Matthew McConaughey: i film e le trasformazioni dell’attore premio Oscar
Matthew McConaughey è uno degli attori più camaleontici di Hollywood, capace di passare agilmente dal dramma alla commedia. Vediamo tutte le sue trasformazioni nelle migliori performance che ci ha regalato.
L’abbiamo conosciuto tutti, inizialmente, per i suoi ruoli nelle commedie romantiche di inizio 2000. Poi c’è stata la svolta “autoriale”, con i successi di pubblico e critica di Dallas Buyers Club, Interstellar, o The Wolf of Wall Street. Ma Matthew McConaughey, classe 1969, si è sempre distinto per le notevoli qualità trasformative: capace di passare da ruoli tra i più disparati con grande tecnica e dedizione Matthew, grazie alle performance degli ultimi dieci anni, è entrato definitivamente nell’olimpo degli attori più talentuosi e richiesti di Hollywood. Quello che però è importante sottolineare è come quest’attore abbia fin da subito lavorato con importanti registi (come Robert Zemeckis e Joel Schumacher) in pellicole spesso di ottimo spessore. Ma quali sono state le sue interpretazioni più significative e quelle che l’hanno reso la star camaleontica che tutti conosciamo?
Padre ex-giocatore di football e madre scrittrice, è il più giovane dei tre figli della coppia texana; molla gli studi di legge e intraprende la carriera cinematografica a inizio anni novanta, e sarà subito il semi-esordiente Richard Linklater (Prima dell’alba, School of Rock, Boyhood), brillante cineasta indipendente, a scritturarlo per un ruolo nel suo film del 1993, La vita è un sogno. Sarà però la parte nel film di Steven Soderbergh, Magic Mike, uscito nel 2012, a mettere definitivamente in luce il suo genio attoriale e a puntargli i riflettori addosso, affinché tutti prendessero finalmente sul serio le qualità comiche e drammatiche di McConaughey, in quella che a Hollywood viene giocosamente chiamata “McConaissance”.
Come si è trasformato Matthew McConaughey? Prendiamo in esame il suoi 16 migliori film e le evoluzioni del caso!
La vita è un sogno (1993)
Un ruolo minore, ma iconico: Matthew McCounaghey nel film di Richard Linklater è David Wooderson, ragazzaccio spavaldo, sorriso beota e faccia da provinciale. Ambientato in Texas durante una giornata qualsiasi di fine scuola, seguiamo un gruppo di liceali e le loro scorribande notturne. Matthew si trova a suo agio nel ruolo, non a caso dirà che è proprio la figura del fratello maggiore ad essergli stata d’ispirazione per dar vita a questa gioventù disordinata. In retrospettiva, il ruolo di David si pone come una sorta di luce guida per quella che sarà la sua futura carriera.
Stella solitaria (1996)
Di nuovo in Texas. McConaughey chiarisce subito di non essere solo un attore di bell’aspetto. In questo neo-western dai tratti noir diretto da John Sayles e presentato a Cannes con giusti plausi della critica, Matthew è Buddy Deeds, figura enigmatica e d’ambiguità morale, per cui l’attore riesce ad enfatizzare le caratteristiche drammatiche in un’interpretazione che fino alla fine non svela il mistero che egli custodisce: lo sceriffo Buddy è colpevole d’omicidio? Difficilmente il personaggio si svela, e questa caratura si giostra tutta nelle sfumature espressive dell’attore. Il giovane Matthew si prepara a fare il grande salto dall’indie-movie agli studios.
Il momento di uccidere (1996)
Alla regia Joel Schumacher, è il primo film da protagonista a grosso budget che Matthew gira ad Hollywood. Tratto da un romanzo di Josh Grisham, si parla di un legal drama talvolta teatrale ed esasperato per il quale, però, Matthew offre una buonissima prova d’attore: egli è l’avvocato difensore di Carl, operaio afro-americano che si è fatto giustizia da solo una volta appresa la violenza perpetuata sulla figlia. Il fascino e l’intelligenza del personaggio di Jake Brigance fanno centro in quest’opera che denuncia gli abusi di una nazione razzista ai danni della popolazione afro-americana. Di Matthew ricorderemo l’ottimo monologo conclusivo, e la collaborazione con attori del calibro di Kevin Spacey e Donald Sutherland.
Contact (1997)
Sci-fi di Robert Zemeckis tratto dal romanzo di Carl Sagayan, il film si focalizza sulle implicazioni etiche e religiose del possibile contatto tra uomini e alieni, approfondendole tramite la love story che si instaura presto tra Ellie (Jodie Foster) e Joss Palmer (Matthew McConaughey). Ellie ha perso la fede ed è ora uno scienziato ateo, mentre Joss è uno scrittore dalla forte fede cristiana. Il film di Zemeckis ha tratti poetici e, talvolta, eccessivamente sentimentali, ma Matthew fornisce un’ottima controparte (anche tematica) alla sempre brava Foster.
