Mine Vaganti: le frasi più toccanti del film di Ferzan Özpetek
Mine Vaganti: le frasi più belle e toccanti del film di Ferzan Özpetek. Un'opera che va vista almeno una volta nella vita, con citazioni davvero memorabili.
Prendete una pentola e metteteci dentro Riccardo Scamarcio, Nicole Grimaudo, Lunetta Savino, Elena Sofia Ricci, Ennio Fantastichini, Ilaria Occhini, Alessandro Preziosi, Daniele Pecci. Poi prendete Ferzan Özpetek e lasciate che mescoli il tutto e crei una storia come Mine Vaganti (recensione). Diretto dal regista italo-turco con la collaborazione di Ivan Cotroneo, Mine Vaganti è un film corale che racconta la storia di una normale (mica tanto) famiglia pugliese dei giorni nostri. Con il racconto della vita del gruppo familiare, paragonato appunto a “Mine Vaganti”, il regista ha provato a far cadere tutti i luoghi comuni legati alla famiglia tradizionale del sud.
Mine Vaganti è un lungometraggio che ha ricevuto tantissimo consenso da parte della critica e soprattutto del pubblico. Al cinema nel 2010, è riuscito a dominare le scene anche ai David di Donatello dello stesso anno, dove ha ricevuto 13 candidature e vincendo nelle categorie Miglior attori non protagonisti (Ilaria Occhini ed Ennio Fantastichini). Non solo i David, ma la fortunatissima pellicola ha guadagnato anche 5 nastri d’argento, vincendo nelle categorie Miglior Commedia, Miglior attore non protagonista, Migliore attrice non protagonista, Miglior fotografia, Miglior canzone non originale.
Mine Vaganti è uno dei pochi film ad avere avuto un successo anche planetario, dato che è stato esportato anche all’estero, arrivando in quasi 30 paesi, tra cui Stati Uniti, Inghilterra e Giappone. Özpetek e il suo film avrebbero dovuto avere un premio già soltanto per le tante citazioni, scritte dallo stesso regista e che segnano il punto di rottura tra quello che si credeva sulle famiglie del sud e ciò che in realtà quelle famiglie sono.
Ci hai mai tenuto a una persona come si tiene a un braccio tuo o a una gamba tua? Perché se no non puoi capire tutto quello che ho fatto… Io così ci tengo a Michele: come a questa mano.
È più faticoso stare zitti, che dire quello che si pensa.
Gli amori impossibili non finiscono mai. Sono quelli che durano per sempre.
Guarda che se ti chiamano il principe del foro non è perché sei bravo in tribunale.
Ho passato con lui tutta la vita, stava con me anche quando non c’era… nella mia testa io dormivo con lui e con lui mi svegliavo la mattina. Tutti questi anni non ho mai cessato di amarlo, è stata una cosa bella ma insopportabile. Gli amori impossibili non finiscono mai, sono quelli che durano per sempre.
Invece è vero, sono strana. Non riesco ad avvicinarmi agli altri, tengo tutto a distanza e poi sono piena di fissazioni e di manie.
Ma tuo figlio si sposa con Caterina “spiaggia libera”? Sai perché la chiamavano spiaggia libera? Perché dicevano che tutti passavano e ci ficcavano l’ombrellone.
Non devi avere paura di lasciare, perché quello che conta non ti lascia mai
Nicola mi ha insegnato la cosa più importante di tutte… a sorridere quando stai male, quando dentro vorresti morire. Non siate tristi per me quando non sentite la mia voce in casa, la vita non è mai nelle nostre stanze… moriamo, e poi torniamo… Come tutto.
Tommaso, se uno fa sempre quello che gli chiedono gli altri non vale la pena di vivere.
I nonni sono la parte fondamentale di una famiglia, il perno e le radici di quell’albero che cresce di generazione in generazione. Anche in Mine Vaganti la vera protagonista della storia – nonostante stiamo parlando di un film corale – è la nonna, interpretata magnificamente da Ilaria Occhini (tanto da vincere sia un David di Donatello che un Nastro d’Argento). La maggior parte delle citazioni, infatti, sono proprio recitate dalla donna che ha creato una famiglia degna di nota, la vera “mina vagante” che crea il caos quando c’è e il vuoto inesorabile quando invece esce di scena. Toccante è la scena finale del film, con il discorso della nonna, che a parere di molti che hanno visto il film risulta essere uno dei migliori mai creati nell’ultimo decennio.
Chi lo sa se questi luoghi avranno memoria di me. Se le statue, le facciate delle chiese, si ricorderanno il mio nome. Voglio camminare un’ultima volta per queste strade che mi hanno accolto tanti anni fa quando tutti mi chiamavano “la toscana”. Voglio vedere le pietre gialle, tutta quella luce che ti toglie il respiro. Se le strade conserveranno il rumore dei miei passi.
La mia città, la città di Lecce, la devo salutare prima di partire. Ai miei nipoti Antonio, Elena e Tommaso lascio tutto quello che ho, ma le terre che erano di Nicola quelle voglio che sia Antonio ad averle. Devi tornare qui Antonio, perché è qui che appartieni, avrai la terra, la forza che vive quando noi moriamo. Tu Luciana avrai tutto quello che ti serve ma devi farti un po’ di coraggio, i ladri non devono passare per forza dalla finestra. Quella è pure casa tua. Voi, Vincenzo e Stefania, non c’è niente che potete fare per non amare Antonio.
La terra non può volere male all’albero. Tommaso, scrivi di noi, la nostra storia, la nostra terra, la nostra famiglia, quello che abbiamo fatto di buono e soprattutto quello che abbiamo sbagliato, quello che non siamo riusciti a fare perché eravamo troppo piccoli per la vita che è così grande. La mina vagante se ne è andata. Così mi chiamavate pensando che non vi sentissi. Ma le mine vaganti servono a portare il disordine, a prendere le cose e a metterle in posti dove nessuno voleva farcele stare, a scombinare tutto, a cambiare i piani.