I migliori film del 2020 secondo Cinematographe.it
Quali sono i film migliori usciti nel 2020? Noi di Cinematographe.it abbiamo stilato una lista di quelli che a nostro parere dovete recuperare.
Finisce il 2020 e si tirano le somme. Per il cinema non tutto è stato negativo. Almeno per quanto riguarda i contenuti. Molti i film amati, anche se altrettanti i rimandati a tempi migliori, a sale aperte (o a piattaforme pronte). Perché nella situazione di emergenza mondiale anche l’arte ha vissuto un’eccezionalità senza precedenti. Alcuni dei film in elenco potrebbero non essere mai arrivati al cinema, o perché di piattaforme lontane dai grandi schermi – secondo una tendenza ormai diffusa – o perché impossibilitati a farlo. Ma i migliori film del 2020 per noi di Cinematographe.it non sono tali “nonostante tutto”, anzi. Ognuno di loro, secondo modalità differenti, conferma il cinema come arte dell’imprevisto, capace anche in un anno a schermi spenti di essere centro dell’attenzione.
Ecco dunque la nostra lista, la raccolta di film che nel corso del 2020 abbiamo reputato impeccabili sotto ogni aspetto. Quest’anno ce ne sono stati davvero tanti, ecco perché abbiamo dovuto fare una cernita e presentarvi una lista dei quindici migliori film dello scorso anno, quelli che non potete assolutamente perdere!
Quali sono i migliori film usciti nel 2020? Quelli da vedere assolutamente? Ecco la nostra classifica!
1. Mank, di David Fincher
Il dono di un anno fuori dagli schemi: il ritorno di David Fincher. Fosse solo questo, saremmo già felici. Ma Fincher non riapproda al cinema (si fa per dire) con un film qualsiasi. No. Perché Mank è un film sui film, su chi li fa, e a tratti su chi li vede. Soprattutto su chi li vive. Dalla sceneggiatura del padre, Fincher ricava la vera storia falsa (unica possibilità delle migliori biografie) di Herman J. Mankiewicz, geniale autore di Quarto Potere. Tutto in Mank è richiamo, rimando. Un film totalmente contemporaneo nella sua splendida incapacità (e assidua ricerca) di creare immagini autonome. Come ogni film dedicato alla storia del Cinema, anche Mank è quindi un film di film, montato secondo i ricordi del cinema classico (quello sì, autonomo) e di un’estetica pregnante di significati. Il pixel nel ruolo della pellicola, le stelle del cinema di ieri nei volti rivisti dell’oggi, Mank è il film-mondo su cui si ferma e rinnesca ogni dibattito. E non a caso è su Netflix.
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2. Sto pensando di finirla qui, di Charlie Kaufman
Altro ritorno, forse il più atteso, il meno sperato ma più folle: Charlie Kaufman. A permetterci di riscoprirne la follia è ancora una volta Netflix, dove questo gioiellino è disponibile dal 4 settembre. Ma attenzione: dal tasto play non si torna più indietro. Kaufman è pur sempre Kaufman, e anche nell’adattamento dell’omonimo libro di Ian Reid libera fantasie surreali miste a un intimismo unico. La fotografia di Łukasz Żal (Cold War) dà poi il tocco definitivo e l’immagine deflagra, grande o piccolo sia lo schermo a cui rivolgete lo sguardo. Tanto, nel cinema di Kaufman, ad ampliarsi sino a scoppiare è sempre e comunque la mente dello spettatore.
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3. Tenet, di Christopher Nolan
Non ha salvato il cinema ma di certo ha fatto parlare di sé. L’ultimo film di Christopher Nolan è forse il suo lavoro più ambizioso, summa di una ricerca spasmodica tra le possibilità ad alto budget e sceneggiatura. Per molti una delusione, per altri un capolavoro. La maggior parte semplicemente “non sa”. Tra una spiegazione di Tenet e l’altra abbiamo perso due mesi, ma per una “manovra a tenaglia temporale” sulla spiegazione del film c’è una soluzione: rivederlo. Robert Pattinson e John David Wahington fanno il loro, anche se l’obiettivo di creare “il Bond per le nuove generazioni” regge solo finché 007 rimanda l’arrivo in sala. Poi sarà tutto da vedere.
