Il Muro di Berlino: ripassiamo la Storia attraverso film e serie TV!

Un viaggio tra film e serie TV che raccontano la storia segnata dall'esistenza del Muro di Berlino.

Cosa è successo il 9 novembre 1989? Cerchiamo di fare un breve riassunto sulla storia legata alla fatidica caduta del Muro di Berlino, i perché che hanno portato alla costruzione e e i motivi che ne hanno decretato la caduta. Il cinema e la TV hanno chiaramente documentato questo periodo della storia e questo articolo vuole prefiggersi il compito di darvi qualche spunto di visione.

Per quale motivo è stato costruito il muro di Berlino? Le fasi della Guerra Fredda in breve

muro di berlino cinematographe.it

Alla fine della seconda guerra mondiale, tra i vincitori del conflitto, il blocco degli alleati occidentali guidato dagli Stati Uniti e il blocco dell’Unione Sovietica, emerge una tensione che i politologi chiamano guerra fredda: non scontro aperto, ma reciproca tortura psicologica per affermare la propria superiorità politico-economica, culturale e morale sull’altro. Pressoché tutti gli storici concordano nel distinguere una fase più acuta della Guerra Fredda, compresa tra 1947 e 1953, e una fase distensiva, definita anche di “coesistenza pacifica“, nel periodo di nove anni che va dal 1953 al 1962. Nel 1960, Chruščëv, capo dell’Unione sovietica, compie un viaggio in America e viene lì ben accolto, come un nonno burbero e bizzarro a cui, tutto sommato, voler bene. Al suo ritorno in patria, Chruščëv, favorevolmente colpito dall’ospitalità ricevuta, riconosce che, con gli Americani, si può convivere: “Noi siamo qui, l’America è là: i nostri stili di vita e i nostri modelli economici sono antitetici, alternativi l’uno all’altro. Loro credono di vivere nella forma migliore possibile; noi, dal canto nostro, crediamo di aver ragione, ma questa differenza di vedute non significa che dobbiamo per forza farci la guerra“. 

Dalla cattura del pilota-spia (raccontata nel film Il ponte delle spie) all’elezione di Kennedy

Il ponte delle spie Cinematographe.it

Quando però, il primo maggio del 1960, un aereo-spia americano – U2, da cui prenderà il nome il noto gruppo musicale irlandese – viene intercettato nei cieli russi e abbattuto dalla contraerea russa, i rapporti apparentemente ricomposti tra le due superpotenze avversarie s’incrinano nuovamente. A questo episodio, è ispirato Il ponte delle spie, film diretto nel 2015 da Steven Spielberg, in cui Tom Hanks interpreta il ruolo di James Britt Donovan, l’avvocato della United States Navy, la marina militare statunitense, che si occupò di negoziare lo scambio tra Francis Gary Powers, l’aviatore americano catturato e interrogato dai Sovietici, e la spia russa Rudol’f Ivanovič Abel’, difesa da Donovan stesso, in un clima di pressioni sempre più schiaccianti da parte del governo americano terrorizzato dall’idea di perdere terreno. 

Il 1960 è anche l’anno in cui Kennedy viene eletto presidente degli Stati Uniti: di origini irlandesi (come Donovan), cattolico, abilissimo oratore, è determinato a perseguire l’obiettivo del miglioramento delle condizioni di vita delle classi più povere e del superamento definitivo della segregazione razziale. Berlino diventa allora una pedina per riequilibrare i rapporti tra US e URSS, dopo che Chruščëv ha esplicitato ad alta voce, e al mondo intero, un segreto di Pulcinella: Americani e Sovietici, come dimostra il caso Powers, si spiano a vicenda. La città tedesca, nel 1960, è spaccata in due. Berlino Est è in mano alla DDR, firmataria del Patto di Varsavia; a Berlino Ovest, c’è la Repubblica Federale Tedesca, con capitale Bonn, filoamericana. In occasione della conferenza di Jalta, in cui, nel 1945, si discussero i piani per la conclusione della seconda guerra mondiale, Berlino era stata infatti divisa in quattro spicchi: alla Francia andò la parte nord-occidentale, all’Inghilterra quella occidentale; gli USA si presero quella sud-occidentale; la parte orientale divenne sovietica. Nel 1949, nei quartieri occidentali, s’instaurò appunto la Repubblica Federale; a est, la Repubblica Democratica, o DDR.

Quando è stato costruito il Muro di Berlino?

