Ötzi e il mistero del tempo: la storia vera del film su RaiPlay
La "storia vera" che ha ispirato il film fantastico di Gabriele Pignotta, Ötzi e il mistero del tempo.
Nessun cadavere è mai stato esaminato così a fondo, attirando ammiratori da ogni dove. La mummia del neolitico, nota come Ötzi – il cui corpo avvizzito è stato scoperto in un ghiacciaio ventisei anni fa – ha avuto ancora più notorietà grazie a i Ötzi e il mistero del tempo di Gabriele Pignotta, uscito in tutte le sale cinematografiche nel 2018 e ora disponibile su RaiPlay. Qual è però la storia che si nasconde dietro la finzione? Chi è Ötzi e come è stato poi scoperto?
Leggi qui la recensione di Ötzi e il mistero del tempo
Ötzi e il mistero del tempo: la storia vera della mummia neolitica
I resti di Ötzi sono stati ritrovati da una coppia tedesca – Erika e Helmut Simon – durante un’escursione estiva nel 1991 nelle Alpi Venoste nel sud Tirolo. Tenuto molto bene e parzialmente scongelato, il corpo fu scambiato dai due escursionisti per un cadavere, soprannominato poi Ötzi dal nome della valle in cui era stato ritrovato. I test forensi hanno subitamente stabilito che quel corpo era morto da circa 5300 anni, collocandolo nell’Età del rame e rendendo quindi Ötzi la mummia più antica mai conosciuta. Gli organi del cadavere e persino la sua pelle – coperta da sessanta tatuaggi – erano intatti, rendendola una scoperta unica e una delle scoperte archeologiche più preziose di tutti i tempi. Il cacciatore dell’Età della Pietra – morto a seguito di una caduta su una pietra, dopo essere stato trafitto da una freccia – è divenuto una popolare attrazione turistica. Circa quattro milioni di visitatori, infatti, ogni anno raggiungono il museo nella città montana di Bolzano, dove è esposto in una camera fredda ideata appositamente.
Leggi anche: Ötzi e il mistero del tempo: le location del film su RaiPlay
Il corpo della mummia inizialmente fu conteso tra l’Italia e l’Austria, mentre nella valle del rinvenimento è sorto l’Archeoparc-Museum Val Senales, un museo interattivo che illustra le scoperte rinvenute, ricostruendo l’ambiente di vita di Ötzi. Dopo una serie infinita di analisi, gli scienziati dell’Istituto per lo studio delle mummie, nel 2011, hanno stabilito che il penultimo pasto di Ötzi fu a base di carne di stambecco, cereali e bacche, mentre il suo ultimo pasto fu speck di stambecco. Con una mappa genetica, gli scienziati hanno rivelato che nel suo DNA c’erano tratti genetici comuni a quelli dei sardi e dei corsi. In più è stato rivelato che il suo gruppo sanguigno era 0, ed era un soggetto predisposto a malattie cardiovascolari, aveva l’intolleranza al lattosio e la presenza della malattia di Lyme. A inizio 2011, a venti anni dal ritrovamento della mummia, fu presentata al pubblico un’accurata ricostruzione dell’Uomo di Similaun, o come lo conoscono tutti, Ötzi.
Il primo essere umano tatuato
Ötzi è considerato il primo essere umano di cui abbiamo conoscenza a essere tatuato. Grazie ai suoi 60 tatuaggi, è diventato molto famoso tra i tatuatori di tutto il mondo. La tecnica usata per i suoi tatuaggi fu il calcolitico, molto diversa da quella usata oggi. Non venivano usati aghi, ma venivano fatte delle incisioni sulla pelle, ricoperte poi con carbone vegetale per far emergere e far vedere le immagini. I suoi tatuaggi erano semplici punti, linee o crocette ed erano collocati per lo più nella parte bassa della colonna vertebrale, dietro al ginocchio sinistro o sulla caviglia destra. Gli esami degli ultimi anni hanno confermato che l’uomo soffriva di artrosi, quindi si pensava che credesse che quei simboli potessero in qualche modo curarlo.