa, nel ruolo di un adolescente orfano. Il 1983 è però di certo un anno di svolta, perché il giovanissimo Matt viene scelto da Francis Ford Coppola, per due film, tratte da best seller di Susan Eloise Hinton: I ragazzi della 56esima strada, dove recita al fianco di Tom Cruise, Ralph Macchio e Patrick Swayze, e Rusty il selvaggio, dove fa coppia con Mickey Rourke. Due film di enorme successo, divenuti cult del cinema adolescenziale, che gli aprono del tutto le dorate porte di Hollywood.
Matt Dillon: Tutti Pazzi Per Mary e la svolta comico-grottesca
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Dopo il successo per i ruoli drammatici arrivano altre importanti collaborazioni: nel 1989 Matt Dillon recita nella pellicola di Gus Van Sant, Drugstore Cowboy in cui, affiancato dal mitico ottantenne William Burroughs, un personaggio amato dall beat generation, interpreta ancora un ragazzo problematico e in particolare un rapinatore tossico, che svaligia farmacie. Per la stampa in questo ruolo Dillon dà il meglio di sé, tanto da guadagnare Spirit Award come Miglior Attore. Sempre nell’89 recita al fianco di Madonna nel film I maledetti di Hollywood di Howard Brookner. Dopo una meritata pausa, visto che a 25 anni Matt Dillon aveva già alle spalle 20 film, ritorna nei panni di un giovane assassino psicolabile in Un bacio prima di morire del 1991, un thriller di James Dearden.
Negli anni 90 gira diversi film collaborando in veste comica con Cameron Crowe, in Singles – L’amore è un gioco, o ancora con il regista Anthony Minghella, in Mr. Wonderful. Nel 1995 si fa dirigere ancora da Gus Van Sant nel film Da morire, commedia noir insieme a Nicole Kidman, mentre nel 1996 affianca Timothy Hutton, Uma Thurman e la quattordicenne Natalie Portman, nella commedia agrodolce Beautiful Girls, di Ted Demme, oppure Kevin Spacey che lo dirige in Insoliti criminali. Lo ricorderete di certo in In & Out, di Frank Oz, in cui Matt Dillon è il giovane attore che durante la notte degli Oscar fa un discorso dall’alto tasso comico, in cui ringrazia pubblicamente il suo insegnante omosessuale, il divertentissimo Kevin Kline. Il vero ruolo però che renderà il volto di Matt Dillon famoso in tutto il mondo è quello del 1998, nella commedia demenziale dei Fratelli Farrelly, Tutti Pazzi per Mary. Un successo mondiale e un ruolo indimenticabile, in cui Dillon è un detective strampalato che si innamora della dolcissima Mary, Cameron Diaz, ovvero la fidanzata del liceo del cliente che lo ha pagato per ritrovarla e di cui nasconderà il ritrovamento.
Matt Dillon candidato ai Premi Oscar del 2006
A fine anni ’90 Matt Dillon ritorna al cinema in un ruolo dark: nel thriller Sex Crimes di John McNaughton, interpreta un professore piacente, che esercita un grande fascino sulle sue studentesse, il tutto mentre una torbida storia di sesso e omicidi si svolge nella città in cui il film è ambientato. In questo film recita insieme a Kevin Bacon, Neve Campbell e Miranda Richardson. Sono gli anni 2000 a portargli una grande soddisfazione, una nomination agli Oscar come miglior attore non protagonista. La grande possibilità di agguantare la statuetta più ambita a livello internazionale è Crash – Contatto fisico del 2004 (film premio Oscar nel 2006), di Paul Haggis in cui Matt Dillon interpreta un poliziotto razzista, scomodo, irritante ma anche ironico, affiancando Sandra Bullock e Don Cheadle. Un ruolo che non passa inosservato e dopo il quale non vi sono più ingaggi incisivi, fino al 2015 quando ritorna in tv con una serie di grande respiro e ispirata al mondo Twin Peaks, che ha ricevuto sia consensi che stroncature. Il titolo di questo show Fox è Wayward Pines, dove Dillon interpreta il protagonista, l’agente dello United States Secret Service che, durante la ricerca di due agenti federali scomparsi, fa un incidente in macchina e perde i sensi. Quando si risveglia si ritrova quasi intrappolato a Wayward Pines, luogo dal quale non riesce ad andarsene. La serie è stata cancellata dopo sole due stagioni.
Matt Dillon: Lars Von Trier e l’ultimo ruolo da serial killer
Fra gli ultimi controversi ruoli di Matt Dillon c’è quello di un serial killer ultrasadico, dalle propensioni artistiche e filosofiche, in La Casa di Jack di Lars Von Trier. Un ruolo molto pesante da reggere per lo spettatore per l’efferatezza dei crimini che commette il protagonista, ma che a quanto pare però non è stato così duro da interpretare, grazie al clima di grande tranquillità che si viveva sul set. Ecco la trama di La Casa di Jack: Stati Uniti d’America, 1970. Jack è un ingegnere psicopatico con tendenze ossessivo-compulsive. Dopo aver ammazzato una donna che gli aveva chiesto soccorso per strada, si convince di dover continuare ad uccidere per raggiungere la perfezione. Ogni suo omicidio deve essere un’opera d’arte: sempre più complessa e ingegnosa. Inizia così una partita a scacchi contro la polizia, lunga dodici anni, condotta dal più astuto e spietato omicida seriale.
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Matt Dillon: la fidanzata è italiana
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buon compleanno @mattdillon #tbm 🔙 quando tutto era un poco più leggero
Anche la vita privata di Matt Dillon, soprattutto quella amorosa, è da sempre sotto i riflettori. Celebre la storia con Cameron Diaz, con cui è stato in coppia dal ’95 al ’99: i due si innamorarono sul set di la casa di jack. Dal 2004 il bel tenebroso fa coppia, anche se per un periodo ad intermittenza, con Roberta Mastromichele, ex ballerina e attrice italiana, ed assistente di Luca Tommassini. Non sono molto social e la riservatezza è uno dei loro tratti distintivi. Ad unire queste due anime c’è l’amore per la pasta – lui ama l’amatriciana anche se lei ha ammesso di non saper cucinarla – ma anche la passione per il jazz e le performance live nei localini di New York. Anche l’amore per il palcoscenico è di certo un tratto che accomuna i due fidanzati: Roberta Mastromichele è infatti una ballerina televisiva e di videoclip musicali prima e teatrale poi. Fra i suoi lavori c’è anche un ruolo nel musical cinematografico Nine di Rob Marshall. Tra alti e bassi, Roberta e Matt sono tornati insieme ufficialmente dal 2015 e a certificarlo è l’anello di fidanzamento che lei indossa. Roberta ha accompagnato la sua dolce metà a Cannes, quando fu presentato alla critica La Casa di Jack.