Peppermint – L’angelo della vendetta: 5 curiosità che vi faranno venire voglia di vederlo
In attesa di vedere il nuovo film di Pierer Morel al cinema, dove è in uscita il 21 marzo grazie a Lucky Red, scopriamo insieme alcune curiosità che non potranno non farvi amare Peppermint – L’angelo della vendetta.
Ad una prima occhiata Peppermint – L’angelo della vendetta, l’ultimo film del francese Pierre Morel, potrebbe sembrare un thriller canonico eppure, sotto le apparenze, nasconde diversi aspetti stilistici e narrativi che vi porteranno ad apprezzarlo ulteriormente.
Al centro della narrazione troviamo Riley North (Jennifer Garner): moglie soddisfatta e madre modello che, a seguito di improvvisi e tragici eventi, si trasforma in una donna spietata e in cerca di giustizia. Ma qual è l’evento scatenante che la porta a cambiare completamente il suo stile di vita? Si tratta dell’uccisione del marito e della figlia avvenuta sotto i suoi occhi per mano di alcuni narcotrafficanti che, nel sistema giudiziario corrotto che Morel sceglie di portare in scena, ne escono fuori puliti, senza pagare. La donna non può che giocarsi tutta se stessa per riscattare la perdita della sua famiglia e, in un mondo ingiusto in cui le leggi vengono bypassate, non le resta che farsi giustizia da sola e vendicarsi di tutti i mali che le sono stati inflitti.
Ecco 5 curiosità su Peppermint – L’angelo della vendetta che vi faranno venire voglia di andare al cinema
Peppermint – L’angelo della vendetta: un thriller atipico
Lontano dai finali prevedibili delle più recenti pellicole thriller, Peppermint – L’angelo della vendetta si contraddistingue per la missione suicida su cui si concentra l’intera narrazione della pellicola di Morel: la vendetta di Riley, pianificata in ogni dettaglio, viene applicata unicamente su coloro che hanno contribuito alla lunga tragedia che ha rovinato la sua vita. La protagonista femminile quindi “non uccide per il gusto di uccidere”, come evidenzia il regista stesso, ma desidera unicamente che venga fatta giustizia. Ma perché si parla di missione suicida? Non si tratta di una semplice vendetta?
Gli individui che finiscono nel mirino dell’innocente Riley non sono persone normali, ma individui pericolosi a cui nessuno, nemmeno le forze dell’ordine, osa mettersi contro: si tratta di narcotrafficanti, poliziotti e giudici corrotti. E lei è semplicemente una donna sola che si trova a vivere una situazione ingiusta e tragica. Ecco allora che il focus della pellicola non sono solo le scene d’azione, la preparazione fisica impeccabile e l’adrenalina, ma anche la riflessione sui concetti di giustizia, vendetta e umanità.
Ha detto a tal proposito la Garner, che interpreta la protagonista: “Non so se questa versione di giustizia sia in grado di riempire il vuoto che si è creato nell’anima di Riley. Durante il nostro primo incontro Pierre ed io ci siamo chiesti se la vendetta sia giusta e, di conseguenza, se quello che fa Riley sia accettabile o meno. È un tema interessante e complicato da esplorare all’interno della trama di un film d’azione”.
Eppure, secondo il regista francese, “quello che Riley cerca è più che altro la giustizia, e non la vendetta. Lei mette in atto una forma di giustizia che la giustizia reale non è stata capace di offrire”.
Jennifer Garner si è dovuta immergere completamente nel personaggio
Nella realizzazione di Peppermint – L’angelo della vendetta Pierre Morel ha lavorato molto affinché le sequenze risultassero quanto più reali e per farlo ha fatto in modo che gli attori coinvolti fossero totalmente immersi in quelle scene. Il motivo? Gli spettatori sono sempre più esigenti, hanno dunque bisogno di una finzione cinematografica curata nei minimi dettagli, ragione per cui Jennifer Garner ha dovuto imparare a fare tutti i suoi stunt.
“Secondo me, è essenziale rimanere vicini al personaggio durante tutto il suo viaggio” ribadisce il regista, parlando del processo di allenamento fisico a cui è stata sottoposta l’attrice principale “e, perciò, è fondamentale che venga interpretata ogni singola scena”. Accettando quest’idea, la Garner ha cominciato immediatamente ad allenarsi per diverse ore al giorno in modo da prepararsi per la parte che le era stata affidata, destreggiandosi tra danza, sollevamento pesi, boxe e Krav Maga (combattimento ravvicinato e autodifesa di origine ebraica). Inoltre, l’attrice si è esercitata con alcuni membri dei Navy SEAL (le forze speciali della United States Navy) in modo da migliorare le proprie capacità nel maneggiare le armi.
Peppermint – L’angelo della vendetta: un action movie profondamente legato alla realtà
Profondamente legato alla volontà di realizzare scene d’azione realistiche cercando di evitare il più possibile gli effetti speciali e digitali, Pierre Morel ha deciso di riprodurre solamente azioni che Riley sarebbe stata in grado di fare e, proprio per questo, ha voluto allontanarsi completamente dall’immaginario comune di eroi e giustizieri: “Non amo gli eroi che fanno delle cose che non sono realisticamente possibili“ sostiene il regista.
Nel film, quindi, non c’è nulla che una persona reale non possa riuscire a fare, a patto che, come sottolinea giustamente il coordinatore degli stunt Keith Woulard, si tratti di “acrobati, ginnasti ed esperti di armi incredibilmente addestrati”.
Una protagonista femminile che non si vedeva da tempo
Oggetto di una trasformazione essenziale che la porta ad abbandonare la sua normalità in modo da diventare una paladina della giustizia, Riley North è un personaggio femminile che, generato dalla mente di Chad St. John (Attacco al Potere 2), non si vedeva da tempo sul grande schermo.
In un panorama in cui le figure femminili sono prive di quel ruolo che dovrebbe caratterizzarle, la sceneggiatura di Peppermint – L’angelo della vendetta emerge come un diamante tra i cristalli: è questa la motivazione principale che ha spinto i produttori della Lakeshore Entertainment – Tom Rosenberg e Gary Lucchesi – a proporre un’offerta d’acquisto della sceneggiatura il giorno seguente alla consegna della suddetta: “sapevamo di dover chiudere l’accordo il più presto possibile, perciò ho chiamato il direttore dell’agenzia il sabato […] e ho insistito per chiudere l’accordo entro quella sera stessa”, racconta il produttore Gary Lucchesi. “Il lunedì dopo, tre o quattro studios hanno tentato di aggiudicarselo, ma per fortuna siamo stati previdenti”.
A detta del regista, Riley non è la tipica eroina dei film, il suo passato è completamente diverso da quello di una spia o di un militare. “Si sta parlando di una donna normalissima che, a causa del trauma che ha vissuto, è costretta a trasformarsi in qualcosa di completamente diverso. Volevo capire come possa reagire un essere umano normale a seguito di una situazione così brutale e drammatica”.
Peppermint – L’angelo della vendetta: il seguito ideale di Taken, ma con una donna al centro della narrazione
La regia inconfondibile di Morel, associata alla brillante sceneggiatura del già citato St. John, riporta alla mente altre pellicole del regista, tra le quali Taken. A detta dello stesso regista, infatti, “in un certo senso, Peppermint – L’angelo della vendetta rappresenta un seguito ideale di Taken, ma con una protagonista femminile”.
Tuttavia, era da diverso tempo che il cineasta francese cercava un film d’azione che avesse come protagonista una donna e che fosse in grado di rappresentare un “viaggio emozionale” dalla potenza viscerale.