North Country – Storia di Josey: la storia vera del film con Charlize Theron e Frances McDormand
North Country - Storia di Josey è basato su una drammatica storia vera: una vicenda, ancora attuale, che ha reso il mondo un posto migliore.
North Country – Storia di Josey, diretto da Nikki Caro, autrice di La ragazza delle balene e, successivamente, anche di La signora dello zoo di Varsavia e Mulan, è stato candidato a numerosi premi, soprattuto per quanto riguarda il cast, inclusi 2 Academy Awards per le attrici protagoniste Charlize Theron e Frances McDormand. Il dramma al femminile racconta la storia di Josey, che diventerà simbolo di un’intera generazione di donne e un simbolo per quelle future, madre single di 2 figli. In fuga da un marito violento torna nel suo paese natale, nel Nord del Minnesota, dove trova ostilità da parte della famiglia. Alle prese con una serie di difficoltà economiche, su consiglio di un’amica, accetta un lavoro in miniera che le permetterebbe di guadagnare un salario molto più alto rispetto a quello al quale è sempre stata abituata. In quanto donna, lei e altre colleghe, vengono continuamente sottoposte a minacce e umiliazioni. In miniera è presente anche una vecchia conoscenza di Josey, Bobby Sharp, che con lei condivide un segreto che Josey ha affrontato negli anni con difficoltà. Il coraggio e la determinazione di Josey portano a giudizio l’intera azienda. Aiutata dall’avvocato Bill White, Josey era inizialmente del tutto sola nell’impresa e, soprattutto, impreparata all’atteggiamento che gli avvocati difensori avrebbero avuto nei suoi confronti durante il processo. Il film è basato su una storia vera, quella del caso giudiziario Jenson v. Eveleth Taconite Co., che portò a sua volta alla stesura del libro, da parte di Clara Bingham e Laura Leedy Gansler, Class action: the landmark case that changed sexual harassment law.
Il caso giudiziario contro l’Eveleth Mines
North Country è basato sul reale caso giudiziario intentato contro le miniere di Eveleth, nel Minnesota, dove è appunto presente il più grande giacimento minerario di ferro del mondo. Era il 1975 qundo quattro donne entrarono per la prima volta nello stabilimento di Eveleth Mines Forbes Fairlane, un lavoro, dal 1890, riservato agli uomini. Una di queste donne era Lois Jenson, madre single di 27 anni con problemi economici. Il personaggio protagonista di Josey è liberamente ispirato alla figura di Jenson. Jenson aveva problemi a mantenere suo figlio, e accettare il lavoro nelle miniere significava essere pagata il triplo rispetto a qualsiasi altro impiego. Aveva bisogno di un lavoro che la pagasse abbastanza per mantenere se stessa e il figlio e lavorare nelle miniere aveva inoltre anche il beneficio di fornire assistenza sanitaria. La maggior parte delle donne che optavano per quell’occupazione erano nella sua stessa situazione: donne o madri single, alla ricerca dell’indipendenza economica.
Gli uomini che lavoravano in miniera disapprovarono da subito la presenza di colleghe donne. Da immagini a graffiti pornografici che iniziarono ad apparire ovunque, battute oscene e molestie fisiche erano all’ordine del giorno, sia dai propri colleghi che dai supervisori. Man mano che nuove donne venivano assunte, le molestie peggioravano. Il comportamento di molti uomini, come si vede in North Country degenerò in stalking, aggressione e minacce di stupro. Le donne che si lamentavano del comportamento dei propri colleghi venivano maggiormente minacciate e esiliate a lavorare in parti isolate dello stabilimento. Una donna, ad esempio, fu costretta a lavorare in cima a un nastro trasportatore lungo 600 metri sopra un cumulo di taconite. Un giorno il suo caposquadra la seguì fino in cima e cercò di baciarla: lei era terrorizzata, lui poteva tranquillamente spingerla giù dalla cima del nastro, in mezzo alla taconite dove nessuno l’avrebbe mai trovata. La donna riuscì poi a sfuggire a quella situazione, ma non fu l’ultima volta che sarebbe stata minacciata o aggredita.
Il sindacato e un processo interminabile
Nella maggior parte delle aree della miniera non c’erano inoltre servizi igienici per le donne. A causa della mancanza di strutture, molte donne non bevevano durante tutte le ore di lavoro, con conseguenti problemi di disidratazione e infezioni. Le molestie, segnalate ripetutamente ai supervisori, alla direzione e al sindacato, non finirono mai, anzi si intensificarono. Il fatto che anche i funzionari del sindacato erano degli uomini portava la situazione a diventare un naturale comportamento culturale. Le donne impararono ad affrontare quell’ambiente ostile e minaccioso a modo loro, tra chi veniva al lavoro con armi di autodifesa a chi era più fragile e subiva qualsiasi cosa senza dire nulla. La salute psicologica di molte donne non resse a lungo. Quando nel 1984, Lois Jenson fu perseguitata da un collega che arrivò a fare irruzione in casa sua minacciando suo figlio, sembrò essere arrivato per il sindacato il momento di agire. Erano comportamenti che, come si giustificavano gli uomini, “erano fatti innocentemente, solo per divertirsi”.