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4. I Predatori, di Pietro Castellitto
Quale sfortuna per Pietro Castellitto. Premio Orizzonti per la miglior Sceneggiatura a Venezia77, plauso (e sorpresa) della critica ma al momento del grande responso, quello di pubblico, ecco richiudersi le sale. Era nei cinema da una manciata di giorni all’arrivo del nuovo DPCM. Potreste dunque non sapere che l’opera prima di Pietro Castellitto (sì, figlio di Sergio) è uno dei migliori film italiani degli ultimi anni. Le pecche dell’opera prima non mancano. L’eccesso, la smania, qualche maniera di troppo, ma a chi interessa. La commedia tutta italiana di Castellitto brucia sulla pelle come acido e riassume una società di predatori come nuovi mostri.
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5. Wolfwalkers – il popolo dei lupi, di Tomm Moore
Vi siete fatti Disney+, bene. Ma è Apple, con un colpo di coda negli ultimi giorni del 2020, a chiamarvi a sé. Sì perché tra la nuova serie di Shyamalan e qualche documentario, la mela morsicata cala il film d’animazione dell’anno. Si chiama Wolfwalkers ed è una fiaba straordinaria. Fazzoletti da un lato, ma carta e penna dall’altro: bambini e adulti avranno su che prendere appunti. Gli archetipi del racconto medievale incontrano l’immaginario di Tomm Moore in un film destinato a restare.
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6. 1917, di Sam Mendes
Sam Mendes, in tandem con il direttore della fotografia Roger Deakins, cerca la scia dei film bellici più significativi della storia del cinema. Con Orizzonti di Gloria, La Grande Guerra e La Grande Illusione appuntati negli astri, 1917 combatte per una personalità e la ritrova in un virtuosismo tecnico che cerca in ogni modo di farsi tema. La guerra è in piano sequenza? Così ci dice Mendes, che nascondendo i tagli e dilatando i tempi crea un’unica grande avventura di guerra. 1917 scorre fluido nonostante una scissione apportata a monte: l’universale nell’aspetto tecnico (la messa in guerra delle immagini) e il particolare nella sceneggiatura (due soldati mandati in missione).
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7. Over the moon, di Glen Keane
Netflix Animation e Pearl Studios nelle mani del celebre disegnatore de La Sirenetta e Aladdin. Un viaggio luminescente oltre i confini della Luna. In un tempo in cui si torna a sognare lo spazio, Over the moon coglie la fiaba e si impone sul piccolo schermo degli abbonati Netflix in una danza di colori e canti. La Dea della Luna raggiunta con un razzo di seconda mano: quale migliore idea per lasciar correre la fantasia?
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8. Palm Springs, di Max Barbakow
E alla fine arriva Samberg. L’ultimo film di Max Barbakow con due star del piccolo schermo, Andy Samberg (Brooklyn nine-nine) da un lato, e Cristin Milioti (How I Met Your Mother) dall’altro, è forse il remake più riuscito e divertente di Ricomincio da capo. Loop temporali (nell’anno di Tenet) e comicità fanno da sfondo a una vicenda umana di tutto rispetto, con morale pronta ma efficace. Una delle sorprese del 2020.
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9. Soul, di Pete Docter e Kemp Powers
Il nuovo film d’animazione Disney Pixar dall’autore di Inside Out e Up è il film perfetto per chiudere il 2020. Su Disney+ dal 25 dicembre, dopo aver tristemente saltato l’uscita nelle sale, Soul è il film perfetto per il natale 2020. Protagonista del film è Joe Gardner, un insegnante di musica di scuola media che ha l’occasione unica di suonare nel migliore locale jazz della città. Ma un piccolo passo falso lo porterà dalle strade della città di New York all’Ante-Mondo, un luogo fantastico dove le nuove anime sviluppano personalità, interessi e manie prima di andare sulla Terra.
