Oscar 2020: non è ancora un Paese per Netflix
The Irishman, Storia di un matrimonio, I due papi: gli originali Netflix hanno invaso l'edizione 92 degli Academy Awards. Restando tuttavia ai margini della premiazione.
I dati, come prima cosa: 19 nomination per gli “originali Netflix”, un solo Oscar vinto. L’edizione 2020 degli Academy Awards ci restituisce, più forte che mai, l’evidenza di come l’intellighenzia del cinema mondiale continui a guardare al cinema non direttamente distribuito al cinema con una certa diffidenza e timore. Ne avevamo già avuto sentore ai recenti Golden Globe (che in qualche modo tracciano il percorso della stagione dei premi), anche se il precedente Roma di Alfonso Cuáron – 3 statuette l’anno scorso – sembrava aver definitivamente rotto gli indugi e sdoganato l’idea delle “nuove forme” del cinema.
Certo, i vari The Irishman (10 nominations), Storia di un matrimonio (6) e I due papi (3) è bene siano candidati, alla pari di qualunque altro prodotto dell’audiovisivo ritenuto meritevole. Sarebbe pura e colpevole miopia lasciarli da parte. Ma poi a quel piccolo iniziale successo non corrisponde ancora un’adeguata conferma. Una battaglia iniziata da qualche anno in seno ai festival, con Venezia apertamente pro che non solo ospita i film Netflix ma li fa anche vincere (sempre Roma) e Cannes snobisticamente contro che vieta qualunque infiltrazione che minacci l’industria classica e i suoi consolidati meccanismi.
Netflix e gli Oscar 2020 – La quantità e la qualità
Senza dubbio a lasciare maggiormente colpiti è la totale bocciatura dell’opera di Martin Scorsese, tenuto in considerazione praticamente per tutte le categorie importanti (tra cui film, regia, attori e sceneggiatura) ma poi del tutto ignorata in fase di premiazione. Un’eventualità rara ma non impossibile, anche se nel suo caso è parsa fin da subito evidente l’impressione che si volesse più che altro omaggiare il grande regista giunto probabilmente (ne siamo sicuri?) al suo ultimo grande capolavoro, prima della pellicola in sé. Una strategia tendente all’accumulo, che rende ancora più palese il tracollo finale.
Diverso il discorso per Storia di un matrimonio di Noah Baumbach, che riesce sì a portare a casa l’Oscar per la Miglior Attrice Protagonista (Laura Dern, strepitosa anche nel suo discorso di ringraziamento), ma che sembrava seriamente destinato ad altri allori. La qualità di sceneggiatura, interpretazioni e colonna sonora non è stata però sufficiente: Parasite e per ben due volte Joker hanno avuto la meglio, in un’annata che è comunque riuscita a muoversi sul filo dell’innovazione, mantenendo tuttavia una ben calcolata quota di prevedibilità e stanca ripetizione. Una formula a tratti schizofrenica ma ampiamente collaudata, messa in discussione dall’ingombrante algoritmo Netflix.
Produrre e distribuire, escludere e includere
Non è, questa, una situazione che potrà durare per sempre: per quanto si possa decidere a tavolino di essere scettici di fronte alle nuove metodologie di produzione e fruizione cinematografica, è fuori questione che la società californiana stia via via affinando i propri prodotti. Limitandosi a volte anche alla semplice distribuzione: agli Oscar 2020 il film vincitore della categoria Miglior Documentario (Made in USA – Una fabbrica in Ohio, prodotto da Barack e Michelle Obama) ha ricevuto la visibilità necessaria grazie a Netflix, al pari dei – non premiati – animati Dov’è il mio corpo? e Klaus – I segreti del Natale.
E se ragioniamo sugli esclusi, sembra evidente per il futuro che l’unica strada percorribile sia quella dell’inclusione plenaria. Se nel suo monologo iniziale in apertura di cerimonia Chris Rock ha rimproverato l’Academy per aver escluso Eddie Murphy e il suo Dolemite is My Name, noi guardiamo anche e soprattutto all’estromissione di Diamanti grezzi (Uncut Gems), gioiellino – è il caso di dirlo – firmato dai fratelli Safdie con protagonista Adam Sandler, che appena la sera prima aveva sbancato gli Independent Spirit Awards non nascondendo il proprio disappunto per la mancata nomination agli Oscar: “lasciamo che tutti quegli sciocchi si tengano i loro Oscar! Il loro bell’aspetto svanirà col tempo, mentre la nostra personalità indipendente risplenderà per sempre!”.