Come è evidente in North Country il sindacato si rifiutò di aiutare la donna. La direzione promise a Lois Jenson di trasferire l’uomo in questione, ma ciò non successe mai. Nell’ottobre del 1984 Lois Jenson presentò una denuncia al Dipartimento di Stato per i diritti umani. Lo Stato chiese alla miniera di istituire una politica contro le molestie sessuali e di risarcire i danni psicologici alle donne. La società accettò di adottare una politica contro le molestie sessuali, ma si rifiutò di pagare qualsiasi somma. Le molestie continuarono e si intensificarono. Dopo che la politica fu istituita, intorno alla miniera iniziarono ad apparire scritte che dicevano “Le molestie sessuali non saranno tollerate, ma saranno classificate”. Ciò diede inizio a una serie di battaglie legali che peggiorarono le molestie. Negli anni successivi il caso si trascinò fino a quando un avvocato dell’ufficio del procuratore generale non convinse Jenson a trasformare la sua denuncia in un’azione collettiva, coinvolgendo altre donne e altre vittime. Come si vede in North Country la Jenson trovò però a fatica l’appoggio di altre colleghe: la prima fu Patricia Kosmach che nel 1988 convinse un numero sufficiente di donne ad unirsi a loro rivolgendosi al tribunale distrettuale degli Stati Uniti del Minnesota. A quel tempo, i querelanti erano disposti a risolvere il caso, ma Oglebay Norton, proprietario della Eveleth Mines, si oppose ai termini richiesti e il caso continuò per altri 10 anni, andando a giudizio nel 1992.
North Country e le prime piccole conquiste che poi hanno cambiato il mondo
La corte successivamente stabilì che la Eveleth Mines continuava a mantenere un ambiente di lavoro ostile e ordinò all’azienda di adottare una politica che educasse i dipendenti al rispetto delle lavoratrici e di introdurre procedure efficaci a affrontare i reclami che venivano presentati da parte delle donne. La fase di risarcimento ai danni psicologici diede vita a un altro giro di umiliazioni e brutalità contro le donne, questa volta per mano degli avvocati. La difesa, come sottolinea particolarmente North Country ha approfondito ogni dettaglio, doloroso o meno, della vita delle donne. Il loro passato personale e sessuale è stato raccontato e messo in mostra, nonostante fosse irrilevante per il caso affrontato. Patricia Kosmach si è ammalata di SLA nel corso del processo e gli avvocati difensori hanno avuto il coraggio di fare irruzione nella sua stanza d’ospedale chiedendo di vedere la sua cartella clinica, cercando di farla deporre nonostante la chiara difficoltà della donna a parlare. La Kosmach morì poi prima della fine del caso e anche i suoi eredi non ricevettero alcun risarcimento. Questo comportamento alla fine si ritorse contro il datore di lavoro, il tribunale fissò una data per il processo, il dicembre 1998, 13 anni dopo che Lois Jenson aveva presentato la sua prima denuncia e 23 anni dopo aver varcato le porte della Eveleth Mines.
Alla vigilia di Capodanno del 1997, molte donne, esauste e amareggiate, si accontentarono di somme modeste e non ricevettero mai ciò che Lois desiderava da sempre, delle scuse. Per quanto riguarda la miniera, il contenzioso e la pubblicità negativa avrebbero potuto essere evitati, così come milioni di dollari sarebbero potuti essere risparmiati se Oglebay Norton, la Eveleth Mines e il sindacato avessero affrontato le denunce delle donne e adottato misure efficaci per porre fine a quella situazione e proteggere le proprie dipendenti. La prima richiesta di Lois Jenson, come evidenzia anche il film North Country era proprio questa, una politica educativa sulle molestie sessuali, un risarcimento per i problemi di salute legati allo stress e la sicurezza su lavoro. Solo alla fine la causa ha stabilito molti precedenti importanti: ha inviato un forte messaggio ai datori di lavoro che non potevano più ignorare lamentele o reclami delle loro dipendenti . Il caso ha anche tracciato linee molto chiare su chi ha il dovere di dimostrare che un ambiente di lavoro ostile è spesso causa di problemi psicologici e di disagi emotivi . Certificando il caso della Jenson come un’azione collettiva, la corte ha messo in atto i principi della contrattazione collettiva in aula e ha fornito alle lavoratrici un tempo senza voce la possibilità di chiedere un cambiamento e di realizzarlo.
“Le donne che si sono unite per sfidare l’ambiente ostile alle Miniere di Eveleth fanno parte di una lunga e fiera tradizione di donne che hanno reso l’America un posto migliore in cuivivere“, cita la lettera di Susan Jollie, per conto del National Women’s History Museum alle donne dell’Eveleth Mill, per onorare Lois Jenson e le sue colleghe. “Queste donne coraggiose inizialmente avevano obiettivi molto modesti, ma alla fine la loro lotta ha migliorato le condizioni di lavoro delle donne a livello nazionale. Alla fine, Lois Jenson e le altre partecipanti all’azione collettiva non hanno tratto grandi benefici dalla causa. Molte hanno sofferto in modi diversi per aver avuto il coraggio di partecipare e perseverare con il caso giudiziario. I loro sforzi hanno cambiato significativamente il clima del posto di lavoro, consentendo alle donne di perseguire opportunità economiche storicamente negate. Le molestie sessuali non sono più qualcosa che si può dire alle donne di “affrontare” o “ignorare”. Le aziende ora hanno procedure politiche per combattere le molestie sessuali. Le molestie sessuali non sono affatto scomparse, ma senza il coraggio, la determinazione e l’impegno delle donne di Eveleth Mines e di altre che come loro hanno sfidato il sistema, tutto ciò che oggi è dato per scontato non sarebbe stato possibile“.