U-571 (2000)
Non si tratta di un film memorabile, né del lavoro di un regista particolarmente creativo (Jonathan Mostow), ma in U-571, war-movie dai risvolti thriller incentrato sulla guerra atlantica tra i sommergibili tedeschi e americani durante la seconda guerra mondiale, Matthew dimostra d’essere un attore versatile, di sapersi formidabilmente adattare al progetto anche grazie a un physique du rôle non secondario: un film da vecchia Hollywood, forte del suo classicismo, ha bisogno dell’eroismo a tutto tondo del giovane biondo dagli occhi cristallini. Soprattutto una prova di tecnica per un action movie, Matthew è un attore capace di minimalismo e sottrazione per un personaggio inesperto che si trova ad affrontare la sfida della vita quando il suo ufficiale in comando viene ferito.
Prima o poi mi sposo (2001)
Come non menzionare una delle tante commedie romantiche interpretate da Matthew nei primi duemila? Esordio del regista del futuro Hairspray e Rock of Ages, Adam Shankman, The Wedding Planner è un romance irresistibile che poniamo d’esempio per le doti comiche innegabili (e certamente sottovalutate dalla critica) di McConaughey. Steve è un promesso sposo che entra in crisi una volta imbattutosi nell’italo-americana Mary Fiore (Jennifer Lopez), conosciuta, prima casualmente, poi perché scopre essere l’addetta all’organizzazione del matrimonio. Biondo e belloccio, Matthew riesce comunque a portare solidità interpretativa al suo ruolo, come nelle tante love story per le quali verrà ingaggiato di lì a poco.
Frailty – Nessuno è al sicuro (2001)
Gemma sottovalutata, questo acuto thriller psicologico che è stato il debutto alla regia dell’attore Bill Paxton, prematuramente scomparso, è un racconto che procede in forma di flashback nel quale Matthew è un uomo che si trova a raccontare di sé, di omicidi e fondamentalismi religiosi (del padre) a un agente dell’FBI. La storia prenderà derive sempre più morbose e sarà suggellato da un forte twist finale. È una parentesi insolita per l’attore, in questi anni in cui verrà scelto principalmente per interpretare personaggi solari e innocui: è in questo ruolo quasi premonitore che lo troviamo in una versione più “oscura” e complessa.
Killer Joe (2011)
Probabile capolavoro sottovalutato del maestro dell’horror William Friedkin, anche le skills di McCounaghey passano invisibili agli occhi dell’Academy. Quasi dieci anni dopo il suo esordio cinematografico, l’ascesa drammatica dell’attore ha inizio qui, quando si trova ad interpretare un poliziotto dagli evidenti squilibri mentali che, non casualmente, lavora anche come sicario. È un lavoro dalle atmosfere buie e violente, ma è anche dotato di un umorismo perverso che lo differenzia sostanzialmente da altre opere dello stesso genere.
Il sadismo e la brutalità del personaggio sceneggiato da Tracy Lettis (autrice dell’opera teatrale a cui il film fa riferimento) sono caratteristiche che segnano bene il cambiamento drastico che ci sarà nel repertorio di Matthew. Finalmente maestro delle cerimonie, il nervosismo del volto di McConaughey è un marchio di fabbrica che lo proietterà verso le produzioni successive.
Bernie (2011)
Il ritorno alla regia con Richard Linklater dopo anni è un film brillante tratto da una crime story realmente avvenuta, probabilmente uno degli apici della filmografia del regista americano. Sostanzialmente una commedia, la storia si focalizza su Bernie Tiede (Jack Black), assistente delle pompe funebri della cittadina di Carthage, Texas, che si macchia di un orrendo omicidio. McConaughey letteralmente irrompe sullo schermo catalizzando l’attenzione nel ruolo del procuratore distrettuale Danny Buck: ciò gli consente soprattutto di sottolineare come ci sia in lui un grandissimo talento da caratterista, sebbene abbia collezionato primariamente ruoli da protagonista o da comprimario.
Magic Mike (2012)
L’attore texano più volte si troverà ad interpretare maschi alfa dai comportamenti sopra le righe, in qualche modo animati da pulsioni animalesche in libera uscita. Con questo ruolo apparentemente “leggero”, Matthew riesce a coniugare i loro estremi e a dar loro umanità in quello che è uno degli apici della sua carriera. Si dice che sia stato scritturato in una telefonata di dieci minuti, giacché Steven Soderbergh sapeva di voler proprio lui per interpretare Dallas, il proprietario stridente e ridicolo dello strip-club, insieme a Channing Tatum, ballerino spogliarellista. Un enorme successo di pubblico e un’interpretazione sopra le righe per un personaggio divertente, al quale Matthew è stato capace di infondere tutte le sfumature della sua gamma attoriale.