Nel 1961, Chruščëv chiede di poter liberare Berlino Ovest dagli Americani. Cerca così di arrestare il flusso di migranti che, ogni giorno, da Berlino Est, tentano di superare il confine che li separa dalla parte occidentale, più ricca di opportunità e più attraente per lo stile di vita e per la promessa di un’esistenza libera dallo statalismo sovietico e dalle limitazioni materiali che esso comporta. Kennedy rifiuta la proposta di Chruščëv. Per quest’ultimo è uno smacco. I Russi danno allora avvio alla costruzione del Muro: è il 13 agosto del 1961. Il Muro, invalicabile, serve a tutelare l’immagine dell’URSS, minata dai continui tentativi di fuga dei berlinesi orientali: la sua costruzione ha lo scopo di impedirne l’esodo e, dunque, di celarne il malcontento. Nel giugno del 1963, cinque mesi prima di morire, Kennedy pronuncia forse il più celebre dei suoi discorsi: “Io sono un berlinese, perché chiunque è cittadino di un mondo libero non può che sentirsi cittadino di Berlino Ovest“. Il Muro resta in piedi fino al 9 novembre 1989, quando i berlinesi orientali, ottenuto dal governo il permesso di valicare la frontiera, iniziano a picconarlo spontaneamente.

Il cielo sopra Berlino, inno alla bellezza struggente della città divisa e della sua umanità ferita dalla Storia

I bordi separano, ma permettono anche la relazione: un muro crea un ostacolo, impone una separazione ricorrendo a una marcatura massiccia, eppure svolge anche la funzione di delimitare dove comincia qualcosa e dove invece ha luogo, esiste, qualcos’altro, così da consentire che si stabilisca un rapporto tra due esistenze, tra due entità individuate. Il cielo sopra Berlino (1987), di Wim Wenders, è un film di confini: due angeli che sorvolano la città offrono conforto alle sue anime ferite, di cui possono ascoltare i pensieri e raccogliere le inquietudini. Uno dei due, Damiel, innamoratosi di una bella e solitaria trapezista, sceglie di ‘cadere’ nel tempo, di rinunciare alla sua immortalità celeste, per farsi carne, materia, temporalità a scadenza e così poter amare la sua donna, rispondere al suo desiderio di incontro. Damiel travalica il confine tra cielo e terra, tra corpo e spirito, tra non-tempo dell’eterno e tempo stringente della Storia: l’amore è possibile solo nella finitudine, nell’assunzione della responsabilità di esistere senza alibi e senza opportunità di reversione dell’evento, di abrasione dell’accadimento storico. Riflessione metaforica e insieme metastorica. È impossibile restituire in poche righe il magnetismo e la complessità, la bellezza lirica delle immagini e della sceneggiatura scritta ‘improvvisando’ dal grande scrittore austriaco Peter Handke, l’altitudine metafisica di un film tanto irripetibile: in questa sede, basterà dire che ci restituisce oggi una testimonianza dell’umanità, lesa e vibrante, della Berlino ancora divisa dal muro, ma in procinto di distruggere quella membrana, di compiere anche lei, città dolente e miracolosa, il salto al di là del confine murato – la cortina di ferro – compiuto simbolicamente anche dal suo angelo-protagonista e della sua amata acrobata.

La scelta di Barbara, sui dilemmi di Barbara e Gerd di fronte alla possibilità di un’altra vita (a Ovest, a Est) tra i film sul Muro di Berlino da vedere

Le vite degli altri; muro di Cinematographe.it

Vincitore dell’Orso d’argento a Berlino, La scelta di Barbara (2012), diretto da Christian Petzold, proietta nell’esistenza al bivio della protagonista, un medico che vive a Berlino Est sorvegliata dalla Stasi, la polizia segreta della DDR, il conflitto tra aspirazione alla libertà, simboleggiato dai preparativi per una fuga a Ovest, dove ricongiungersi al fidanzato, e l’imporsi del desiderio inatteso di restare, per rispondere a una chiamata d’accudimento e a un nuovo sentimento: lo slancio verso la terra promessa delle occasioni occidentali, nel film, si trasforma in un imperativo interno, in un progetto più subìto che autenticamente scelto

Se ne La scelta di Barbara, la protagonista si dibatte tra la possibilità vagheggiata, forse in parte idealizzata, di un futuro con maggiori prospettive a Ovest e l’impellenza di vivere nel qui e ora di un presente sì soffocante e senza alternativa, ma, proprio nell’angustia, imperioso, ne Le vite degli altri (2006), celebrato lungometraggio di Florian Henckel von Donnersmarck, il ligio agente della Stasi Gerd Wiesler, incaricato di spiare un drammaturgo della DDR e la sua compagna attrice, finisce per lasciarsi coinvolgere dalla loro esistenza così diversa dalla sua, perché, al contrario della sua, vivificata dalla passione amorosa e dalla devozione all’arte. 

