Metropolis di Fritz Lang ovvero come il cinema conobbe la fantascienza, 90 anni fa!

Era il 10 gennaio del 1927 quando il pioniere del cinema Friedrich Christian Anton Lang, pseudonimo di Fritz Lang, presentava al pubblico del Ufa-Palast am Zoo il primo vero film di fantascienza nella storia del cinema. Parliamo ovviamente di Metropolis, la visione distopica e futurista di un genio del cinema degli anni ’20. Inutile dire che da questo film sono poi derivati tutta una serie di straordinari capolavori figli della modernità come Blade Runner e Star Wars, ma ogni film di genere Sci-Fi deve fare i conti con questo straordinario pater.

Un mirabolante viaggio attraverso la divisione classista (anticipata già 100 anni prima dal pioniere austriaco), la voglia di riscatto di una classe operaia e il definitivo lascito al pionerismo postmoderno: la fantascienza. Lang venne ispirato dalla visione del mastodontico skyline newyorkese, visione che lo portò, insieme alla moglie e attrice tedesca Thea Von Harbou, alla composizione della prima sceneggiatura. Un passo particolarmente difficile viste le numerose riscritture e revisioni della stessa tanto che portarono addirittura al cambio del finale del film, ispirando di fatto Una donna nella luna dello stesso Fritz Lang.

Il classismo di Metropolis 90 anni dopo

Metropolis

La trama di Metropolis ruota intorno a una grande città dell’anno 2026 dove il figlio del grande veicolatore della società, Fredersen, rimane folgorato dall’apparizione di una splendida donna (Maria) circondata da numerosi figli della classe operaia. Da questo momento in poi egli decide di interessarsi di quel mondo sotterraneo che socialmente non gli appartiene, un mondo fatto di lotte e divisioni classiste. Si sostituisce ad un lavoratore e così partecipa a una delle riunioni clandestine che avvengono nel sottosuolo di Metropolis, dove rivede la stessa Maria che arringa il popolo degli usurpati.

Ma di queste riunioni nascoste viene a conoscenza anche suo padre, John Fredersen, che grazie alla complicità del brillante scienziato Rotwang, decide di sostituire Maria con una sua identica controparte sintetica e femminile (parliamo chiaramente di un robot), in modo da punire la classe operaia sottoterra facendo allagare le loro abitazioni. Ovviamente Fredersen, innamoratosi perdutamente di Maria, farà di tutto per cercare di far fallire i malvagi piani del padre.

L’esperienza del doppio e la negazione dell’Io

Metropolis

Dopo lo straordinario Siegfried – Kriemhilds Rache (I Nibelunghi del 1924) Lang realizza un altro capolavoro: Metropolis, nato poco dopo il Putsch di Monaco (il 9 novembre 1923 Hitler e Ludendorff marciano sulla Feldherrnhalle). Thea, che nell’agosto del ’22 è diventata sua moglie, mescolò ingredienti già usati da altri registi e sceneggiatori e aggiunse alcune novità significative alle opere postume.

Metropolis rimane di fatto una perla dell’immaginario collettivo, un vero e autentico cult movie.

Metropolis di Fritz Lang ha dalla sua quella che si può definire una struttura dal carattere prismatico che definisce in maniera apodittica la sua immortalità. Il regista riunisce mirabilmente l’esperienza espressionista e il fascino contrapposto alla repulsione per ogni società brutalmente tecnologica. Tra questi due elementi, memore delle esperienze di Pastrone con Cabina e di Griffith con Intoìerance, il regista riesce a insinuare un tema altamente coagulante già sperimentato in altre precedenti pellicole: quello della scenografia quasi mediorientale. Il rimando e il richiamo alla tradizione orientale è particolarmente sentito nell’opera di Lang, come nell’opera dei grandi filosofi tedeschi, da Hermann Hesse a Friedrich Nietzsche fino alle calde ed esotiche esperienze musicali di Richard Wagner.

Fritz Lang e il pionierismo fantascientifico nel cinema degli anni ’20

Metropolis

Ma oltre al tema del pionierismo fantascientifico i temi più importanti sono quelli del mondo di sotto e del mondo di sopra. La divisione classista della società è un richiamo ai concetti di essere e non essere, sembrare e apparire. Un mondo esclude l’altro e l’aut-aut di Søren Kierkegaard rievoca paesaggi mastodontici contrapposti ad ambienti cupi e poveri. Teoria dell’esclusione degli opposti che non risparmia nemmeno Maria, contrapposta al suo Io sintetico, manovrato e manovratore dell’alter ego.

A distanza di 90 anni, cosa rimane al cinema del XX secolo di Metropolis di Fritz Lang? Non possiamo negare che ogni opera seguente ha tratto spunto da questo meraviglioso artefatto della storia del cinema, ma l’essere rinnovatore di questo film fa sì che il suo spirito non senta mai il peso del tempo. Come ogni capolavoro che si rispetti Metropolis trascende dalla dimensione temporale vivendo in uno spazio ipercubico dove ogni concetto viene riformulato per il tempo e non dal tempo.