Nella valle di Elah: la storia vera del film di Paul Haggis

Nella valle di Elah, per la regia di Paul Haggis, è ispirato alla storia vera della terribile sorte subita dal soldato Richard T. Davis, ma rappresenta anche una condanna a patriottismo e militarismo.

Diretto da Paul Haggis (Crash, The Next Three Days), Nella Valle di Elah comincia introducendo il personaggio di Frank Deerfield (Tommy Lee Jones), ex poliziotto militare, dal carattere duro e spigoloso, veterano del Vietnam e patriota di ferro. Una telefonata dalla vicina base militare avvisa Frank che il figlio Mike (Jonathan Tucker), fante della Terza Divisione, risulta irreperibile dalla sua ultima libera uscita e si comincia a profilare la possibilità che abbia disertato.

Frank avvisa la moglie Joan (Susan Sarandon), ma non crede neanche per un istante che il figlio possa essere un disertore e comincia ad indagare per conto proprio, parlando con i commilitoni del ragazzo e esaminando i suoi effetti personali. Poco o nessun aiuto gli viene dato dalla polizia del posto, i cui membri sono quasi tutti ex militari, che si rivelano scarsamente propensi ad impegnarsi in un caso che sembra loro solo una seccatura.

Il tenente Kirklander (Jason Patrick) e il Capitano Buchwald (Josh Brolin) in particolare sembrano più intenzionati a mettere i bastoni tra le ruote alla detective Sanders (Charlize Theron) l’unica che veramente mostra di voler seguire la vicenda e ad aiutare Frank nelle ricerche.

Nella valle di Elah: sulle orme della storia vera che ha ispirato il film di Paul Haggis

Poco tempo dopo viene trovato il corpo di Mike. È stato ucciso con 42 coltellate e fatto a pezzi, per poi essere bruciato e lasciato in pasto agli animali selvatici. Disperato e con la sola Sanders a dargli man forte, Frank comincia una serrata caccia alla verità sulla sorte del figlio, che lo porterà a scoprire una realtà terribile e desolante: sono stati i suoi commilitoni, uomini con cui aveva combattuto in Iraq, ad ucciderlo, a causa di una lite per futili motivi dopo una notte in uno strip club.

Diretto con piglio sicuro e robusto da Haggis (anche sceneggiatore qui), Nella Valle di Elah si rifà alla terribile sorte subita dal soldato Richard T. Davis, ma si spinge oltre dalla mera ricostruzione storica degli eventi, toccando alcuni tra i temi più scomodi e per questo meno affrontati dall’opinione pubblica americana.

Infatti, oltre alla problematica del fronte medio orientale, del terrorismo e dei disturbi da stress post-traumatico, il film è una lunga condanna al patriottismo, al militarismo e all’obbedienza sfrenate, insite nella cultura politica e sociale di una certa parte della nazione americana.

Ma proprio la vicenda di Davis, unica nel suo genere, merita di essere approfondita dal momento che il terribile accadimento sconvolse e non poco l’opinione pubblica americana. Figlio di due veterani dell’esercito (Lanny e Remy Davis), Richard era nato in una base militare in Germania e si era arruolato nel 1998, servendo prima in Bosnia e poi in Iraq. Tornato in Iraq fu trovato morto il 15 luglio 2003, solo due giorni dopo il suo rientro, appena fuori Fort Benning. Il suo corpo fu trovato solo due mesi dopo la sua scomparsa, tanto che i vertici militari avevano inizialmente pensato ad una sua diserzione, nonostante le proteste del padre Lanny.

Come in Nella Valle di Elah, anche nella realtà il padre si impegnò in prima persona nella indagini, arrivando a scoprire l’atroce verità.

Ad uccidere il figlio erano stati infatti tre suoi compagni di reparto: Mario Navarette, Alberto Martinez, Jacob Burgoyne e Douglas Woodcoff. I tre lo avevano ucciso con 33 coltellate e ne avevano poi fatto a pezzi il corpo, smembradolo e sperando che gli animali selvatici lo facessero sparire. Probabilmente all’origine del delitto vi era la volontà di Davis di fare rapporto su alcuni casi di stupro e violenza da parte di soldati americani a cui aveva assistito. Richard però non sapeva che alcuni degli uomini con lui quella sera si erano macchiati di crimini mentre prestavano servizio in Iraq…di conseguenza i quattro decisero su due piedi di farlo sparire e con lui la sua testimonianza.

Nella Valle di Elah è perfetto nel sottolineare quanto lo stress post traumatico abbia avuto una grande responsabilità nell’atroce destino di Davis, ma è anche l’occasione per conoscere Mark Boal, autore di Death and Dishonor pubblicato su Playboy e vera e propria pietra miliare del giornalismo dedicato al fronte interno della guerra al terrore.

La storia di Davis fu inoltre al centro di uno speciale della CBS intitolato Duty, Death and Dishonorinoltre il fatto ispirò alcuni romanzi nonché il film di Haggis, che si guadagnò il plauso del padre della vittima che lo definì “un buon film, duro e onesto, che farà riflettere un bel pò di persone”. Dopo la sua morte è nata la Richard Davis Foundation for Peace, associazione che si pone l’obiettivo di indagare sui casi di violenza tra i reduci, di aiutare quelli affetti da Stress Post Traumatico e di fornire un costante aiuto a chi, tornato dalla guerra, non riesce a reinserirsi.

Tuttora il caso è entrato nelle statistiche come uno dei più seguiti dal pubblico americano, ed è l’ulteriore prova di quanto Nella Valle di Elah sia un film realistico, crudo, vero che getta una luce rivelatrice su un evento tragico quanto pregno di significati e verità su questa disastrata America del nuovo millennio.