Barbara immagina per sé un’altra vitauna vita altra, di un’altra sé possibile – così come Gerd, entrando nell’esistenza dei due artisti sottoposti a sorveglianza, prende consapevolezza della possibilità di vivere in altro modo, della praticabilità di un’altra vita possibile, per gli altri e, quindi, anche per sé. Anche in questo film, in fondo, tra la deferenza nei confronti dell’ideologia – ne La scelta di Barbara, l’ideologia di un immaginario rigido, viziato da idealizzazione, quello dell’Ovest salvifico; qui, oltre certamente a quella comunista, la spietata ideologia del controllo e della repressione di ogni forma di dissidenza –  e la spiazzante urgenza dell’arte e dell’amore si stabilisce una tensione dilemmatica, un conflitto, una contrapposizione che il finale scioglie, per entrambi i protagonisti, seguendo il filo di una ribellione e di una resa dei conti, inevitabile, liberatoria, con sé stessi.

Goodbye, Lenin! – il film che racconta la caduta del Muro di Berlino e la Germania riunificata dalla bugia pietosa di un figlio ‘socialista’

Nel 2003, Wolfgang Becker coinvolge un giovanissimo Daniel Brühl in un film che sarebbe diventato un piccolo culto (e un successo di botteghino tra i maggiori della cinematografia tedesca), Goodbye, Lenin!, storia di Christiane, rimasta sola a crescere i figli dopo la fuga del marito a Ovest. Un mese prima della caduta del Muro, la donna, fervente sostenitrice della DDR, vede il figlio protestare contro il regime: a causa dello shock, ha un infarto e va in coma. Negli otto mesi in cui resta priva di coscienza, il Muro cade e Berlino si riunifica: al suo risveglio è tutto cambiato. I figli, temendo che la madre, non ancora ristabilitasi del tutto, possa avere un altro infarto, le fanno credere che, se il Muro è caduto e a Berlino Est possono ora circolare anche i tedeschi occidentali, è perché l’ideale socialista ha vinto sul capitalismo americano e sui suoi valori consumistici. Una fantasia ucronica, che riscrive la Storia, per permettere a una donna sofferente di riconciliarsi con le perdite che le ha inflitto e con un sacrificio che anche lei ha compiuto, scegliendo, anni prima, di restare a Berlino Est e di consacrare al sogno di una società egalitaria la sua intera esistenza. 

Muro di Berlino: le serie TV da vedere per conoscerne al storia

Kleo recensione Cinematographe.it

Due miniserie tedesche, Deutschland 83 e Deutschland 86, in Italia distribuite da Sky, ricostruiscono il clima degli anni precedenti alla riunificazione di Berlino: la prima segue Martin Rauch, sergente maggiore delle truppe di frontiera della Repubblica Democratica Tedesca (RDT, secondo l’acronimo italiano, o DDR, secondo l’acronimo tedesco), corpo di polizia incaricato di sorvegliare il Muro, durante una missione come infiltrato a Ovest al fianco di Wolfgang Edel, generale dell’esercito della Repubblica Federale Tedesca. 

La drammaturgia non s’inserisce nel filone nostalgia, a cui sembra appartenere Goodbye, Lenin!, bensì si colloca in una posizione di equidistanza dalle ideologie delle due Germanie, quella filoamericana e quella filosovietica, mostrando di entrambi i mondi ombre, punti d’arresto, ipocrisie e contraddizioni. Deutschland 86, sequel di Deutschland 83, ritrova, dopo alcuni anni dalla prima missione, Martin Rauch in veste di spia, ma questa volta riparato in Angola, dove la zia Lenora Rauch, da qualche tempo impegnata a reclutare agenti africani da impiegare nella causa socialista, lo riscatta, per poi coinvolgerlo in una pericolosa missione nel Sud Africa dell’apatheid:  l’intreccio, serrato nello spiegamento della trama spionistica, stringe in uno stesso laccio Storia della DDR e guerre civili africane, negli anni che preludono alla fine della Guerra Fredda

Un’altra serie, di cui sono state realizzate due stagioni, che ha come protagonista una spia della Stasi, è Kleo, disponibile agli abbonati a Netlix: agente al servizio della DDR, Kleo viene tradita dal governo per il quale ha portato a termine missioni rischiose. Dopo aver perso la bambina che aspettava a seguito di un pestaggio in carcere, decide di attuare un piano di vendetta nei confronti di chi le ha voltato le spalle: tra Kill Bill e spy-story classica, nel corso dei sui due capitoli, ambientati pre e post riunificazione, la serie seduce il suo pubblico permettendogli di sperimentare, anche attraverso il meticoloso rifacimento di contesti e arredi, l’ambiguo fascino di Berlino Est.