The Paperboy (2012)
Dall’autore di Precious e poi di Butler – Un maggiordomo alla casa bianca, The Paperboy è tutt’altro che un dramma indimenticabile: trova Matthew nel ruolo di Ward Jansen, giornalista reporter malinconico che indaga insieme al collega sul caso di Hillary Van Wetten (John Cusack), condannato a morte per l’uccisione di uno sceriffo nella Florida del 1969. È certamente per Matthew l’occasione di esplorare i suoi registri di moderazione ed equilibrio, e quanto risulta dall’operazione è senz’altro il suo riuscire a svettare nonostante l’inconsistenza dello script.
Mud (2012)
È un periodo estremamente fertile per l’attore che interpreta ora Mud, un uomo in esilio in Arkansas, un fuggiasco che ha cacciatori di taglie sulle sue tracce e che è, in realtà, alla ricerca della sua amata. Ne esce il ritratto di un uomo travagliato, una figura paterna improbabile, ma dolce, per un adolescente (Ellis, interpretato da Tye Sheridan) senza direzione. Un dramma rurale dalla sceneggiatura di ferro diretto da Jeff Nichols (Take Shelter, Loving) e un ruolo maturo che mette in scena con grande dedizione la vulnerabilità del suo personaggio.
Dallas Buyers Club (2013)
Il ruolo della consacrazione definitiva in questo buon film di Jean Marc Vallée (Wild, Demolition), nonché una prova attoriale completa giocata tutta sulla trasformazione fisica dell’attore (l’Academy ovviamente l’amerà e lo premierà con l’Oscar al migliore attore protagonista): McConaughey perde più di venti chili per diventare Ron Woodrof, sorta di cowboy donnaiolo e alcolizzato che, una volta contratto l’HIV, terrorizzato e in un risveglio di coscienza, inizia un’attività di distribuzione clandestina di farmaci per curare il virus. L’amicizia con il transessuale Rayon (Jared Leto) provocherà in lui una vera e propria rivoluzione esistenziale. Matthew è irriconoscibile. Il ruolo è sempre vicino ai personaggi che gli sono cari, un po’ viscidi un po’ sbruffoni, ma l’umanità che è capace di dare a Ron lo premierà con il successo tardivo che da sempre meritava.
The Wolf of Wall Street (2013)
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Destinato ad essere uno dei camei più celebrati degli ultimi anni, Matthew è qui Mark Hanna, broker spregiudicato e tossicodipendente della New York affarista messa in scena sotto forma di folle commedia dal maestro Martin Scorsese. Il dialogo con Jordan Belfort (Leonardo DiCaprio), inesperto giovane deciso a far carriera, impartisce una lezione assolutamente discutibile sulla moralità dell’ascesa al potere, una predica beffarda su come far soldi illegalmente, su come dominare Wall Street e via dicendo. Mark Hanna che canticchia e il suo battito primordiale è diventato uno dei momenti più iconici del repertorio di McConaughey.
Interstellar (2014)
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Produzione a grosso budget per Christopher Nolan che scrive, dirige e produce Interstellar, riflessione fantascientifica che vede un gruppo di astronauti al cui capo c’è McConaughey viaggiare attraverso un wormhole per cercare un nuovo ambiente abitativo per l’umanità. La terra è infatti devastata e inospitale anche per l’ingegnere ex-pilota della NASA Cooper che vive con i figli in una fattoria. Non è la prima volta con lo sci-fi per Matthew, che presta il suo talento in una prova non facile ma assolutamente valida, quella di un “everyday man” che fa esperienza di eventi assolutamente straordinari. Nolan lo scelse una volta rimasto colpito dalla sua performance in Mud.
Gold – La grande truffa (2016)
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Il ritorno alla regia dopo più di dieci anni di Stephen Gaghan (Traffic) è l’occasione per Matthew di misurarsi con un altro ruolo camaleontico e impegnativo. Il lavoro sul corpo è nuovamente durissimo: Matthew ingrassa di venti chili a suon di cheeseburger e milkshake. Sullo schermo appare calvo e con una dentatura pessima in grado di farlo apparire molto meno piacente. Interpreta Kenny Wells, un cercatore d’oro a cui una serie di disavventure occorreranno. McConaughey ha dichiarato che questo ruolo è il suo preferito in assoluto.