10. On the rocks, di Sofia Coppola
In un anno senza Woody Allen ci si accontenta delle imitazioni. Se poi sono di livello ancora meglio. È sicuramente il caso di On the Rocks, piacevole commediola che vede Sofia Coppola riprendere spirito e capacità di formulare atmosfere convincenti. Come in un buon Allen è la città prima (New York) e le relazioni poi (padre-figlia) a imporsi su vicende invece molto semplici ma sempre buffe. Rashida Jones e Bill Murray coppia dell’anno, non ce ne vogliano Washington-Pattinson.
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11. Undine, di Christian Petzold
Applaudito alla 70esima Berlinale, l’ultimo film di Christian Petzold è una fiaba dalle tinte cupe su uno sfondo romantico. Il folklore germanico intrecciato con Berlino e la storia d’amore tra Undine (Paula Beer) e Johannes (Jacob Matschenz), uniti dal sentimento ma frenati da un mondo emotivo che affonda con loro. Un film di simboli, rimandi, a tratti eccessivi ma sempre pronti a sfidare lo spettatore.
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12. Borat 2, di Sacha Baron Cohen
Il 2020 ha svuotato le sale, ma ci ha riportato Borat. Non abbastanza, certo, ma la maschera di Sacha Baron Cohen era quello di cui non sapevamo di avere bisogno. Satirico, pungente, sempre oltre il limite, Sacha Baron Cohen scende nelle strade dell’America in Lockdown per sondare gli umori di un paese sempre più vicino alle elezioni di metà mandato. Uscito poco prima della lunga sconfitta di Trump, Borat 2 è il monito per un paese che porterà con sé il trampismo ancora per molto.
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13. L’incredibile storia dell’Isola delle Rose, di Sidney Sibilia
“La fantasia al potere” ma il pop al cinema! Il nuovo film del regista della trilogia di Smetto quando voglio torna con una nuova incredibile storia, ambientata negli anni ’60 dei grandi sogni utopici. Elio Germano interpreta Giorgio Rosa, ingegnere bolognese che nel 1968 costruì fuori dalle acque territoriali un’isola tutta sua, proclamandola stato indipendente. Lo stile di Sibilia incontrerà il gusto dell’ampio pubblico Netflix, che ha prodotto e distribuito il film. Ritmo, follia e una buona sceneggiatura rivedono un periodo storico reso comprensibile (e avvincente) oltre i confini nazionali.
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14. Favolacce, dei fratelli D’Innocenzo
Le favolacce di Damiano e Fabio D’Innocenzo hanno stregato il 2020. L’unico dei film usciti in lockdown a mimare l’effetto Evento che le distribuzioni anticipate sui piccoli schermi non riescono ancora a raggiungere. Elio Germano come sempre puntuale, ma a sorprendere sono i numerosi bambini protagonisti di una favola dai risvolti cupi e punitivi nei confronti di un’intera generazione e società. Un film pienamente immerso nella periferia romana, ma capace di un’universalità di stili. Tra genere e autore, come piace alla nuova generazione di registi.
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15. Il Re di Staten Island, di Judd Apatow
Ridi di te stesso, sempre. Riassumiamo così Il re di State Island, consapevoli della storpiatura immeritata. Perché il film di Apatow, tornato alla regia di lungometraggi dopo otto anni, è una commedia più stratificata ma sempre comprensibile e disponibile allo spettatore. È un’autobiografia, ovviamente fuori dal comune. Protagonista è Scott Carlin, pseudonimo Davidson, e così comico affetto da Morbo di Crohn, malattia che colpisce l’intestino con conseguenti dolori e…imbarazzi. Imperdibile e ammaliante è proprio Pete Davidson, che ha già conquistato il titolo di novello Adam Sandler.